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Dopo i violenti raid dei giorni scorsi, ora sono le truppe israeliane a irrompere con ferocia nella Striscia di Gaza, acora teatro di una nuova escalation di violenza.
I soldati dell’Idf hanno avviato nelle ultime ore un’operazione di terra nel quartiere di Shaboura a Rafah, distruggendo infrastrutture terroristiche”, ha dichiarato il portavoce dell’esercito, aggiungendo che le forze stanno espandendo le attività nel sud della Striscia di Gaza, mentre continuano le operazioni anche nel centro e nel nord del territorio.

I bombardamenti, tuttavia, non si fermano e nelle ultime 24 ore hanno provocato la morte di oltre 100 palestinesi, tra cui 15 nella città di Khan Younis.
Secondo il Ministero della Salute di Gaza, dall’inizio della violazione del cessate il fuoco da parte di Israele, martedì 19 marzo, sono stati uccisi 591 palestinesi, tra cui 200 bambini, e oltre 1.042 sono rimasti feriti. Molti altri, un “numero sconosciuto”, sono ancora intrappolati sotto le macerie degli edifici distrutti. Le strutture sanitarie, già al limite delle loro capacità, faticano a far fronte all’afflusso di feriti, mentre la mancanza di elettricità, acqua e medicine aggrava ulteriormente la situazione.
Proprio a Khan Younis, nel sud della Striscia, un attacco israeliano ha colpito un complesso residenziale, uccidendo 15 persone e ferendone 40. Tra le vittime ci sono intere famiglie, tra cui una bambina di un mese, Ella Osama Abu Dagga, estratta viva dalle macerie dopo che i suoi genitori e il fratello sono stati uccisi. I soccorritori hanno descritto scene strazianti, con i pianti della piccola Ella che si alternavano a momenti di silenzio, mentre cercavano di liberarla dai detriti.
Khan Younis, è ormai diventata il simbolo della disperazione di Gaza. L’esercito israeliano ha emesso ordini di evacuazione forzata per i residenti, intimando loro di dirigersi verso le cosiddette “zone umanitarie sicure”. Tuttavia, queste aree sono spesso sovraffollate e prive di servizi di base, costringendo migliaia di persone a vivere in condizioni disumane.

La situazione qui è estremamente disperata”, ha riferito Tareq Abu Azzoum, corrispondente di Al Jazeera dalla città martoriata. “Le famiglie stanno fuggendo dai loro quartieri, cercando un posto sicuro che non esiste. Molti si stanno dirigendo verso al-Mawasi e le aree centrali di Gaza, ma anche lì non c’è sicurezza”.
Le organizzazioni per i diritti umani, tra cui Human Rights Watch (HRW), hanno accusato Israele di commettere crimini di guerra. In un rapporto pubblicato il 20 marzo, HRW ha documentato come le forze di Tel Aviv abbiano negato elettricità, acqua e medicine agli ospedali di Gaza, sparato ai civili e distrutto deliberatamente infrastrutture mediche. “Le forze israeliane hanno dimostrato una crudeltà mortale contro i pazienti palestinesi”, ha dichiarato Bill Van Esveld, direttore associato di HRW.
Philippe Lazzarini, commissario generale dell’UNRWA, ha descritto la situazione come “un incubo infinito” per la popolazione civile. “Temiamo che il peggio debba ancora arrivare”, ha avvertito, sottolineando che oltre 284 membri del personale dell’UNRWA sono stati uccisi negli ultimi mesi.

Anche l’Unione Europea ha condannato la rottura del cessate il fuoco, definendola “deplorevole” e chiedendo un immediato ritorno alla tregua. Tuttavia, come sempre, le parole non sono state accompagnate da azioni concrete, lasciando la popolazione di Gaza in balia della devastazione.
Da Washington invece c’è, come sempre, piena intesa con il massacro in corso. L’ambasciatrice statunitense Dorothy Shea ha dichiarato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che “Hamas è l’unico responsabile della guerra”. Anche Donald Trump ha espresso il suo pieno sostegno alla ripresa delle operazioni militari di Israele nella Striscia di Gaza. La dichiarazione è stata rilasciata dalla portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, e riportata dal quotidiano israeliano Haaretz. Trump ha inviato un messaggio chiaro a Hamas, affermando che se non avessero liberato tutti gli ostaggi, avrebbero dovuto affrontare gravi conseguenze. "Il presidente ha detto molto chiaramente ad Hamas che se non avessero rilasciato tutti gli ostaggi, ci sarebbe stato l’inferno da pagare. Sfortunatamente, Hamas ha scelto di giocare un gioco mediatico con le vite umane", ha dichiarato Leavitt, sottolineando la posizione ferma dell’amministrazione statunitense sulla questione.

Nel frattempo gli Houthi affermano di aver attaccato l'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv con un missile ipersonico poco dopo che Israele ha fatto sapere di avere respinto un missile lanciato dallo Yemen.
"Le truppe missilistiche delle forze armate yemenite hanno condotto un'operazione militare e hanno attaccato l'aeroporto Ben Gurion nel quartiere occupato di Jaffa con l'uso di un missile balistico ipersonico Palestine-2", riferisce il canale televisivo Al Masirah controllato dai ribelli.

Abu Obeida, portavoce delle Brigate Qassam, l’ala militare di Hamas, ha elogiato gli Houthi per il loro sostegno a Gaza. “Oggi, i missili yemeniti hanno intersecato i missili di Gaza nei cieli di Tel Aviv, confermando che Gaza non è sola”, ha dichiarato.
Al contempo in Israele, centinaia di manifestanti si sono radunati vicino alla residenza del primo ministro Benjamin Netanyahu a Gerusalemme, chiedendo il rilascio dei prigionieri israeliani ancora detenuti a Gaza e criticando la gestione del conflitto. Dopo alcuni tafferugli la polizia ha disperso i dimostranti utilizzando cannoni ad acqua. Netanyahu, sotto pressione sia a livello interno che internazionale, ha cercato di giustificare gli attacchi su Gaza come necessari per garantire la sicurezza di Israele, ma sono in molti a ritenere che la ripresa della guerra metta in pericolo i prigionieri ancora nelle mani di Hamas.

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