I colloqui di Gedda – che hanno sancito la disponibilità di Kiev a un cessate il fuoco do 30 giorni in cambio della revoca allo stop delle forniture di armi americane e della condivisione d’intelligence – attendono ora la risposta di una leadership russa, al momento scettica rispetto all’idea di accettare a scatola chiusa una sospensione temporanea dei combattimenti.
Certamente non è stato di buon auspicio il massiccio attacco di droni lanciato proprio ieri contro Mosca, accompagnato dall’accelerazione del riarmo europeo che ha ricevuto oggi il via libera dal parlamento UE con on 419 pareri favorevoli, 204 contrari e 46 astenuti.
“L’Europa e il Regno Unito vogliono che il conflitto in Ucraina continui e alzano ulteriormente la posta in gioco”, ha denunciato il ministro degli Esteri della Russia, Sergej Lavrov, in un’intervista rilasciata a blogger americani.
Sempre ieri una trentina di Paesi ha partecipato alla riunione promossa dal presidente francese Emmanuel Macron dei capi di stato maggiore degli eserciti europei e della Nato, per definire la cosiddetta 'coalizione dei volonterosi', pronti a garantire le condizioni di una futura pace in Ucraina.
Il ministro degli Esteri russo ha messo in evidenza il rifiuto di Mosca a qualunque forza di “peacekeeping” di Paesi Nato, un segnale chiaro – secondo Lavrov – che il vecchio continente aspira ad una prosecuzione del conflitto “e stanno preparando qualcosa per spingere Washington ad azioni aggressive contro la Russia".
Rivendicazioni, quelle del ministro, che rientrano chiaramente nella sfera delle garanzie di sicurezza da tempo richieste da Mosca che hanno innescato il conflitto. È stato lo stesso ex segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ad ammettere alla Commissione Affari Esteri del parlamento UE, nel settembre 2023, che Putin ha attaccato l’Ucraina per evitare di avere l’Alleanza più vicina ai suoi confini.
“La presenza di truppe dei Paesi della Nato sul territorio ucraino, sotto qualsiasi bandiera e in qualsiasi veste, compresi i peacekeeper, sarebbe una minaccia per la Russia… Vogliono che questa forza sia composta da Paesi che ci hanno dichiarato nemici: verranno lì come pacificatori? “, ha chiarito, aggiungendo che “nessuno parla con noi; continuano a ripetere ‘nulla sull’Ucraina senza l’Ucraina’, ma fanno tutto contro la Russia senza la Russia“.
Lavrov ha parlato anche di frontiere. “L’Ucraina avrebbe mantenuto i confini del 1991, ma senza la Crimea e parte del Donbass, se le sue autorità avessero collaborato”. In particolare “Kiev avrebbe dovuto rispettare gli Accordi di Minsk“ che, di fatto, come ammesso dalla dall’ex cancelliere tedesco Angela Merkel, furono un tentativo "di dare tempo all'Ucraina "di ricostruire il suo esercito”.
Zelensky rivendica ancora i territori occupati e spera in misure punitive se Putin rifiuta la tregua
La leaderhsip ucraina non cerca la pace, ma una strada agevole per rinnovare il supporto statunitense alla guerra contro Mosca. Ne dà prova lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky che oggi ha riconfermato di non essere disposto a fare alcuna concessione a Mosca sulle regioni acquisite.
Kiev “non riconoscerà come territorio russo i territori occupati… Questa è la linea rossa più importante. Non lasceremo mai che nessuno dimentichi questo crimine contro l’Ucraina”, ha detto durante una conferenza stampa a Kiev sottolineando che “questa è la nostra lotta per l’indipendenza” e “la nostra gente sta combattendo per questo. Nessuno lo dimentica”.
Zelensky dimentica che la sua stessa popolazione è più interessata alla fine della guerra, piuttosto che ai territori. Secondo un’indagine SOCIS, solo il 14,7% degli intervistati ritiene che i combattimenti dovrebbero essere continuati fino a quando i confini del 1991 non dovrebbero essere ripristinati, mentre il 10,2% accetta di completare il conflitto sulla base del ritorno ai confini a partire dal 23 febbraio 2022. Allo stesso tempo, un sondaggio Gallup sottolinea che una media del 52% degli ucraini vorrebbe vedere il loro paese negoziare la fine della guerra il prima possibile e solo quattro su 10 ucraini (38%) credono che debba continuare a combattere fino alla vittoria.
Volodymyr Zelensky
In ogni caso Mosca non accetterà mai di arretrare dai suoi territori russofili per i quali ha sacrificato centinaia di migliaia di uomini mentre, tra l’altro, avanza inesorabilmente sul campo di battaglia ed è prossima a riconquistare la regione di Kursk.
È evidente, dunque, che il leader ucraino, confinando nel rifiuto di Vladimir Putin nel cessate il fuoco spera in un’escalation delle misure punitive statunitensi contro Mosca per costringerla alla resa, senza disdegnare una possibile Terza Guerra Mondiale.
Se Mosca dice no alla tregua mi aspetto misure forti dagli Usa, ha detto l’ex comico, specificando che “stiamo parlando di sanzioni (contro la Russia) e di rafforzamento dell’Ucraina”.
Il professore associato alla LUISS, Alessandro Orsini, su Sicurezza Internazionale, ha espresso pessimismo alla risoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina – tramite questa cessazione temporanea delle ostilità – anche perché la Casa Bianca, dopo aver ottenuto il consenso di Zelensky per una tregua, ha ripreso a fornire armi all’Ucraina, nonostante sia stato proprio l’armamento dell’Ucraina a scatenare la guerra. La Russia insiste sulla necessità di disarmare l’Ucraina, soprattutto considerando le recenti incursioni ucraine in territorio russo, come l’invasione della regione di Kursk e i bombardamenti di città russe, compresi attacchi mirati contro civili e infrastrutture energetiche. L’Ucraina, inoltre, ha dimostrato di possedere una capacità tecnologica avanzata, con droni in grado di colpire obiettivi lontani, incluso il Cremlino, il che rende improbabile che la Russia accetti una fine del conflitto che lasci intatto il potenziale militare ucraino.
Putin accetterebbe una tregua, secondo Orsini, “soltanto se Trump ha fatto una serie di concessioni smisurate a Putin in gran segreto durante i recenti abboccamenti tra Lavrov e Rubio a Riad”.
Bloomberg: Putin accetterà una tregua alle sue condizioni
A questo proposito, Bloomberg, citando alcune fonti, sostiene che Vladimir Putin accetterà probabilmente la tregua ma alle sue condizioni e potrebbe cercare di ritardare la cessazione delle ostilità con l’Ucraina per assicurarsi le condizioni più favorevoli per Mosca. Secondo la pubblicazione il Cremlino ritiene inaccettabili le condizioni concordate a Gedda e potrebbe chiedere la sospensione delle forniture di armi all’Ucraina come condizione per il cessate il fuoco.
A livello ufficiale, il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha osservato che Mosca “non vuole correre troppo sulla questione”, aggiungendo che Russia e Stati Uniti hanno programmato dei contatti nei prossimi giorni, durante i quali si aspetta di ricevere informazioni complete sull'incontro svoltosi in Arabia Saudita tra la delegazione ucraina e quella americana.
Anche secondo l'ambasciatore russo in Francia, Alexey Meshkov, è troppo presto per parlare di una fine temporanea dei combattimenti, ma è entrato più nei dettagli.
“Tutti conoscono già le richieste della Russia: rinuncia alla NATO, niente truppe NATO in Ucraina e niente esercitazioni congiunte con la NATO. La Russia non accetterà mai l'invio di truppe da parte di paesi che stanno conducendo una guerra per procura contro la Russia, tra cui la Francia. Gli accordi devono effettivamente garantire la sicurezza della Russia. La smilitarizzazione e la denazificazione dell'Ucraina devono essere realizzate come previsto dagli accordi di Istanbul”, ha chiarito Meshkov alla pubblicazione francese BFMTV.
Intanto Donald Trump, parlando ai giornalisti nello Studio Ovale, ha dichiarato che la Russia potrebbe affrontare sanzioni “devastanti” se decidesse di proseguire la guerra e rifiutare la proposta di tregua di 30 giorni. “Ci sono misure che potremmo adottare, e non sarebbero piacevoli dal punto di vista finanziario”, ha affermato Trump, come riportato dalla BBC. “Sarebbe molto negativo per la Russia. Non voglio arrivare a questo, perché il mio obiettivo è ottenere la pace”.
Saranno le prossime ore a definire se i termini degli accordi di Gedda risponderanno alle richieste di Mosca.
Putin arriva nel Kursk: “sconfiggere gli ucraini il prima possibile”. Kiev: ci stiamo ritirando
Nel frattempo, Vladimir Putin è giunto a sorpresa nella regione di Kursk in mimetica per incalzare le truppe in prima linea per chiudere in fretta la partita con l’occupazione dell’Ucraina, forse per accelerare le condizioni favorevoli alla tregua.
Gli ucraini vanno sconfitti “il più presto possibile“, ha detto Putin, citato dalla Tass. A riceverlo c’era il capo di Stato maggiore, Valery Gerasimov, secondo il quale le forze ucraine sono circondate e vengono “distrutte metodicamente”. I comandi militari hanno affermato che è stato liberato finora l’86% del territorio occupato, e 24 insediamenti solo negli ultimi cinque giorni.
La situazione sta precipitando per le difese di Kiev e il comandante dell'esercito ucraino Oleksandr Syrsky ha lasciato intendere che le sue truppe si starebbero già ritirando. "Nella situazione più difficile, la mia priorità è stata e rimane quella di salvare le vite dei soldati ucraini. A tal fine, le unità delle forze di difesa, se necessario, manovrano verso posizioni più favorevoli", ha affermato su Facebook, utilizzando una frase solitamente usata sia dalla parte russa che da quella ucraina per indicare una ritirata.
ARTICOLI CORRELATI
Svolta a Gedda: Kiev accetta un cessate il fuoco di 30 giorni, la pace a lungo termine si allontana
A Riad Zelensky cerca di ingraziarsi Trump per scaricare le responsabilità della tregua su Mosca
Mosca: il riarmo europeo è una minaccia, prenderemo contromisure