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Le tensioni non si smorzano tra i due Paesi rivali dotati entrambi di armi nucleari. Un comunicato del ministero della Difesa indiano riferisce che nella notte il Pakistan ha tentato di colpire diversi obiettivi militari in India e 16 persone sono morte, tra cui tre donne e cinque bambini, "a causa del fuoco pachistano". Secondo la nota gli obiettivi militari indiani presi di mira si trovano nell'India settentrionale e occidentale: Awantipura, Srinagar, Jammu, Pathankot, Amritsar, Kapurthala, Jalandhar, Ludhiana, Adampur, Bhatinda, Chandigarh, Nal, Phalodi, Uttarlai e Bhuj. Una nota successiva del ministero segnala che otto missili sono stati lanciati dal Pakistan e sono stati intercettati e distrutti mentre erano diretti a Satwari, Samba, RS Pura e Arnia nel Jammu.
Gli attacchi "sono stati neutralizzati" e detriti "vengono ora recuperati in diverse località”, aggiunge.  In risposta, questa mattina le forze armate indiane hanno preso di mira radar e sistemi di difesa aerea in diverse località del Pakistan e "si è appreso da fonti attendibili che un sistema di difesa aerea a Lahore è stato neutralizzato". In città un drone avrebbe ferito quattro soldati e danneggiando le attrezzature, mentre in un altro attacco, un civile è rimasto ucciso a Miano, nel Sindh.
Nelle ultime ore, fonti di sicurezza hanno segnalato potenti esplosioni che hanno investito l'aeroporto della città di Jammu, nel Kashmir indiano. Secondo una fonte della polizia contattata dall'Afp, la città è stata sorvolata questa sera da uno sciame di droni e la corrente elettrica è stata interrotta ovunque.

Ministro della difesa Pakistano: escalation imminente

Dall’altro lato del confine la tensione è ai massimi livelli. Il Pakistan, secondo il ministero dell’informazione di Islamabad, afferma di aver ucciso tra i 40 e i 50 soldati indiani lungo il confine con il Kashmir amministrato dall'India.
Il ministro della Difesa pakistano Khawaja Asif, ha dichiarato ad Al Jazeera che le tensioni continueranno ad aumentare a causa delle azioni dell'India. "Non ho dubbi che l'escalation sia imminente a causa della continua aggressione da parte indiana sia sul campo sia tramite l'invio di droni in tutto il Pakistan", ha confidato all’emittente televisiva
Il Direttore Generale delle Relazioni Pubbliche Interservizi (DG ISPR), Ahmed Sharif Chaudhry, ha liquidato le affermazioni indiane di attacchi pakistani in 15 località come "bugie innocenti", affermando che tali accuse non erano basate su prove attendibili.
L'Inter-Services Public Relations (ISPR) ha confermato che i droni hanno violato lo spazio aereo pakistano in diverse città, tra cui, appunto, Lahore, Karachi e Rawalpindi. L'esercito ha dichiarato di aver agito rapidamente e con decisione per neutralizzare la minaccia.
Secondo il Direttore Generale dell'ISPR, Tenente Generale Ahmed Sharif Chaudhry, gli attacchi rappresentano la continua aggressione dell'India, precisando che Nuova Delhi ha erroneamente creduto che il Pakistan fosse debole. “Ma le forze pakistane hanno reagito con forza e hanno abbattuto tutti i droni nemici”. 


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Il generale ha sottolineato che qualsiasi futura risposta militare pakistana sarebbe stata inequivocabile e riconosciuta a livello globale, a prescindere dalla rappresentazione mediatica dell'India.
Nel frattempo, il Ministro Federale dell'Informazione Attaullah Tarar ha assicurato alla nazione, in un forte discorso all'Assemblea Nazionale, che “l'India riceverà una risposta adeguata e schiacciante alla sua recente aggressione”, sottolineando che la sicurezza nazionale è in buone mani e che una forte rappresaglia è inevitabile, sebbene i tempi saranno decisi dalle forze armate pakistane.
"Pensavano che i loro jet Rafale, l'orgoglio della loro aeronautica militare, avrebbero dato loro un vantaggio", ha detto, "ma invece sono stati umiliati".
Ha aggiunto che da allora l'India ha cambiato tattica, passando dagli aerei da combattimento agli attacchi con i droni nel tentativo di mascherare il fallimento e salvare la faccia.

I rispettivi arsenali che evocano uno scontro apocalittico

Secondo fonti militari pakistane tra gli aerei abbattuti figurano tre Rafale di fabbricazione francese, un MiG-29 russo e un Sukhoi Su-30. Un'analisi dettagliata dei costi stima ora la perdita totale per l'India a circa 963,38 milioni di dollari, pari a 271,67 miliardi di rupie: una cifra impressionante che riflette l'elevata posta del conflitto aereo in corso nella regione.
Ogni Rafale abbattuto faceva parte dell'accordo di fornitura di armi da 7,5 miliardi di dollari tra India e Francia, firmato il 28 aprile 2025, per l'acquisizione di 26 velivoli. Il costo per jet in quest'ultimo accordo è stato riportato a 288 milioni di dollari (81,345 miliardi di rupie). Questo porta il valore totale dei tre Rafale distrutti a 865,38 milioni di dollari.
Ma sono gli arsenali atomici a destare più preoccupazione. Le stime ci dicono che l'India nel 2020 aveva fra le 140 e le 150 testate nucleari con le più datate che risalgono al 2012. D’altra parte, secondo l'archivio per il disarmo, il Pakistan oggi ne avrebbe 165.
Sul mare l'India dispone di 16 sottomarini di cui 2 delle classi Arihant e Arighant 12 che possono imbarcare fino a 12 missili nucleari l'uno. New Delhi ha inoltre in corso un programma da 13 miliardi di dollari per portare la flotta nucleare a 4-6 sottomarini. Il Pakistan ha 3 sommergibili SSB con armi atomiche il cui numero per unità è imprecisato.
Dati che non possono far altro che destare un allarme generalizzato per l’inasprirsi del conflitto in corso che continua ad essere alimentato da reciproche promesse di ritorsioni. È il ministero degli Esteri indiano, Vikram Misri, a promettere, a sua volta, che "ogni ulteriore azione pachistana non sarebbe nient'altro che un'escalation da parte del Pakistan cui risponderemmo in modo appropriato".
L'alto funzionario ha descritto come "disinformazione" alcune accuse lanciate da Islamabad, ha ribadito che l'Operazione Sindur è stata mirata e misurata e che "gli individui eliminati erano terroristi", smentendo nuovamente che siano state provocate vittime civili.


Gli antefatti

Le tensioni tra Islamabad e Nuova Delhi si sono aggravate dopo un attentato avvenuto nella località turistica di Baisaran, nel Kashmir indiano, che ha causato la morte di almeno 26 persone. Il gruppo militante Kashmir Resistance ha rivendicato l'attacco, motivandolo con il presunto cambiamento demografico della regione che avrebbe penalizzato la popolazione araba originaria. Le autorità indiane hanno identificato due sospetti pakistani, e il primo ministro Narendra Modi ha reagito duramente, sospendendo il Trattato sull'uso delle acque dell’Indo, compromettendo l’equilibrio idrico fra i due Paesi.  Si tratta di un accordo che regola la distribuzione delle acque dei fiumi himalayani, cruciali per l’agricoltura e la sopravvivenza di milioni di persone, specialmente in Pakistan, che ha definito la mossa indiana un atto di guerra. In questo contesto, sono riemersi i legami storici del Pakistan con il terrorismo internazionale: il ministro della Difesa pakistano ha ammesso un passato di collaborazione con l’Occidente nel sostenere gruppi armati, pur negando ogni coinvolgimento nell’attentato e chiedendo un’indagine internazionale, che però l’India ha subito respinto. L’India nella notte del 6 marzo ha lanciato il suo attacco aereo e missilistico su larga scala contro il Pakistan.

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