Una nuova occasione per chiudere il conflitto russo-ucraino si è aperta inaspettatamente nella giornata di domenica, dopo che il presidente russo Vladimir Putin, in una dichiarazione televisiva alle 1:30 del mattino dell’11 maggio, ha proposto di riprendere negoziati con Kiev da dove sono stati interrotti nel 2022, a Istanbul, il 15 maggio.
Un’idea che ha subito ricevuto il benestare di Volodymyr Zelensky, immediatamente favorevole ad incontrare il leader russo in Turchia.
“Spero che questa volta i russi non cerchino scuse”, ha scritto su X l’11 maggio mentre, tuttavia, vincolava l’avvio dei colloqui con l’attuazione di un cessate il fuoco senza condizioni. “Ci aspettiamo che la Russia confermi un cessate il fuoco – totale, duraturo e affidabile – a partire da domani, 12 maggio, e l’Ucraina è pronta all’incontro”, ha precisato il leader ucraino.
Una posizione che questa volta è stata subito messa in discussione da Donald Trump. “Il presidente Putin non vuole un accordo di cessate il fuoco con l’Ucraina, ma vuole piuttosto incontrarsi giovedì, in Turchia, per negoziare una possibile fine del bagno di sangue. Kiev dovrebbe accettare questo, immediatamente. Almeno così si potrà determinare se un accordo è possibile oppure no, e se non lo è, i leader europei e gli Stati Uniti sapranno come stanno davvero le cose e potranno agire di conseguenza”, ha affermato il tycoon su Truth Social.
In sostanza, secondo l’agenzia stampa Reuters, il presidente americano avrebbe suggerito all’omologo ucraino di accettare immediatamente la proposta russa di colloqui diretti, senza porre ulteriori condizioni.
Non è chiaro se Zelensky, facendo orecchie da mercante, abbia davvero accolto l’invito ai negoziati diretti. "Ho appena sentito le dichiarazioni del Presidente Trump. Parole molto importanti", ha poi riportato su X, ribadendo il proprio sostegno alla proposta di "un cessate il fuoco completo e incondizionato, sufficientemente lungo da fornire le basi per la diplomazia" e "all'idea di Trump di colloqui diretti con Putin". "Ho espresso apertamente la mia disponibilità all'incontro. Sarò in Turchia. Spero che i russi non si sottraggano all'incontro - ha aggiunto - e naturalmente, tutti noi in Ucraina apprezzeremmo se il Presidente Trump potesse essere lì con noi a questo incontro in Turchia. Questa è l'idea giusta. Possiamo cambiare molte cose".
Una fonte ufficiale ucraina ha riferito al portale statunitense "Axios" che ieri sera il leader ucraino ha inviato un messaggio all’omologo russo affermando di "attenderlo giovedì in Turchia" per colloqui diretti, anche se il Cremlino non accetterà la tregua. Al contempo era emerso che le autorità ucraine avrebbero accettato di partecipare a colloqui solo nel caso di rispetto del cessate il fuoco proposto da Kiev e dalla cosiddetta "Coalizione dei volenterosi" sabato scorso.
D’altra parte, secondo la Reuters, sono i soldati in prima linea che continuano a perseguire posizioni massimaliste completamente fuori dalla realtà. In particolare, secondo la pubblicazione i combattenti ucraini che tengono hanno trasmesso un chiaro messaggio al presidente Volodymyr Zelenskyy: non sedersi al tavolo dei negoziati fino a quando il nemico non lascerà il suolo ucraino.
"Come soldato e cittadino ucraino, credo che prima di sederci al tavolo dei negoziati, dovremmo tornare ai confini del 1991. Questo è tutto. Ritiro completo di tutte le truppe dal territorio dell'Ucraina. Qualunque cosa pensasse lui (Putin), di impadronirsi di certe regioni o dividere territori, nessuno gli ha dato il diritto di farlo", afferma uno dei militari, evocando una posizione dei negoziati che è ben lontana dalla reale situazione sul campo. Come anche ammesso dallo stesso Zelensky il 18 dicembre 2024, il Paese non è in grado di riconquistare i territori perduti e oramai, può solo arretrare sotto la lenta, ma implacabile, avanzata russa.
Volodymyr Zelensky
Pochi minuti dopo le dichiarazioni di Putin, il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov ha dichiarato alla stampa che eventuali negoziati dovrebbero basarsi sia sull'accordo di pace del 2022, poi abbandonato, sia sull’attuale situazione militare. Sempre secondo l’agenzia Reuters, si tratterebbe di un modo implicito per indicare che Kiev dovrebbe accettare uno status di neutralità permanente, in cambio di garanzie di sicurezza, e riconoscere il controllo russo su ampie porzioni del territorio ucraino.
Quando nel 2022 la guerra poteva essere fermata ad Istanbul
Il progetto del 2022, visionato da Reuters, prevedeva che il Paese rinunciasse all’ingresso in alleanze militari, ottenendo in cambio protezione internazionale da parte dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU (Regno Unito, Cina, Francia, Russia e Stati Uniti). A riguardo, Putin, in precedenza, ha ribadito che non fu la Russia a interrompere i colloqui, ma l’Ucraina che si sarebbe dovuta dichiarare "perennemente neutrale e non nucleare", rinunciando ad entrare nella NATO, a ospitare basi militari straniere e a truppe straniere sul suo territorio.
In cambio, il Paese avrebbe ricevuto garanzie internazionali di sicurezza da parte dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (inclusa la Russia), più Paesi come Germania, Italia, Israele, Canada, Polonia e Turchia. Il presidente Zelensky, inizialmente aperto all’accordo, dichiarò che la neutralità era accettabile, riconoscendo che per la Russia questa era la richiesta principale.
Secondo quanto rivelato successivamente da David Arakhamia (capo negoziatore ucraino), i russi erano pronti a chiudere la guerra se Kiev avesse accettato quella condizione. Ma dopo il ritorno da Istanbul, il 9 aprile 2022, l’arrivo nella capitale del premier britannico Boris Johnson avrebbe cambiato tutto, spingendo l’Ucraina a non firmare nulla e continuare a combattere.
L’Occidente, in sostanza, fece deflagrare tutto. “I russi erano pronti a porre fine alla guerra se avessimo accettato la neutralità: noi avremmo dovuto promettere di non aderire alla Nato. Questa era la cosa più importante per loro, il punto chiave”, ha ricordato il capo del partito di Zelensky, David Arakhamia alla tv ucraina “1+1”.
“Quando siamo tornati da Istanbul – continua Arakhamia – Johnson è venuto a Kiev e ha detto che non avremmo dovuto firmare nulla con i russi, ma solo combattere e basta”.
L’Europa insiste sulle trattative alle sue condizioni
Ancora una volta, è il vecchio continente che rischia di portare tutti i propositi di pace su un binario morto, una seconda volta.
Per l'Alto Rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Kaja Kallas è la Russia che deve accettare un cessate il fuoco prima di sedersi al tavolo delle trattative con l'Ucraina.
"Dobbiamo mettere pressione sulla Russia perchè voglia davvero la pace e si sieda a trattare", ha detto durante la riunione ministeriale nel formato Weimar Plus, tenutasi a Londra, accusando il Cremlino di "prendere in giro" gli interlocutori. "Se continuano a bombardare l'Ucraina tutto il tempo, se non c'è una tregua, non ci possono essere colloqui sotto il fuoco", ha poi aggiunto ai cronisti prima della riunione.
Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che la proposta di Putin non è sufficiente senza un cessate il fuoco, sottolineando che "non possiamo più fidarci delle parole di Mosca" e che "oggi è compito della Russia dimostrare di volere la pace". Macron ha anche insistito sulla necessità di un piano di pace concreto che fornisca garanzie di sicurezza per l'Ucraina e prevenga future aggressioni russe.
Il Primo Ministro britannico Keir Starmer ha aggiunto che il Cremlino deve impegnarsi in un cessate il fuoco incondizionato prima di qualsiasi negoziato, avvertendo che l'Europa non può permettere che Putin "giochi con il tempo".
Al contempo, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha espresso solidarietà all'Ucraina e ha sottolineato che qualsiasi accordo di pace deve rispettare la sovranità ucraina e non deve comportare una capitolazione.
Il ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot, ha chiesto "enormi sanzioni" nei confronti di Mosca se il Cremlino non accetterà il cessate il fuoco.
La Russia, d’altra parte, pone come precondizione all'introduzione di una tregua lo stop dei rifornimenti di armi all'Ucraina da parte di Stati Uniti ed Europa, come spiegato due giorni fa dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, in una intervista alla Abc.
Secondo il docente di sociologia del terrorismo, Alessandro Orsini, la Russia non accetterà alcuna tregua se l’Occidente non si impegnerà a sospendere totalmente la fornitura di armi all’Ucraina, anche durante una pausa nei combattimenti. “Tuttavia, un simile scenario è irrealistico, perché “anche se l’Occidente si impegnasse in questo senso, quasi certamente consegnerebbe le munizioni a Zelensky di nascosto”, scrive Orsini su Sicurezza Internazionale, spiegando in seguito che un eventuale cessate il fuoco tra Russia e Ucraina sarebbe comunque “destinato a durare poco” se non verranno soddisfatte le tre richieste chiave di Vladimir Putin per un accordo di pace duraturo.
"La prima richiesta di Putin", spiega il ricercatore, "è il riconoscimento della Crimea e dei quattro oblast annessi il 30 settembre 2022. La seconda è il no definitivo all’ingresso dell’Ucraina nella NATO, e la terza riguarda la demilitarizzazione del Paese".
Per il professore associato alla LUISS, sui primi due punti non esistono margini di negoziato: “Si tratta di un semplice ‘prendere o lasciare’”, afferma, sottolineando come Kyiv non accetterà mai simili condizioni, ma neppure Mosca è disposta a cedere.
Il rischio è dunque che, se anche una tregua arrivasse, potrebbe non durare abbastanza da avviare un processo di pace stabile.
Le forze russe conquistano Kotlyarovka e avanzano su più fronti nel Donbass
Nel frattempo l’esercito russo continua ad avanzare nel Donbass. Come annunciato dal Ministero della Difesa di Mosca le forze armate RF hanno preso il controllo del villaggio di Kotlyarovka, nella Repubblica Popolare di Donetsk (DPR). “Le azioni decisive delle unità del gruppo di truppe centrali hanno liberato l'insediamento di Kotlyarovka”, si legge nel comunicato ufficiale.
Secondo quanto riferito, il gruppo denominato "Centro" ha inoltre inferto pesanti perdite alle forze ucraine in varie località, tra cui Rusin Yar, Novaya Poltavka, Ulyanovka, Krasnoarmeysk e Zverevo. In un solo giorno, l’Ucraina avrebbe perso oltre 440 soldati, tre veicoli corazzati, 14 mezzi leggeri e due pezzi di artiglieria.
Nel frattempo, è ripresa l'attività offensiva russa nella zona a nord di Chasov Yar, sulla riva occidentale del canale Seversky Donets-Donbass. Dopo una fase di stallo durata settimane, la 98ª divisione aviotrasportata russa avrebbe sfondato le linee ucraine nella zona industriale della città, aprendo la strada alla fase finale della battaglia.
Contemporaneamente, unità russe hanno conquistato Vasyukovka, puntando a tagliare le vie di rifornimento verso Seversk, mentre a sud si prepara un possibile attacco contro i villaggi di Markovo e Mayskoye. Secondo fonti militari russe, l’obiettivo strategico è colpire la logistica ucraina e isolare Konstantinovka, attraverso un’operazione che potrebbe essere il preludio a un nuovo accerchiamento.
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