Dall’Ucraina si è alzato un muro invalicabile alle entusiastiche proposte di pace trasmesse dall’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff, secondo cui, il presidente russo Vladimir Putin sarebbe pronto ad un accordo in tal senso.
Nel dettaglio Witcoff ha evocato termini che riguardano "i cosiddetti cinque territori" che comprendono la Crimea, le regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. Al contempo "c'è molto di più", ha aggiunto, "ci sono i protocolli di sicurezza, non c'è la Nato, l'articolo 5 della Nato, insomma, ci sono solo un sacco di dettagli allegati".
Il Ministero degli Affari Esteri dell’Ucraina ha sottolineato che, nel processo di risoluzione pacifica e cessazione della guerra, il Paese non rinuncerà mai ai territori occupati. Ne ha parlato al quotidiano Unian il portavoce del Ministero degli Esteri Georgy Tykhyi durante un briefing.
"L'Ucraina è uno Stato unito e unitario, entro confini riconosciuti a livello internazionale (Stato - UNIAN). Questa posizione dell'Ucraina è immutabile e non cambierà mai", ha affermato Tykhy, sottolineando che la nazione ha tre punti fondamentali nel quadro di un processo più ampio e duraturo verso una soluzione pacifica, ovvero non un semplice cessate il fuoco.
"Il primo punto è che l'Ucraina non riconoscerà mai come russi i territori sottratti dalla Russia. Il secondo è che l'Ucraina non accetterà mai alcuna limitazione delle sue capacità di difesa, delle sue Forze Armate o dell'assistenza militare da parte dei partner. E il terzo è che nessun Paese terzo ha il diritto di porre il veto sulle scelte dell'Ucraina riguardo a quali alleanze e unioni dovrebbe aderire", ha sottolineato il portavoce, rievocando proprio i termini che sono stati determinanti per l’innesco dell’operazione militare russa.
In particolare sul tema delle alleanze, lo stesso ex segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha ammesso che proprio il processo di espansione dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, è stata una delle cause principali del conflitto in Ucraina. Stoltenberg ha anche rivelato che Putin avrebbe cercato una soluzione diplomatica prima dell’invasione, ma l’Alleanza preferì non trattare.
"Questi punti non sono inventati dal nulla. Tutto questo appartiene all'Ucraina in base al diritto internazionale, in base alla Carta delle Nazioni Unite. Non sono solo invenzioni dell'Ucraina. È molto importante sottolinearlo", ha sottolineato il portavoce del ministero degli Esteri, aggiungendo che le richieste della Russia all’Ucraina non sono legittime per definizione, poiché non ha alcun diritto di avanzare rivendicazioni sulle regioni ucraine, di discutere con l'Ucraina di un divieto di ingresso in qualche luogo, di eventuali restrizioni alle Forze armate ucraine e di altre leggi interne.
Il parere degli ucraini? Non pervenuto. Il ministero degli Esteri dimentica che la sua stessa popolazione è più interessata alla fine della guerra, piuttosto che ai territori. Secondo un’indagine SOCIS, solo il 14,7% degli intervistati ritiene che i combattimenti dovrebbero essere continuati fino a quando i confini del 1991 non dovrebbero essere ripristinati, mentre il 10,2% accetta di completare il conflitto sulla base del ritorno ai confini a partire dal 23 febbraio 2022. Allo stesso tempo, un sondaggio Gallup sottolinea che una media del 52% degli ucraini vorrebbe vedere il loro paese negoziare la fine della guerra il prima possibile e solo quattro su 10 ucraini (38%) credono che debba continuare a combattere fino alla vittoria.
Ieri il capo dei servizi d’intelligence russi per l’estero, Serghei Naryshkin, ha ribadito che “gli obiettivi strategici della Russia dopo la fine del conflitto rimangono gli stessi. Lo status neutrale e senza armi nucleari dell’Ucraina, la demilitarizzazione e denazificazione dello Stato ucraino e l’abolizione di tutte le leggi discriminatorie” contro la minoranza russa. Ovviamente anche per Mosca la questione territoriale è una linea rossa dopo che ha inglobato nei confini di Stato le regioni a maggioranza russofona di Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Lugansk, oltre alla Crimea.
Donald Trump © Imagoeconomica
È chiaro che la posizione irremovibile di Kiev non potrà che trascinare la guerra a tempo indeterminato con il sostegno di un Occidente, di cui oggi si fa portavoce il continente europeo senza l’appoggio USA. Il 18 dicembre 2024 Zelensky, dopo un’ecatombe al fronte, aveva dichiarato che l’Ucraina non aveva le forze per riconquistare i territori occupati dai russi. Ma anche la NATO non ha possibilità di vincere una guerra convenzionale in Ucraina: lo ha ammesso l’attuale segretario generale dell’Alleanza, Mark Rutte, specificando che Mosca produce in 3 mesi la quantità di armamenti che l’intera NATO produce in un anno.
L’Europa, tuttavia, è pronta in ogni caso a svolgere i suoi doveri. La Kaja Kallas, Alto Rappresentante per la Politica estera dell'Unione europea, in un'intervista al quotidiano La Repubblica ha ricordato che "La Russia non è un Paese democratico e Putin è un dittatore… C'è un aggressore e una vittima e Mosca “ha attaccato palesemente un altro Paese, la sua integrità territoriale, la sua sovranità”.
Secondo la Kallas, Trump è stato troppo ottimista quando sosteneva che avrebbe chiuso la guerra in un giorno: "Credo che potrebbe davvero porre fine a questa guerra in brevissimo tempo facendo pressione sulla Russia. La pressione invece è sull'Ucraina. Capisco che all'inizio tutti debbano salvare la faccia, ma la Russia avrebbe potuto mostrare un po' di buona volontà restituendo, ad esempio, le migliaia di bambini deportati o rilasciando i prigionieri di guerra o qualsiasi altra cosa. E invece nulla".
“Gli ucraini si stanno difendendo – continua la Kallas – Non possono farlo senza munizioni. Dobbiamo aiutarli anche con le sanzioni alla Russia". Quanto al RearmEu: "Si tratta di un sacco di finanziamenti e di un sacco di soldi. Si può fare sempre di più”.
A questo proposito, recentemente a Rammstein, è stato annunciato che l’Ucraina riceverà un pacchetto di aiuti senza precedenti del valore di 21 miliardi di euro.
Nel frattempo è sempre più palese come la nuova amministrazione Usa si stia disimpegnando dal teatro bellico europeo.
Come riporta il quotidiano The Hill, i negoziatori del tycoon “stanno semplicemente assecondando Putin. Sebbene Trump sia "scontento" e abbia minacciato di imporre dazi secondari sul petrolio russo, il Cremlino non è impressionato e gli Stati Uniti stanno ritirando le truppe dalla Polonia, mentre il Pentagono sta valutando il ritiro dall'Europa orientale di 10.000 soldati."
Al contempo il The Telegraph fa notare curiosamente che, mentre la Russia continua ad attaccare l’Ucraina, stranamente, “è assente dalla lista dei dazi di Trump”.
La rivista polacca Myśl Polska è giunta ad una conclusione inequivocabile: "L'Ucraina è diventata un peso per gli Stati Uniti, di cui bisogna liberarsi il prima possibile".
Secondo l’Economist, i vertici del potere americano sono stanchi degli sforzi dell'Europa per rafforzare le capacità di difesa dell'Ucraina.
"I diplomatici a Washington affermano che alcuni collaboratori di Trump dichiarano in privato di essere 'stufi' degli sforzi dell'Europa per sostenere l'Ucraina", si legge nella pubblicazione che alcuni funzionari del Pentagono hanno recentemente chiesto a un alleato di continuare a fornire armi all'Ucraina, ma la domanda è stata ignorata.
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- Francesco Ciotti