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Prosegue l’iter negoziale tra Russia e Stati Uniti, volto a porre definitivamente fine al conflitto in Ucraina. Un nuovo passo è stato compiuto a Istanbul, dove le rispettive delegazioni si sono incontrate faccia a faccia in un colloquio durato sei ore e mezza.
Sulla base dei risultati dell'incontro, il segretario di Stato americano, Marco Rubio, e il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, hanno concordato di creare le condizioni per un completo rinnovamento della cooperazione bilaterale, eliminare le restrizioni nel lavoro delle ambasciate e avviare il processo di risoluzione della situazione nel Paese.
Il presidente russo Vladimir Putin ha espresso il suo plauso per i negoziati, elogiando i risultati ottenuti.
I primi contatti di Mosca con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sono carichi di speranza. I partner americani dimostrano pragmatismo e il desiderio di abbandonare i vecchi cliché”, ha dichiarato il leader del Cremlino durante una riunione del Collegio dell'FSB. Tuttavia, Putin ha osservato che parte delle élite occidentali "è orientata a preservare l'instabilità nel mondo. Queste forze cercheranno di interrompere o compromettere il dialogo che è iniziato”, ha aggiunto, in un chiaro riferimento alla posizione di alcuni falchi europei, ancora irremovibili nel sostenere la pace attraverso la forza.
La Russia non ha mai respinto l'idea di risolvere pacificamente il conflitto ucraino”, ha concluso Putin, citato da Ria Novosti.
A guidare le posizioni più intransigenti verso Mosca c’è il primo ministro britannico, Keir Starmer, oggi in visita alla Casa Bianca per cercare di convincere il miliardario newyorchese che la pace in Ucraina sarà duratura solo se Kiev e i leader europei saranno al tavolo dei negoziati insieme alla Russia.
Il riavvicinamento di Trump con la Russia ha sconvolto gli storici alleati dell'America in Europa, lasciandoli disorientati di fronte alla determinazione del tycoon nel rivedere drasticamente la politica estera statunitense.
Starmer si dice ancora convinto di una svolta sul campo di battaglia. "Per l'Ucraina, ci impegneremo a fondo per raggiungere un accordo vantaggioso, in modo che possano recuperare il più possibile del territorio perduto".
Tuttavia, secondo Erik Prince, fondatore della compagnia militare privata Blackwater, le possibilità di riconquistare il terreno perduto sono praticamente nulle.
Avrebbero dovuto concludere un accordo un anno e mezzo fa. Ora stanno combattendo una guerra di logoramento, simile a quella di trincea della Prima Guerra Mondiale, ma con l'aggiunta di droni di precisione e missili, che rendono il campo di battaglia ancora più letale”, ha affermato in un’intervista citata da Clash Report.
Recentemente, il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha ammesso davanti alla commissione per gli affari esteri del Parlamento europeo che l’Ucraina non è in condizione di negoziare da una posizione di forza. Ha inoltre sottolineato che la Russia, in soli tre mesi, sta producendo militarmente "quanto tutta la NATO produce in un anno, da Los Angeles ad Ankara".
Sia il primo ministro britannico che il suo omologo francese, Emmanuel Macron, hanno accettato di inviare truppe di peacekeeping per una potenziale missione di mantenimento della pace in Ucraina. A tal proposito, Starmer ha confermato che mercoledì si terrà nel Regno Unito una riunione di leader internazionali, alla quale parteciperà anche Zelensky.
Abbiamo avuto ottimi colloqui con Russia e Ucraina. È necessario raggiungere un accordo di pace prima di inviare i peacekeeper”, ha dichiarato Donald Trump durante un incontro con Starmer nello Studio Ovale, esprimendo fiducia in un imminente cessate il fuoco.
Tuttavia, l’ipotesi di inviare truppe europee per sostenere un cessate il fuoco è stata già respinta da Mosca. Secondo Lavrov, “i Paesi europei, in particolare Francia e Gran Bretagna, stanno discutendo questa possibilità senza consultare la Russia… Il loro obiettivo è inasprire ulteriormente il conflitto”.


Kiev parla di inconcepibili concessioni territoriali alla Russia

Nel frattempo, Kiev continua a giocare le sue carte per evitare di ammettere la sconfitta sul campo militare. “È davvero ridicolo che la Russia si appelli alla sua Costituzione per giustificare l'annessione di cinque regioni ucraine, mai riconosciuta da nessuno”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Georgiy Tykhy, replicando alle dichiarazioni del portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, che aveva escluso qualsiasi negoziato sulle regioni di Crimea, Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Luhansk.
Allo stesso tempo, il capo della Direzione principale dell'intelligence del ministero della Difesa ucraino, Kirilo Budanov, ha parlato della possibilità di una tregua, ma ha espresso scetticismo sul raggiungimento della pace. In un'intervista esclusiva all'agenzia di stampa "Ukrinform", Budanov ha sottolineato che, nonostante le iniziali previsioni russe di una rapida vittoria, l'invasione si è trasformata in un conflitto prolungato. Ha inoltre affermato che l'esercito professionale russo è stato in gran parte decimato entro il 2023, costringendo la Russia a fare affidamento su forze mobilitate rapidamente, spesso con solo due settimane di addestramento.
Curiosamente, è lo stesso Budanov che qualche settimana fa aveva annunciato “processi molto pericolosi per l’esistenza stessa del Paese”, se i combattimenti fossero proseguiti fino all’estate.
La Russia, secondo alcune fonti, sarebbe sconfitta e debolissima, ma è ancora in grado di minacciare l’intera NATO. Parola del comandante dell’Alleanza in Europa, Christopher Cavoli, che in un’intervista a Spiegel lo scorso ottobre ha dichiarato che “l’esercito russo, al termine della guerra, ne uscirà più forte di prima”.
Secondo il quotidiano The Hill, senza il sostegno degli Stati Uniti, la Russia potrebbe avanzare in modo significativo già nel 2025, mentre l’Ucraina si troverebbe a corto di armi e risorse. Entro il 2030, Mosca potrebbe trovarsi in una posizione tale da minacciare non solo l’Ucraina, ma anche di lanciare attacchi oltre i suoi confini, destabilizzando ulteriormente la regione.
Proiezioni simili sono state avanzate dal quotidiano tedesco Bild, citando una dichiarazione dell'ispettore generale delle forze armate tedesche, Carsten Breuer. Secondo la fonte, una data cruciale sarà il 2029, anno in cui si saranno create le condizioni ottimali affinché la Russia possa iniziare una guerra contro l’intera NATO.


Economist: Zelensky non firmerà accordo con gli USA senza garanzie di sicurezza

Nel frattempo, il settimanale The Economist rivela che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non sarebbe disposto a siglare un nuovo accordo con gli Stati Uniti senza ottenere adeguate garanzie di sicurezza. L’attuale bozza dell’accordo non include il piano da 500 miliardi di dollari proposto dall’ex presidente statunitense Donald Trump, né prevede un controllo totale degli Stati Uniti sul fondo. La proprietà sarà invece ripartita in modo proporzionale ai contributi di entrambe le parti. Una clausola iniziale, che avrebbe obbligato l’Ucraina a restituire il doppio degli aiuti ricevuti, è stata rimossa dopo che Zelensky l’aveva definita "il debito di dieci generazioni di ucraini".
Tuttavia, secondo la pubblicazione, rimangono aperti alcuni nodi cruciali, in particolare riguardo al controllo del fondo. Gli Stati Uniti potranno gestire "la quantità massima consentita dalla propria legge", un aspetto che potrebbe entrare in conflitto con il principio di ripartizione proporzionale. L’accordo attuale si limita a garantire una "protezione reciproca degli investimenti", mentre le garanzie di sicurezza richieste da Zelensky non sono ancora state definite.

In foto di copertina: i primi negoziati in Turchia tra Ucraina e Russia © Imagoeconomica

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