Da Mosca arriva finalmente la risposta all’invito negoziale per una tregua di 30 giorni, stabilito a Gedda tra la delegazione ucraina e quella statunitense. Il presidente russo Vladimir Putin, che ieri si era mostrato in mimetica visitando i soldati in prima linea nel Kursk, si è detto pronto ad un cessate il fuoco in Ucraina, ma ha sottolineato la necessità di affrontare alcune questioni cruciali:
tra queste, la più urgente riguarda il controllo del territorio conteso, in particolare la zona di Kalinin nella regione di Kursk. "Se interrompiamo le azioni militari per 30 giorni, cosa significa? Che tutti quelli che sono lì se ne andranno senza combattere? Dovremmo lasciarli andare dopo che hanno commesso crimini contro i civili? O la leadership ucraina darà loro l’ordine di deporre le armi?", ha detto il leader russo, parlando al Gostiny Dvor di Mosca.
Un’altra questione cruciale è il rischio che Kiev utilizzi il cessate il fuoco temporaneo per prendere tempo e riorganizzare le proprie forze.
“Sarà consentito all’Ucraina di proseguire con la mobilitazione forzata e la ricezione di armi, così da addestrare nuove unità, oppure no? – ha proseguito – Chi darà l’ordine di cessare le ostilità? E quale valore avrà questo ordine su una linea di contatto lunga 2.000 chilometri? Chi deciderà se c’è stata una violazione e chi verrà ritenuto responsabile?”, ha continuato il leader del Cremlino, chiedendosi come verranno gestite le altre aree lungo i 2000 chilometri della linea di contatto.
Dubbi, quelli del leader russo, che trovano non pochi fondamenti. Ne dà prova lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ieri ha riconfermato di non essere disposto a fare alcuna concessione a Mosca sulle regioni acquisite.
Kiev “non riconoscerà come territorio russo i territori occupati… Questa è la linea rossa più importante. Non lasceremo mai che nessuno dimentichi questo crimine contro l’Ucraina”, ha detto durante una conferenza stampa a Kiev sottolineando che “questa è la nostra lotta per l’indipendenza” e “la nostra gente sta combattendo per questo. Nessuno lo dimentica”.
Dichiarazioni che, evidentemente rendono irrealizzabile una tregua a tempo indeterminato: Mosca non accetterà mai di arretrare dai suoi territori russofili per i quali ha sacrificato centinaia di migliaia di uomini mentre, tra l’altro, avanza inesorabilmente sul campo di battaglia ed è prossima a riconquistare la regione di Kursk.
A questo proposito, secondo Reuters, la Russia ha presentato agli Stati Uniti le principali condizioni per l’avvio dei negoziati di pace con l’Ucraina. Tra queste, spiccano il rifiuto dell’Ucraina di aderire alla NATO, garanzie formali che non verranno dispiegate truppe straniere sul suo territorio dopo la fine del conflitto, e il riconoscimento internazionale della sovranità russa sulla Crimea e sulle regioni di Kherson, Zaporizhzhia, Lugansk e Donetsk. condizioni che sarebbero state comunicate durante una serie di incontri tra Russia e Stati Uniti svoltisi nelle ultime tre settimane, antecedenti all’annuncio della proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni.
Le prime reazioni di Kiev alle parole di Putin non sono concilianti.
“Questo è il comportamento tipico della Russia in politica estera, ‘siamo pronti al cessate il fuoco, ma ci sono sfumature’. È importante capire che la strategia dell’informazione russa è volta in ogni caso ad accusare l’Ucraina per le sue stesse violazioni, facendo richieste strane e facendo le stesse cose che ha fatto durante i negoziati di Minsk. Questa è la loro tattica, mentire e accusare”, ha protestato Andriy Kovalenko, capo del centro contro la disinformazione del Consiglio di sicurezza nazionale e difesa ucraino.
"Ora abbiamo tutti sentito dalla Russia parole molto prevedibili e molto manipolative da parte di Putin in risposta all'idea del silenzio sul fronte - in realtà sta preparando un rifiuto (all’offerta di cessate il fuoco – ndr) fin da ora”, ha aggiunto Zelensky, citato da Unian.
Da Washington Trump si è invece detto fiducioso: “Da Putin una dichiarazione molto promettente sulla tregua”, ha dichiarato, secondo quanto riportato da Bloomberg.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha affermato di non credere che le parole degli alleati della NATO degli Stati Uniti sulla minaccia di un attacco alla Russia siano giustificate.
"No... Non credo che ciò accadrà", ha detto ai giornalisti prima di un incontro con il segretario generale dell’Alleanza, Mark Rutte.
Nel frattempo, tuttavia, il tycoon ha deciso di inasprire le sanzioni per attuare una pressione maggiore su Mosca. Lo riporta la CBS News che cita fonti, secondo cui l'amministrazione Trump sta imponendo ulteriori restrizioni ai settori petrolifero, del gas e bancario russo, limitando ulteriormente l'accesso della Russia ai sistemi di pagamento statunitensi.
Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha revocato la licenza dell'amministrazione Biden, che le consentiva di continuare alcune transazioni che coinvolgevano banche russe sanzionate. D'ora in poi le banche non avranno più accesso ai sistemi di pagamento americani per le grandi transazioni legate all'energia.
Mosca avanza verso Kramatorsk e Konstantinovka
Mentre Mosca cattura gli ultimi villaggi rimasti in mano agli ucraini nel Kursk, continua ad avanzare anche nel Donbass. Nelle ultime ore le forze armate russe (VSRF) hanno superato il canale Seversky Donets-Donbass e occupando il villaggio di Novomarkovo.
Un successo militare che avvicina le forze armate russe al controllo delle comunicazioni tra Kramatorsk e Konstantinovka, due città chiave nella regione.
Kramatorsk, è una città di grandi dimensioni e parte di una vasta agglomerazione urbana, il che la rende un obiettivo complesso da conquistare in questa fase del conflitto. La strategia russa dunque potrebbe avere un duplice scopo: distrarre le forze ucraine: costringere l’esercito ucraino a spostare risorse verso un fronte precedentemente tranquillo, indebolendo così le difese in altre aree critiche, oppure preparare un’offensiva su Konstantinovka: Isolare le unità ucraine schierate tra Chasov Yar e Toretsk, facilitando un futuro attacco a Konstantinovka, un importante nodo logistico per le forze ucraine.
Foto © Imagoeconomica
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