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Conclusi senza progressi significativi i negoziati di Istanbul, salvo l’apertura da parte ucraina a tenere un terzo round di incontri alla fine di giugno. Lo ha annunciato il capo della delegazione ucraina Rustem Umerov, a margine dei colloqui di oggi. Entrando nei dettagli dei risultati raggiunti in giornata, Umerov ha chiarito che entrambe le parti hanno raggiunto un accordo su un nuovo scambio di prigionieri. 
"Sulla questione del rilascio dei prigionieri di guerra, abbiamo concordato di concentrarci su categorie specifiche, non sui numeri. Abbiamo concordato lo scambio di tutti i prigionieri di guerra gravemente feriti e gravemente malati per tutti. La seconda categoria è quella dei giovani soldati dai 18 ai 25 anni. Tutti per tutti. Abbiamo anche concordato la restituzione di 6.000 corpi di soldati morti (in cambio) di (altri 6.000, ndr)", ha affermato il ministro durante la conferenza stampa. 
Dall’altra parte della barricata il capo della squadra negoziale russa, Vladimir Medinsky, ha riferito che Mosca ha consegnato a Kiev un memorandum dettagliato su cessate il fuoco e pace e la parte ucraina ha preso tempo per studiarlo. 
“Abbiamo concordato lo scambio su più vasta scala. Martedì prossimo verranno scambiati tutti i feriti gravi e i malati gravi. Questo è un gesto umanitario da parte nostra. I giovani soldati saranno scambiati secondo la stessa formula del ‘tutti per tutti’. In questo caso, il limite massimo di scambio sarà di almeno mille per parte, forse di più.”, ha dichiarato Medinsky durante una conferenza stampa, menzionando proposte concrete di parziali tregue nei combattimenti.
Abbiamo proposto un cessate il fuoco per 2-3 giorni in alcune zone del fronte, in modo da poter rimuovere i corpi. Ora fa caldo, c'è il rischio di epidemie. Vorremmo creare questa opportunità. Inoltre, a dire il vero, l'esercito russo sta avanzando e in questa zona grigia ci sono più corpi di soldati ucraini. L'esercito ucraino ha promesso di lavorare su questa proposta”, ha aggiunto, commentando in seguito anche la questione dei minori sollevata da Kiev.
A Istanbul, la delegazione inviata da Kiev ha presentato una lista con i nomi di centinaia di bambini portati in territorio russo e di cui l'Ucraina chiede il ritorno, ha dichiarato, nel merito, il capo dell'ufficio di Zelensky Andrij Yermak
Hanno fatto uno spettacolo sul tema del rapimento di minori. Stiamo parlando, infatti, di decine di bambini. Non c'è un solo bambino rapito, ci sono bambini salvati dalle zone di guerra e stiamo cercando i loro genitori. E se i genitori vengono ritrovati, li riportiamo indietro. E scopriremo ancora chi, da questa lista, si trova nella Federazione Russa”, ha replicato Medinsky.  


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Vladimir Medinsky © Imagoeconomica


Kiev preme con la forza per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni

Appaiono ancora a distanze siderali le posizioni riguardanti il cessate il fuoco che per Kiev deve essere “senza condizioni”. Secondo Umerov, questa sarà “la base per iniziare un negoziato”. 
Il piano russo per una tregua mensile, come delineato nel memorandum presentato, prevede altresì una serie di condizioni ritenute imprescindibili da Mosca. Innanzitutto, l’Ucraina dovrebbe procedere al ritiro completo delle proprie Forze armate dalle regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhia, territori che la Federazione Russa considera ormai parte integrante del proprio Stato. Questo ritiro dovrebbe estendersi anche a tutto il Donbass e alla cosiddetta Novorossiya, e dovrà essere completato entro un termine massimo di 30 giorni dall’inizio della tregua. 
Nel periodo di cessate il fuoco, all’Ucraina sarebbe vietato ridistribuire le proprie forze armate, fatta eccezione per i movimenti necessari a garantire il ritiro delle truppe verso posizioni stabilite congiuntamente. Allo stesso tempo, verrebbe imposto uno stop totale alla fornitura di armi da parte dei Paesi occidentali, così come alla condivisione di informazioni di intelligence con Kiev. Un altro punto fondamentale prevede il divieto assoluto di dispiegamento di armi nucleari sul territorio ucraino
Per rafforzare la fiducia tra le parti e favorire un clima di distensione, l’Ucraina dovrebbe inoltre amnistiare i prigionieri politici e procedere al rilascio di personale militare e civile detenuto. Secondo Mosca, solo a queste condizioni sarà possibile attuare una tregua effettiva e avviare un processo negoziale che possa evolvere verso un accordo di pace duraturo. 
Ma Volodymyr Zelensky sembra intenzionato spingere Trump ad adottare la linea dura contro Mosca per costringerla alla tregua alle sue condizioni.
Ci aspettiamo davvero che Trump adotti misure forti. Ci aspettiamo che sostenga le sanzioni per costringere la Russia a porre fine alla guerra, o almeno a passare alla prima fase, ovvero il cessate il fuoco”, ha dichiarato il leader ucraino in una conferenza stampa dopo il vertice di Vilnius. 
"Se la Russia trasforma l'incontro di Istanbul in un vuoto di significato – ha aggiunto – ci deve essere un nuovo livello di pressione, nuove sanzioni non solo dall'Europa. Abbiamo bisogno di sanzioni congiunte a livello del G7, compresi gli Stati Uniti, e da parte di chiunque nel mondo voglia la pace". 
La parte ucraina resta ancora asserragliata sulle sue posizioni, mentre Mosca continua ad avanzare senza sosta, occupando sempre più territori.
Secondo il programma analitico ucraino Deep State, a maggio, la dinamica delle perdite territoriali del Paese ha superato il limite di 200 km² al mese. I maggiori ripiegamenti, specifica la risorsa che lavora per la direzione principale d’intelligence di Kiev, si sono verificati nell'area dell'autostrada Pokrovsk-Konstantinovka, così come nell'offensiva nella regione di Sumy, dove alla fine del mese sono stati persi almeno 110 km². 
È chiaro che Zelensky si trova davanti a tre strade: accettare una pace sfavorevole, preservando il popolo e il paese con la prospettiva del suo sviluppo, oppure continuare a combattere e ritrovarsi in una situazione ancora peggiore e ricevere condizioni ancora peggiori per la fine della guerra. Infine, la più pericolosa: auspicare in un’escalation della pressione militare e sanzionatoria contro Mosca. Ebbene, stando ai negoziati di oggi, questa sembra la via sinistra percorsa dall’attuale amministrazione ucraina.  


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Keir Starmer © Imagoeconomica


L’Europa rinforza la linea dura di Kiev. Starmer: “Dobbiamo essere pronti alla guerra”

In questo clima, l’intero continente europeo soffia più che mai sul fuoco della guerra. Sempre nella giornata di oggi il primo ministro britannico Keir Starmer, ha formalizzato la preannunciata revisione della strategia militare e di difesa del Regno Unito, tutta rivolta verso la minaccia russa. 
La nuova dottrina si fonda su tre direttrici principali. Il primo obiettivo è garantire che il Paese sia pienamente preparato a sostenere un conflitto armato, rafforzando le proprie capacità difensive in un'ottica di prontezza operativa. In secondo luogo, la strategia mira a rafforzare ulteriormente il ruolo del Regno Unito all'interno della NATO, riconfermandola come perno centrale della sicurezza euro-atlantica e riaffermando il legame privilegiato con gli Stati Uniti come elemento chiave della stabilità occidentale. Infine, il piano punta ad accelerare lo sviluppo tecnologico e l’efficienza dell’industria bellica nazionale, imprimendo un ritmo di trasformazione tipico di una mobilitazione da tempo di guerra, con l’ambizione di posizionare Londra come leader dell’innovazione tra gli alleati. 
Nel concreto si punta a realizzare nel corso degli anni sei nuove fabbriche di munizioni e armi, creando un coordinamento “ibrido” in seno alla Royal Navy dotando la marina di navi, sottomarini, ma anche nuovi aerei. 
In particolare, si punta a costruire 12 nuovi “sottomarini d’attacco” in partnership con Usa e Australia nel quadro del patto tripartito Aukus; migliorare gli alloggiamenti e gli equipaggiamenti per i militari; ricreare una guardia nazionale per l’ipotetica difesa del fronte interno; investire negli anni 15 miliardi di sterline extra per la modernizzazione dell’arsenale nucleare attraverso la creazione di un “programma nazionale di assemblaggio di testate missilistiche”.
Il clima guerrafondaio è in piena enfasi anche in Germania, il cui cancelliere tedesco Friedrich Merz ha annunciato un piano di riarmo senza precedenti, grazie ad un fondo da 500 miliardi con la richiesta di deroga ai vincoli di bilancio Ue per la spesa militare. Il tutto condito con il recente via libera alla produzione congiunta in Ucraina e Germania di missili a lungo raggio dalla gittata fino a 2500 km che potranno essere utilizzati in territorio russo. Solo pochi giorni prima, Il 15 maggio 2025, Berlino e Londra avevano annunciato una collaborazione strategica per sviluppare un missile a lungo raggio con gittata superiore ai 2.000 km, denominato “Deep Precision Strike”. 
Si creano, in sostanza, tutte le condizioni per un conflitto ancora più drammatico nei prossimi anni e la Bundeswehr lancia già la profezia. 
I membri della Nato devono prepararsi a un possibile attacco russo entro i prossimi quattro anni”, ha dichiarato in un'intervista alla Bbc il capo delle forze armate tedesche, il generale Carsten Breuer, sottolineando che la Russia produce centinaia di carri armati all'anno, molti dei quali potrebbero essere utilizzati per un attacco contro gli Stati baltici entro il 2029 o anche prima. 
Secondo Breuer, l'alleanza atlantica sta affrontando "una minaccia molto seria" da parte di una Russia che sta rafforzando il suo esercito in modo "enorme", producendo circa 1.500 carri armati da combattimento ogni anno. "Non tutti i carri armati saranno impiegati in Ucraina, ma saranno anche destinati alle scorte e alle nuove strutture militari, sempre rivolte all'Occidente".  

In foto di copertina: i primi negoziati in Turchia tra Ucraina e Russia nel marzo 2023 © Imagoeconomica

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