Proseguono i raid israeliani che non risparmiano una popolazione civile già stremata dal blocco degli aiuti umanitari. Sono oltre 970 i palestinesi uccisi nelle ultime 48 dagli attacchi di Tel-Aviv, secondo il ministero della Sanità locale.
Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha lanciato un chiaro avvertimento: sarà necessaria una rapida evacuazione degli abitanti di Gaza dalle zone di combattimento e ha minacciato la completa distruzione e devastazione dell'enclave se gli ostaggi israeliani non saranno rilasciati e il movimento palestinese Hamas non sarà espulso.
"Questo è l'ultimo avvertimento per la gente di Gaza... Gli attacchi dell'aeronautica militare contro i terroristi di Hamas sono stati solo il primo passo. Ciò che verrà dopo sarà molto più difficile e dovrete pagare il prezzo intero. L'evacuazione della popolazione dalle zone di combattimento ricomincerà presto. Se tutti gli israeliani rapiti non saranno rilasciati e Hamas non sarà espulsa dalla Striscia di Gaza, Israele agirà con una forza che non avete mai visto prima", ha detto Katz in un discorso ai residenti della Striscia di Gaza.
La ripresa dei bombardamenti ha portato a un'ondata di violenza senza precedenti. Un paramedico di Gaza, Sofian Ahmed, ha descritto scene di orrore, con corpi smembrati e veicoli civili colpiti dagli attacchi israeliani. "Siamo rimasti inorriditi nel vedere che all'interno del veicolo c'erano cinque martiri, bruciati e smembrati", ha raccontato ad Al Jazeera. La città di Rafah, nel sud della striscia, è particolarmente colpita, con bombardamenti che avvengono 24 ore su 24.
Nel mentre gli ospedali dell’enclave sono al limite delle loro capacità. Marwan al-Hams, direttore degli ospedali da campo del Ministero della Salute di Gaza, ha dichiarato che chiunque subisca ferite gravi è "condannato a morire" a causa della mancanza di risorse mediche. Da 18 giorni, Israele ha bloccato l'ingresso di aiuti umanitari, compresi cibo e medicinali, aggravando ulteriormente la crisi. L'elettricità è stata tagliata a un impianto di desalinizzazione dell'acqua, lasciando migliaia di persone senza accesso all'acqua potabile.
Al contempo, il corridoio di Netzarim è stato rioccupato dalle forze israeliane dopo il ritiro avvenuto il mese scorso come parte dell'accordo di cessate il fuoco. Il percorso, che si estende per circa 500 metri, è diventato un punto di controllo militare centrale per Israele, dividendo Gaza in due zone separate. La mossa è stata interpretata come una chiara violazione dei termini del cessate il fuoco e ha provocato ulteriori spostamenti forzati della popolazione civile. Migliaia di palestinesi che avevano tentato di tornare alle loro case nel nord di Gaza si trovano ora bloccati, mentre quelli nel sud non possono raggiungere i propri cari.
Hamas riferisce che “non ha chiuso la porta ai negoziati, ma insistiamo sul fatto che non c’è bisogno di nuovi accordi”. Ne ha parlato all’agenzia di stampa Afp un leader del movimento, Taher al-Nounou, specificando che “non abbiamo precondizioni, ma chiediamo che Israele sia costretto a cessare immediatamente le ostilità e ad avviare la seconda fase dei negoziati” previsti dall’accordo di tregua entrato in vigore il 19 gennaio, ha aggiunto. Già ieri, il portavoce del movimento Abdel-Latif al-Qanoua aveva affermato che Hamas “continuerà a trattare in modo flessibile e positivo con i mediatori per respingere l’aggressione”.
Secondo il professore associato alla LUISS, Alessandro Orsini, non perché Hamas si è rifiutato di restituire gli ostaggi, bensì, “perché Netanyahu non aveva un interesse a passare alla seconda fase che prevedeva il ritiro dei soldati israeliani dal corridoio Filadelfia e, progressivamente, il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza. Sono saltati perché Netanyahu, per tutto il tempo della tregua, ha continuato a massacr [...] i civili palestinesi in Cisgiordania; sono saltati perché Netanyahu ha dichiarato: ‘Non intendo rispettare l’accordo che ho preso di liberare il corridoio Filadelfia in cambio degli ostaggi’”, ha scritto sulla sua pagina facebook.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha espresso "profonda tristezza e shock" per l'uccisione di membri del personale ONU a Gaza, che ha portato il numero totale di operatori delle Nazioni Unite uccisi dal 7 ottobre 2023 a 280. Guterres ha chiesto un'indagine completa sugli attacchi e ha ribadito che le sedi delle Nazioni Unite devono essere protette in base al diritto internazionale.
Anche il re di Giordania Abdullah II e il presidente francese Emmanuel Macron hanno espresso preoccupazione. Durante una conferenza stampa congiunta a Parigi, Macron ha definito la ripresa degli attacchi israeliani "un passo drammatico indietro", sottolineando l'urgente necessità di un cessate il fuoco immediato. Il re Abdullah ha avvertito che l'escalation di violenza nella Cisgiordania occupata potrebbe compromettere ulteriormente i progressi verso la pace.
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