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Rubio: i russi potrebbero smettere di parlare. Von Der Leyen chiede di aumentare pressione sulla Russia per un cessate il fuoco. Medvedev: impossibile senza stop aiuti militari

C’è sconcerto e frustrazione tra i leader europei dopo l’intesa diplomatica di ieri tra Donald Trump e Vladimir Putin per risolvere il conflitto ucraino. È la stampa internazionale a descrivere il frastuono dietro le quinte delle conviviali frasi di circostanza.
Bloomberg traccia un quadro della tristezza che regna nel campo europeo: "le speranze sono vane", "diversi governi hanno espresso la loro delusione", "hanno paura". Ciò che temono è che "Trump si stia ritirando dai suoi sforzi per porre fine alla guerra, lasciando l'Ucraina e i suoi alleati a cavarsela da soli".
Secondo il Financial Times, “la chiamata ha confermato i peggiori timori del vecchio continente: che il presidente statunitense, sedotto dalle lusinghe di Putin, fosse pronto a volgersi verso Mosca e a svendere Kiev”.
In particolare, la pubblicazione riporta che, secondo due persone informate della conversazione, Trump ha comunicato ai leader europei - in una telefonata successiva al colloquio con Putin - non solo l'intenzione di ritirarsi, ma anche quella di non esercitare ulteriori pressioni su Mosca.
Ciò ha rappresentato un'inversione di tendenza per il presidente americano che poco più di una settimana fa, si era unito ad altri leader occidentali nel minacciare di imporre nuove misure punitive alla Russia se non avesse attuato un cessate il fuoco immediato.
Il nuovo clima di pace con la Russia non piace nemmeno a Repubblica, che rilancia sul clima bellicista sbattendo in prima pagina le parole di un generale russo, Andrei Mordvichev, pronunciate due anni fa, quando si diceva convinto che la prossima fase della guerra avrebbe coinvolto l’intera NATO. “Se si vuole comprendere cosa c’è nella testa di Putin, allora bisogna tenere presente questa intervista trasmessa dalla tv statale russa nel settembre 2023”, afferma il giornalista Gianluca Di Feo, sicuro delle sue doti introspettive. D’altro canto come giustificare il riarmo, senza la paura della guerra.
Il Wall Street Journal sostiene che il tentativo di Zelensky di convincere Trump a schierarsi dalla sua parte è fallito. Il leader ha già accettato il cessate il fuoco temporaneo proposto da Trump e ha addirittura firmato un accordo con gli Stati Uniti sulle risorse minerarie, ma niente di tutto questo ha giocato a suo favore.
Il leader ucraino non è riuscito a far valere le sue posizioni massimaliste, intransigenti sull’integrità territoriale ucraina e persino sulla questione della neutralità. “L'Ucraina ha uno status, è scritto nella Costituzione del Paese, è tutto scritto lì", ha risposto alla domanda dei giornalisti se lo status neutrale dell'Ucraina sarebbe stato discusso durante i negoziati. Doveroso ricordare come sia stato lo stesso ex segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ad ammettere alla Commissione Affari Esteri del parlamento UE, nel settembre 2023, che Putin ha attaccato l’Ucraina per evitare di avere l’Alleanza più vicina ai suoi confini.
Ma nemmeno sulla questione territoriale l’ex comico sembra pronto a fare concessioni.  "È mio dovere costituzionale, è dovere dei nostri militari, proteggere la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina”, ha ribadito ieri, durante una conferenza stampa, aggiungendo che “se la Federazione Russa pone delle condizioni per il ritiro delle nostre truppe dal nostro territorio, significa che non vuole un cessate il fuoco. Perché capisce chiaramente che l'Ucraina non lo farà".
Eppure l’Ucraina non ha alcuna possibilità di riconquistare i territori perduti, come lo stesso Zelensky ammise nel dicembre dello scorso anno. Di più, secondo quanto dichiarato mesi fa dallo stesso capo dei servizi segreti ucraini, Kyrylo Budanov, la prosecuzione della guerra potrà portare a “processi molto pericolosi per l’esistenza stessa del Paese”. 


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A tal proposito, "ecco su cosa possiamo concordare... Non esiste una soluzione militare a questa crisi. E dobbiamo porvi fine attraverso i negoziati. E il problema fondamentale che affrontiamo in Ucraina è questo: la Russia vuole ottenere ciò che non ha e a cui non ha diritto. E l'Ucraina vuole ottenere ciò che non può ottenere militarmente". Ha dichiarato il segretario di Stato Usa Marco Rubio.
Il leader del Cremlino, parlando ieri al telefono col suo omologo statunitense, ha proposto di creare un memorandum che preveda di eliminare le cause profonde della guerra: dunque, prevedibile si tratti di garanzie di neutralità, la demilitarizzazione del Paese e, secondariamente, il riconoscimento dei 4 Oblast occupati (Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia).
Posizioni finora all’antitesi di quanto Zelensky era disposto ad accettare. Solo poche ore prima dei colloqui di Istanbul, il leader ucraino che aveva ribadito la sua linea intransigente sul rifiuto di qualunque concessione territoriale alla Russia, chiedendo un cessate il fuoco immediato e incondizionato. Un’eventualità che, come anche dichiarato dal portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, non potrà prescindere dalla cessazione del sostegno militare a Kiev.
Come ribadito oggi dal vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitrij Medvedev, per risolvere il conflitto tra Russia e Ucraina, Kiev deve "demilitarizzare la linea del fronte" e interrompere i canali degli aiuti militari stranieri. 
Impossibile senza una ridistribuzione attiva delle risorse, gli obiettivi militari devono essere sostituiti da obiettivi pacifici, deve essere compiuta la smilitarizzazione del fronte e devono essere interrotti i canali di aiuto militare straniero", ha chiarito Medvedev.


L’Europa inasprisce le sanzioni contro Mosca e vota per la guerra fino all’ultimo europeo

È chiaro che il tycoon sta cercando una via d’uscita onorevole dal teatro europeo per gestire nel modo migliore possibile la sconfitta strategica subita dalla Nato in Ucraina.
Il desiderio degli Stati Uniti di disimpegnarsi è stato segnalato per settimane, dallo stesso Trump, ma anche dal Segretario di Stato Marco Rubio e dal vicepresidente J.D. Vance, che hanno ripetutamente espresso frustrazione nei confronti di Russia e Ucraina in egual misura. "Questa non è la nostra guerra". "Cercheremo di porre fine a tutto questo, ma se non ci riusciremo, alla fine diremo: 'Sapete cosa? Valeva la pena provarci, ma non lo faremo più'", ha dichiarato Vance lunedì scorso.
Ma i leader europei continuano a perseguire il sogno suicidale di ottenere, di fatto, la continuazione della guerra fino alla fantomatica “pace giusta e duratura”, tentando di cambiare il risultato di una partita ormai persa. Una strategia che piace al partito della guerra.
"È tempo di intensificare la pressione sulla Russia affinché venga attuato il cessate il fuoco", ha affermato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, dopo aver sentito il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Oggi il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato il 17° pacchetto di sanzioni contro la Russia, concentrandosi in particolare sulla flotta ombra di petroliere, sulle reti che sostengono l’apparato militare-industriale russo e sui responsabili di minacce ibride e violazioni dei diritti umani. Le nuove misure colpiscono 189 imbarcazioni ritenute fondamentali per l’elusione del tetto al prezzo del petrolio, che ora non potranno più accedere ai porti europei né ricevere servizi legati alla navigazione. Sono state inoltre aggiunte 31 aziende alla lista nera, tra cui anche imprese di paesi terzi come Turchia, Vietnam, Emirati Arabi, Serbia e Uzbekistan, accusate di contribuire direttamente o indirettamente allo sforzo bellico russo o di aggirare le sanzioni esistenti. Il pacchetto comprende anche 75 nuovi soggetti sanzionati, tra cui 17 individui e 58 entità coinvolti in attività militari, logistiche e di sfruttamento dei territori occupati.


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Bruxelles ha poi esteso le restrizioni all’export verso la Russia, includendo materiali chimici e metalli usati nei propellenti missilistici, oltre a componenti per macchinari ad alta precisione. Infine, è stata prorogata fino a metà 2026 l’“esenzione Sakhalin”, che permette l’invio di petrolio dal progetto russo Sakhalin-2 al Giappone per ragioni di sicurezza energetica. L’UE ha già iniziato a lavorare a un 18° pacchetto, con l’obiettivo dichiarato di aumentare la pressione su Mosca per ottenere un cessate il fuoco.
Parallelamente, il Regno Unito ha annunciato un nuovo pacchetto di 100 sanzioni contro entità e individui legati alla macchina bellica e propagandistica della Russia, in risposta agli ennesimi attacchi da parte di Mosca. "Putin ha mostrato ancora una volta il suo vero volto da guerrafondaio" ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico, David Lammy, chiedendo ancora una volta un "cessate il fuoco pieno e incondizionato".
Azioni che, secondo quanto riportato dall’ambasciata russa a Londra, Mosca considera "misure restrittive illegali". "Le varie sanzioni e i tentativi della Gran Bretagna di parlare il linguaggio degli ultimatum e delle minacce non possono influenzare il comportamento della Russia", afferma in una nota, aggiungendo che "l'attacco aggressivo intrapreso da Londra sullo sfondo del dialogo russo-americano in via di sviluppo, anche al più alto livello, volto a trovare approcci reciprocamente accettabili per una soluzione a lungo termine della crisi Ucraina, sottolinea ancora una volta la ristrettezza della politica britannica, che è bloccata in schemi obsoleti".
Ma l’America si smarca ancora e risponde con scetticismo alle misure intraprese dal vecchio continente.
Donald Trump non vuole imporre nuova sanzioni alla Russia, come oggi hanno fatto Unione Europea e Regno Unito”, ha detto Marco Rubio durante l'audizione oggi al Senato, sottolineando che il presidente "crede che se ora si inizia a minacciare sanzioni i russi smetteranno i colloqui, ed è positivo poter parlare con loro e spingerli al tavolo negoziale”
Allo stesso tempo "se in effetti sarà chiaro che i russi non sono interessati ad un accordo di pace e vogliono solo continuare a combattere una guerra, allora si potrebbe arrivare veramente al punto" di imporle.


Mosca continua ad avanzare nel Donetsk

Nel frattempo Mosca continua ad avanzare nel Donetsk. Il Financial Times, che cita un portavoce dell’esercito ucraino, riferisce che sono in corso intensi combattimenti nei pressi di Pokrovsk, una città strategica situata nell’Ucraina orientale, e a nord della vicina Toretsk. Secondo i soldati sul campo, un'importante autostrada utilizzata per i rifornimenti è oggetto di continui attacchi con droni, mettendo a rischio la logistica militare ucraina nella zona.
Il gruppo analitico ucraino DeepState, vicino all’ambiente militare, ha descritto la situazione come "sfavorevole" per le forze di Kiev, segnalando che le truppe russe stanno riuscendo a sfondare alcune posizioni e si stanno avvicinando al confine amministrativo della regione di Donetsk. Questa regione, insieme ad altre tre (Luhansk, Kherson e Zaporizhia), è stata annessa unilateralmente dalla Russia nel 2022, anche se non è interamente sotto il suo controllo.
Secondo la mappa aggiornata da DeepState, le forze russe si trovano ora a meno di cinque chilometri dal confine amministrativo di Donetsk, dove i combattimenti risultano particolarmente accesi.

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