Si delinea sempre più lo scenario peggiore per l’Ucraina e per l’Europa intera. Per Washington diventa sempre più concreta l’eventualità di abbandonare il tavolo negoziale e lasciare all’Europa in balia di sé stessa e del partito della guerra che ha ormai dettato le regole dell’agenda futura.
In un'intervista a Nbc News, Donald Trump ha praticamente ammesso che potrebbe ritirarsi dai colloqui sull'Ucraina se si rendesse conto che è impossibile raggiungere un accordo per risolvere il conflitto. "Potrebbe arrivare il momento in cui lo dico. Forse c'è qualcosa che non posso fare, forse non è possibile farlo", ha detto il tycoon, sottolineando di aver rivelato che "c'è troppo odio" tra le parti in conflitto.
Parlando a Fox News anche il segretario di Stato Marco Rubio aveva evocato lo scenario peggiore. "Penso che sappiamo dove si trova l'Ucraina in questo momento, e sappiamo dove si trova la Russia in questo momento. Sono più vicine, ma sono ancora lontane. E deve esserci una vera svolta molto presto, o il presidente (Trump) dovrà decidere quanto tempo dedicare a questo", ha ammonito.
In ogni caso, nel breve periodo non si vede nemmeno lo spiraglio di un cessate il fuoco preliminare ad un faccia a faccia tra Putin e Zelensky.
Durante una conferenza stampa tenutasi a Praga, il leader ucraino ha espresso forte scetticismo riguardo alla proposta di tregua avanzata dal presidente russo Vladimir Putin, in occasione dell’80° anniversario della vittoria sulla Germania nazista. "L'Ucraina non crede che la Russia rispetterà la tregua di tre giorni", ha dichiarato Zelensky, rivendicando la sua proposta di una tregua di 100 giorni senza condizioni, osteggiata dal Cremlino che auspicava a garanzie di disarmo che non trasformassero la cessazione dei combattimenti in una pausa per recuperare le forze.
È una pace ottenuta con la forza, quella che auspica l’ex comico, parlando da Praga. “Quest'anno l'Ucraina riceverà altri 1,8 milioni di proiettili di artiglieria da parte della Repubblica Ceca, su un totale di tre milioni grazie al sostegno dei paesi alleati”, ha poi annunciato, specificando che "questo non significa che vogliamo una guerra lunga. Al contrario, vogliamo porre fine a questa tragedia. Tutte le guerre finiscono. Sono certo che la guerra finirà, così come i regimi dittatoriali. La vita di qualsiasi impero costruito esclusivamente sui principi della guerra, sul disprezzo per la vita umana e i diritti umani, finirà allo stesso modo".
Un augurio per una fine da vincitore in sostanza. Zelensky ha specificato che il cessate il fuoco può essere “raggiunto in qualsiasi momento”, invitando gli alleati a fare più pressione su Mosca per raggiungerlo. Tradotto è il solito mantra che sta conducendo l’intero Paese al collasso: più armi arriveranno, più pace si avvicina.
Il suo omologo ceco Petr Fiala, nella stessa conferenza stampa ha promosso i risultati dell'iniziativa sulle munizioni nei primi quattro mesi del 2025, che ha consentito alla Repubblica Ceca di inviare all'Ucraina circa 500.000 proiettili di artiglieria di grosso calibro.
"Ad oggi (lunedì 5 maggio), circa mezzo milione di proiettili di artiglieria di grosso calibro sono stati inviati in Ucraina quest'anno nell'ambito dell'iniziativa sulle munizioni. Credo che i piani per quest'anno nell'ambito di questa iniziativa saranno rispettati", ha affermato Fiala.
Parallelamente, citando funzionari statunitensi, il New York Times ha riferito domenica che Washington stava pianificando di inviare in Ucraina un sistema Patriot, basato in Israele, mentre si sta discutendo il trasferimento di componenti analoghe dalla Grecia o dalla Germania. Secondo gli analisti militari dell'Ukrainian Defence Express, ad aprile di quest'anno l'Ucraina disponeva di sette sistemi Patriot pienamente operativi e Zelensky, già il mese scorso aveva dichiarato alla CBS News che il suo governo era pronto ad acquistare altri 10 sistemi, essenziali per abbattere i missili balistici russi.
Non sarà una guerra lunga certamente, quella ambita da Zelensky, se la Russia crollerà, ma i dati restano incontrovertibili. Persino il segretario generale Mark Rutte ha ammesso che Mosca produce in tre mesi il volume di armamenti dell’intera NATO in un anno. Il comandante in capo delle Forze armate ucraine, Oleksandr Syrsky ha evidenziato che la Russia impiega circa 28.000 proiettili al giorno, il che, secondo le stime di analisti militari come Alexander Mercuris, equivale a una produzione annua di almeno 14 milioni di munizioni.
Nel frattempo, il leader del Cremlino, parlando dal primo canale nazionale, ha dichiarato che il Paese "ha capacità sufficienti per completare con successo l'operazione militare speciale in Ucraina senza ricorrere alle armi nucleari". Per Putin "la riconciliazione tra Russia e Ucraina è inevitabile: nonostante tutta la tragedia che stiamo vivendo ora. È questione di tempo".
Parlando dei retroscena del Conflitto, il leader del Cremlino ha rievocato gli antefatti degli accordi di Minsk, quando Mosca cercava ancora una soluzione pacifica alla situazione nel Donbass.
"Ma, come poi si è scoperto, siamo stati semplicemente ingannati. <...> Hanno semplicemente preso una pausa con il pretesto della necessità di rispettare gli accordi di Minsk per riarmare l'Ucraina e prepararsi alla guerra con la Russia", ha sottolineato il presidente.
Una realtà che era stata ammessa dall’ex cancelliera tedesca Angela Merkel, che definì appunto questi trattati come un tentativo "di dare tempo all'Ucraina "di ricostruire il suo esercito”.
Ricostruzione che avvenne gradualmente grazie al supporto della NATO, come rivelato dal Wall Street Journal il 13 aprile 2022, secondo cui l’Alleanza dal 2014 aveva addestrato 10.000 militari all’anno, rendendo il Paese un membro della NATO de facto.
La stessa dottrina che l’Europa vorrebbe portare avanti grazie alle truppe di peacekeeping, ma che difficilmente sarà utile al mantenimento della pace.
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