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Il vecchio continente si riarma e Mosca si prepara a risposte simmetriche, proporzionali alla nuova minaccia che arriva da Bruxelles.
"Questa militarizzazione (dell’UE) avviene principalmente contro la Federazione Russa. Questo, ovviamente, potrebbe potenzialmente essere motivo di profonda preoccupazione per noi e potrebbe rendere necessaria l’adozione di misure appropriate per garantire la nostra sicurezza", ha affermato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov (in foto), commentando il piano di riarmo discusso ieri a Bruxelles.
Durante la giornata di ieri, il Consiglio europeo straordinario ha deciso di rafforzare la difesa del continente, sottolineando la necessità di aumentare le spese militari, sospendendo il Patto di stabilità e attivando la clausola di salvaguardia nazionale. La difesa dei confini è stata evidenziata come prioritaria.
Sono stati confermati cinque principi per una pace giusta in Ucraina: nessun negoziato senza il coinvolgimento dell'Ucraina, garanzie di sicurezza solide e credibili per Kiev, e il rispetto dell'indipendenza, sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina, il che implica il ritiro delle truppe russe dai territori occupati. Un assunto, quest’ultimo che implica necessariamente che Mosca ritiri le truppe da tutti i territori occupati. Di fatto, una proposta irricevibile per il Cremlino che decreta come il piano di “pace” europeo come un edulcorata risoluzione per un riarmo generalizzato volto a proseguire la guerra a tempo indeterminato con Mosca.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha definito questo momento uno "spartiacque" per l'Europa e l'Ucraina, sottolineando la necessità di proteggere il continente e di sostenere l'Ucraina nel raggiungimento di una pace duratura e giusta. Nonostante le divisioni interne, il Consiglio ha ribadito l'impegno per la difesa comune e il sostegno a Kiev.
Secondo Peskov, il tema della militarizzazione dell’Europa contrasta con gli sforzi per una soluzione pacifica del conflitto. In un eventuale dialogo sul disarmo, non si può ignorare l’arsenale nucleare europeo, un aspetto che ha guadagnato maggiore attenzione dopo le dichiarazioni conflittuali del presidente francese Emmanuel Macron, che l’altro ieri ha avocato la possibilità di offrire lo scudo atomico francese come deterrenza contro Mosca.
"L’attualità di prendere in considerazione questi arsenali è ora ancora maggiore rispetto al passato, considerando la recentissima dichiarazione del signor Macron sull’intenzione della Francia di garantire il proprio ombrello nucleare per la sicurezza degli Stati europei. Alcuni Stati europei, come abbiamo sentito ieri, si sono affrettati a sostenere questa idea", ha concluso. 


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Donald Trump © Imagoeconomica


Trump: più facile raggiungere un accordo con la Russia rispetto all’Ucraina

Nel frattempo Donald Trump continua a riconfermare la sua linea volta a raggiungere rapidi negoziati col Cremlino.  In una conferenza Stampa allo Studio Ovale ha dichiarato che, sebbene la Russia "abbia delle carte in mano", è più facile negoziare con essa rispetto all'Ucraina, che invece "non ha carte".
Secondo il leader americano, il presidente Vladimir Putin vuole porre fine alle ostilità.
A conti fatti, il leader del Cremlino si è detto disposto a discutere una tregua temporanea in Ucraina a condizione che si facciano progressi verso un accordo di pace definitivo.
A riportarlo è l’agenzia Bloomberg che cita alcune fonti russe, secondo cui per un accordo sulla cessazione ostilità ci dovrebbe essere una chiara intesa sui principi quadro dell’accordo di pace finale. La Russia insisterà – aggiunge la pubblicazione – affinché si stabiliscano i parametri di un’eventuale missione di peacekeeping, compreso l’accordo su quali Paesi vi prenderanno parte. La proposta – riportano le stesse fonti ­­– sarebbe stata trasmessa durante i colloqui dello scorso mese in Arabia Saudita tra alti funzionari russi e americani.
Dall’altra parte della barricata Volodymyr Zelensky ha dichiarato di volere “la pace il prima possibile", in vista dell’incontro tra Stati Uniti e Ucraina della prossima settimana che fa seguito alle critiche di Washington secondo cui il presidente ucraino si sarebbe rifiutato di negoziare con Mosca. “Un lavoro molto intenso con il team del presidente Trump è andato avanti per tutto il giorno a diversi livelli, con molte chiamate. Il tema è chiaro: la pace il prima possibile”, ha ribadito Zelensky nel suo discorso quotidiano trasmesso sui social media. Il leader ucraino non era mai stato tanto incline nel venire incontro alle istanze pacifiste della nuova amministrazione statunitense. Complice del dietrofront ucraino dall’irremovibile posizione contraria a qualsiasi trattativa con Putin, vi è certamente la decisione del tycoon di sospendere le forniture militari e la trasmissione di dati di intelligence al Paese. L'American Aerospace Company Maxar Technologies ha già privato gli utenti ucraini di accesso alle loro immagini satellitari. L’Ucraina combatte praticamente alla cieca, impossibilitata a scovare obiettivi strategici nelle retrovie russe e Mosca ne approfitta.
I raid lanciati ieri notte hanno colpito senza sosta le infrastrutture del gas e dell’energia in tutto il Paese. A seguito di una serie di pesanti bombardamenti da parte delle Forze armate russe, gli impianti di produzione di gas nella regione di Poltava hanno cessato le attività.
Il ministro dell’Energia Herman Halushchenko ha precisato che nell’attacco è stato colpito anche un edificio residenziale nella regione di Poltava e almeno due persone – un adulto e un bambino – sono rimaste ferite.
Lo stesso Trump, secondo Axios, si era mostrato furioso per i recenti bombardamenti della Russia, mentre si discute apertamente di una tregua, arrivando a minacciare nuove sanzioni su larga scala.
Come osservato dalla pubblicazione, tuttavia, le tariffe di Trump avranno una leggera influenza, poiché gli Stati Uniti hanno importato beni dalla Federazione Russa di soli 3 miliardi nel 2024 e la maggior parte delle sanzioni sono già state introdotte in precedenza.


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Rispondendo a una domanda sull'assistenza militare degli Stati Uniti all'Ucraina (attualmente sospesa), il miliardario newyorchese ha dichiarato di "voler sapere se desiderano una soluzione", e solo allora il sostegno potrebbe riprendere.
Devo sapere che vogliono un accordo. Non so se vogliono un accordo. Se non vogliono, ce ne andiamo perché noi vogliamo che lo facciano”, ha detto il tycoon, rispondendo alla domanda che evocava la possibilità di dotare Kiev di difese aeree per impedire a Putin di colpirla. “Penso che (Putin) stia facendo quello che farebbe chiunque altro… E penso che lo stia colpendo (Zelensky con più forza – ndr) di quanto non abbia mai fatto prima. E penso che probabilmente chiunque in quella posizione farebbe la stessa cosa adesso”, ha poi concluso, senza scomporsi dei suoi propositi riconcilianti con l’omologo russo.
Il vero dilemma sarà se Zelensky si lascerà influenzare dalle lusinghe europee volte ad un riarmo senza precedenti pur di non abbandonare la causa ucraina al suo destino di compromesso.


Gli ucraini accerchiati nel Kursk cadono in una sacca

Nel frattempo si aggravano precipitosamente le posizioni ucraine in prima linea, in particolare nel Kursk. Fonti ucraine hanno riferito che circa 8.000 militari sono rimasti intrappolati nella sacca operativa nella regione, in quello che molti esperti militari stanno già definendo il primo accerchiamento di tali dimensioni dall'inizio della guerra. La comunicazione con queste unità è stata completamente interrotta, rendendo praticamente impossibile per loro tentare una via di fuga.
“Le truppe ucraine verranno molto probabilmente ritirate dalla regione russa di Kursk entro due settimane”, scrive il The New York Post.
Un video circolato online mostra i resti di un gruppo tattico della 95° divisione aviotrasportata ucraina, completamente annientato dai russi durante un fallito tentativo di fuga dalla zona accerchiata. Questo episodio rappresenta solo uno dei numerosi scontri che hanno visto le forze ucraine subire pesanti perdite.
Secondo analisi politico-militari, l'Ucraina si trova di fronte a una scelta difficile: continuare a combattere in una situazione sempre più insostenibile o ritirarsi per evitare ulteriori perdite. Mantenere la testa di ponte di Kursk potrebbe avere senso solo come merce di scambio in eventuali negoziati futuri, ma il rischio di perdere un numero significativo di truppe esperte potrebbe indebolire gravemente il potenziale militare ucraino in altre regioni.
I rapporti dei militari russi nella regione di Kursk descrivono una situazione caotica tra le fila ucraine. Le forze ucraine hanno subito gravi perdite e hanno iniziato a ritirarsi in modo disordinato da Malaya Lokhnya, abbandonando mezzi di trasporto, armi, munizioni e persino militari feriti. Durante la fuga, i reparti ucraini hanno perso coordinamento e comunicazione, portando a scontri a fuoco tra le stesse unità. In alcuni casi, i militari hanno scambiato i propri commilitoni per nemici, causando vittime per fuoco amico.
Alcuni reparti stanno tentando di raggiungere il villaggio di Kazachya Loknya, mentre altri si disperdono nei campi e nelle aree forestali. Due scontri a fuoco tra unità ucraine sono scoppiati nelle foreste vicino a Kazachya Loknya, aggravando ulteriormente la situazione.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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