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C’è ancora attesa per il Memorandum stilato dal Cremlino sulle condizioni russe per il raggiungimento del cessate il fuoco in Ucraina e porre una base per la prosecuzione di seri negoziati tesi a porre fine al conflitto, ma le prime indiscrezioni iniziano già a circolare.
Secondo la Reuters, fonti vicine al Cremlino hanno riferito che le condizioni poste da Vladimir Putin per porre fine alla guerra includono un impegno scritto da parte dell’Occidente a fermare l'espansione della NATO verso est, impedendo così l'ingresso di Ucraina, Georgia, Moldavia e altre ex repubbliche sovietiche nell'Alleanza Atlantica. Inoltre, il presidente russo esige che l’Ucraina mantenga una posizione di neutralità e garantisca la protezione della popolazione russofona. Un altro punto centrale delle richieste riguarda la revoca di alcune sanzioni imposte dall’Occidente contro la Federazione Russa e la risoluzione della questione dei beni russi congelati.
"Putin è pronto a fare la pace, ma non a qualsiasi prezzo", ha dichiarato una fonte russa ben informata sulla posizione del Cremlino, secondo cui, se Putin dovesse rendersi conto di non poter raggiungere un accordo di pace alle sue condizioni, sarebbe disposto a intensificare il conflitto per dimostrare all’Ucraina e all’Europa che “la pace di domani sarà ancora più dolorosa”.
Putin sarebbe convinto che la Russia possa sostenere il conflitto per anni, anche sotto il peso delle sanzioni, e che, nel caso intravedesse un’opportunità tattica sul campo di battaglia, non esiterebbe a spingersi ulteriormente nel territorio ucraino.
Un’altra fonte ha affermato che il presidente russo è attualmente meno disposto a scendere a compromessi sul piano territoriale e punta a ottenere il controllo completo di quattro regioni ucraine. "Putin ha indurito la sua posizione", ha aggiunto.
Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha inoltre annunciato un nuovo round di negoziati tra Russia e Ucraina. "Durante i colloqui del 16 maggio a Istanbul, abbiamo insistito sull'abolizione di tutte queste leggi discriminatorie e continueremo a farlo nel prossimo ciclo di colloqui diretti, che annunceremo molto presto", ha affermato, aggiungendo che la Russia era pronta da tempo a negoziare con Kiev, ma l'Ucraina ha rifiutato e non le è stato permesso di partecipare a questo processo dai suoi padroni alla guida dell'Europa odierna. 


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Sergei Lavrov


Ma c’è una forza sinistra che agisce in controtendenza a qualunque segnale di distensione ed è alimentata dal partito della guerra che regna in Europa.
Sono diventati noti i dettagli della visita di Zelensky, programmata per oggi a Berlino. "Il cancelliere Friedrich Merz chiarirà che la Germania ha un ruolo guida nel sostegno alla difesa dell'Ucraina", ha commentato Jens Spahn, all'emittente radiofonica "Rbb24".
Il motivo è presto detto. Secondo la Bild, il governo tedesco intende erogare all'industria militare ucraina milioni di euro per lo sviluppo indipendente e la produzione in serie di missili da crociera con una gittata fino a 2.500 chilometri.
Come sottolinea la pubblicazione, Kiev sta attualmente conducendo ricerche su tali missili e ne ha già utilizzati diversi per colpire il territorio russo a oltre 400 chilometri dalla linea del fronte.
Il problema, però, è che, come segnala la testata, “le fabbriche di armi in Ucraina sono uno degli obiettivi principali degli attacchi russi”, pertanto “la Germania starebbe negoziando la fornitura di ulteriori sistemi di difesa aerea Iris-T”.
“Vogliamo rendere possibile che gli ucraini abbiano armi a lungo raggio”, “vogliamo produzioni comuni”, ha poi annunciato Merz a Berlino nella conferenza stampa con Zelensky. “Faremo in modo che l’esercito ucraino possa essere equipaggiata di tutto quello che serve per combattere con successo”, ha aggiunto, spiegando che “oggi abbiamo fatto un primo passo verso una cooperazione tra la Germania e l’Ucraina nella produzione di armi a lungo raggio, e questa sarà anche una cooperazione a livello industriale, che potrà avvenire sia in Ucraina sia qui in Germania”. Il cancelliere tedesco, ha poi garantito la possibilità che i nuovi sistemi possano avere capacità di penetrare in territorio russo a distanze illimitate.
"Non ci saranno limiti di gittata. Ciò consentirà all'Ucraina di difendersi completamente, anche contro obiettivi militari al di fuori del proprio territorio", ha precisato Merz.
Una decisione che va in rotta di collisione con la dottrina nucleare russa, aggiornata solo pochi mesi fa. Le ultime modifiche firmate da Vladimir Putin abbassano la soglia per l’uso delle armi nucleari, rimuovendo la definizione che le considerava “esclusivamente come strumento di deterrenza”. In base al nuovo testo, Mosca si riserva il diritto di usare armi nucleari non solo in risposta a un attacco nucleare, ma anche in caso di attacchi convenzionali che rappresentino una "minaccia critica" alla sovranità e all’integrità territoriale della Russia o dei suoi alleati, in particolare la Bielorussia. Si prevede la possibilità di risposta nucleare anche contro attacchi convenzionali da parte di stati non nucleari (come l’Ucraina) se sostenuti da stati nucleari (come gli USA-Ue). 

L’Ucraina persegue sulle sue posizioni massimaliste in merito all’integrità territoriale

Zelensky sembra dunque ancora galvanizzato dalla possibilità di assestare alla Russia un colpo decisivo attraverso le sanzioni, accompagnate da investimenti su sistemi d’arma ancora più efficaci. 


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Per questo può permettersi di continuare a rivendicare le sue posizioni massimaliste sui termini di pace che non troveranno mai intesa col Cremlino.
Durante una conferenza stampa con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ha infatti escluso qualsiasi concessione territoriale alla Russia, ribadendo che l'Ucraina non riconosce come russi i territori occupati. Ha indicato come obiettivo immediato un cessate il fuoco privo di condizioni o precondizioni. Una posizione che si contrappone nettamente a quella del Cremlino, che subordina la tregua alla fine del sostegno militare occidentale a Kiev. 

Zelensky punta sull’economia di guerra per raggiungere la pace nel 2026

Secondo Bloomberg, allo scopo di incrementare la produzione di armamenti, il leader ucraino ha invitato gli alleati occidentali a stanziare circa 30 miliardi di dollari entro la fine dell'anno per incrementare la produzione nazionale di armi e frenare l'avanzata della Russia. Zelensky ha sottolineato la necessità di aumentare le scorte di droni militari dell'Ucraina a 1.000 unità e di aumentare il numero di operazioni con droni contro la Russia da 100 al giorno a una cifra compresa tra 300 e 500.
"Questo dimostrerà ai russi che sentiranno la risposta se i nostri partner ci aiuteranno", ha detto Zelensky. "Non è una questione di capacità produttiva. È una questione di finanziamenti".
L’ex comico ha poi auspicato all’introduzione di sanzioni punitive che potrebbero costringere Mosca a chiedere la pace entro il prossimo anno.
2026: speriamo tutti che non ci sia più guerra. Moltissimo. Ma allo stesso tempo, comprendiamo che i "russi" sentiranno l'impatto economico delle sanzioni. Già da quelle che sono state adottate. E crediamo che da quel momento, la loro economia ne risentirà fortemente”, ha affermato in mattinata, esprimendo infine preoccupazione per l’impatto psicologico della mancata pressione occidentale:
"La mancata imposizione di sanzioni risolleverà il morale del Cremlino. E questo si rifletterà sicuramente, in un modo o nell'altro, sul campo di battaglia", ha detto, sottolineando che "sono emotivamente ispirati dalle parole". 
Ma anche se Washington adottasse la linea dura delle tariffe al 500% su qualunque paese che commerci con Mosca, di fatto, danneggerebbe gli stessi alleati degli Usa. Anche i Paesi come Israele, Taiwan e Giappone, subirebbero conseguenze negative dall’introduzione di dazi sui prodotti russi, poiché dipendono in varia misura dalle importazioni di materie prime come plastica, nafta e gas naturale liquefatto. Persino l’Europa nel 2024 ha aumentato l’importazione di GNL dalla Russia del 19,3%.
Con l’ulteriore militarizzazione, le pressioni su sanzioni e attacchi in profondità sul territorio russo, Zelensky, sostenuto dagli Alleati europei, non sta certamente perseguendo la pace, bensì la distruzione del Paese fino all’ultimo ucraino. 

Foto © Imagoeconomica

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