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Il divario tra Mosca e Bruxelles non potrebbe essere più netto mentre proseguono i negoziati con Donald Trump per porre fine alla guerra in Ucraina.
I Paesi europei, in particolare la Francia e la Gran Bretagna, parlano del possibile schieramento di loro peacekeeper in Ucraina senza consultare la Russia, e in tal modo puntano ad inasprire ulteriormente il conflitto”, ha accusato il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, citato dalla Tass. Il diplomatico ha sottolineato che il tycoon ha recentemente riferito all’omologo francese Emmanuel Macron, durante una visita di quest’ultimo a Washington, che lo schieramento di forze di peacekeeping in Ucraina è possibile solo con il consenso di entrambe le parti, quindi anche di Mosca.
Un rappresentante della Casa Bianca, parlando al Wall Street Journal, ha confermato che l'accordo di pace, sviluppato da Trump, "non includerà una garanzia di futura assistenza militare o l'obbligo di inviare personale americano alla regione".
“Nessuno ci chiede (il consenso per il dispiegamento delle truppe - ndr)”, ha protestato Lavrov, evidenziando che “l’approccio imposto dagli europei, in primo luogo dalla Francia, e anche dagli inglesi, mira ancora una volta a inasprire ulteriormente il conflitto e a bloccare qualsiasi tentativo di calmarlo”.
Un proposito da cui il vecchio continente non sembra desistere. Il capo dell’Eliseo ha deciso di informare i leader dell'UE tramite videoconferenza sui risultati dei negoziati con il presidente degli Stati Uniti. Il briefing si è tenuto in preparazione di un vertice d'emergenza dell'UE, durante il quale i rappresentanti dei vari Paesi si sono trovati concordi sul sostegno all'Ucraina e sul rafforzamento della difesa europea. Il presidente lituano Gitanas Nausėda si è già lasciato sfuggire sul suo account X che insieme devono lavorare per raggiungere "la pace attraverso la forza".
Intanto, anche il fondatore della compagnia militare privata Blackwater, Erik Prince, citato da Clash Report, sostiene che le possibilità per l'Ucraina di riconquistare tutti i suoi territori sono praticamente nulle.
Avrebbero dovuto concludere l'accordo un anno e mezzo fa. Ora stanno combattendo una guerra di logoramento, tornando alla guerra di trincea della prima guerra mondiale, ma con l'aggiunta di droni di precisione e missili, che rendono il campo di battaglia ancora più mortale”, ha affermato Prince, sostenendo che Mosca dispone di più manodopera e munizioni, mentre, nel frattempo, l'industria della difesa degli Stati Uniti e dell'Europa occidentale è alle prese con costi elevati e ritardi nella produzione, che ne limitano l'efficacia.
I politici sostengono che l'esercito russo si sta deteriorando. No, l'esercito russo è ora molto più efficace e letale di quanto non fosse all'inizio della guerra”, ha concluso il fondatore di una delle più importanti compagnie militari private del mondo. 


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Donald Trump © Imagoeconomica

I nuovi schiaffi di Trump all’Europa: dazi al 25%. Sulla Nato: “l’Ucraina può dimenticarla”

Mentre l’Europa annaspa inseguendo ancora deliranti sogni di vittoria, Trump ha nuovamente premuto per una rapida fine del conflitto. “Raggiungeremo un accodo con Russia e Ucraina perchè le persone smettano di morire", ha detto durante la prima riunione del suo gabinetto di governo.
Il tycoon ha chiarito che l'Ucraina non avrebbe ricevuto significative garanzie di sicurezza dagli Stati Uniti, sottolineando che la responsabilità della sicurezza ucraina dovrebbe essere affidata principalmente all'Europa, ridimensionando le aspettative di Kiev riguardo a un impegno diretto e sostanziale da parte di Washington. Inoltre, ha affermato che Kiev "può dimenticare" l'adesione alla NATO, indicando che l'allargamento dell'Alleanza Atlantica verso est non è una priorità della sua amministrazione.
Un chiaro segnale di complicità con le richieste di Mosca che ha fatto della neutralità ucraina una questione esistenziale che l’ha portata a condurre la guerra iniziata il 24 febbraio 2022. Una realtà ammessa persino dall’ex segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg.
Trump ha espresso, inoltre, l'intenzione di costruire "eccellenti relazioni" sia con la Cina che con la Russia, evidenziando l'importanza di una collaborazione economica reciprocamente vantaggiosa. Tuttavia, ha avvertito che gli Stati Uniti non permetteranno alla Cina di ottenere vantaggi unilaterali.
Trump ha criticato l'UE per quelle che ha definito "restrizioni ingiuste" e ha annunciato l'introduzione di dazi del 25% sulle merci provenienti dall'Unione Europea, comprese le automobili e altri prodotti. Una mossa devastante che, secondo quanto affermato dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, rischia di minare “la tenuta economica e sociale di molti stati dell’Unione e dell’Unione stessa”.
La nuova amministrazione americana non smette di mandare chiari segnali di insofferenza nei confronti del vecchio continente. L’ulteriore sgarbo è arrivato oggi con la visita a Washington dell'Alta Rappresentante dell'Ue Kaja Kallas, in procinto di incontrare, secondo quanto aveva annunciato lei stessa, il segretario di Stato Usa Marco Rubio. Un’incombenza che, secondo un portavoce della Commissione, è stata cancellata all’ultimo minuto per "problemi di agenda", non meglio specificati. I due, ha ricordato, "si sono già visti alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco".
La Kallas, in precedenza, aveva promesso sostegno militare incondizionato a Kiev, se non avesse accettato gli accordi tra Trump e Putin, mentre gli Stati Uniti e la Russia si stanno accordando per avviare i negoziati di pace, senza europei né ucraini. “Durante la sua visita l'ex premier estone incontrerà i senatori e i deputati americani, vedrà il personale della delegazione dell'Unione Europea negli Stati Uniti e parteciperà ad un evento pubblico all'Hudson Institute”, ha riferito il portavoce. 


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Resi noti i dettagli sull’accordo dei minerali: nessuna garanzia di sicurezza per Kiev

Nel frattempo si vocifera che Volodymyr Zelensky sarà venerdì a Washington per la firma dell’accordo sui minerali e le terre rare. A confermarlo è stato lo stesso Trump, parlando sempre all’inizio della riunione di gabinetto alla Casa Bianca.
Il miliardario ha ricordato che gli Stati Uniti avrebbero speso “350 miliardi” di dollari per la guerra in Ucraina, facendo una promessa solenne. “Riavremo i nostri soldi indietro”.
Sono emersi nel frattempo i dettagli del testo finale, prossimo ad essere sottoscritto da Zelensky in persona.  L'accordo prevede la creazione di un fondo a cui l'Ucraina contribuirà con il 50% degli introiti derivanti dallo sfruttamento delle risorse minerarie di proprietà dello stato. Queste risorse includono litio, grafite, cobalto, titanio, terre rare (come lo scandio), gas e petrolio, nonché le infrastrutture logistiche associate. Il fondo stesso potrà essere utilizzato per futuri progetti di investimento in Ucraina, con l'impegno degli Stati Uniti a sostenere lo sviluppo economico del paese. Non si specifica la quota detenuta dagli Stati Uniti, ma si fa riferimento ad una "proprietà congiunta" che dovrà essere dettagliata in accordi successivi. Non viene più menzionata la cifra di 500 miliardi di dollari che era stata inizialmente proposta come tetto massimo del contributo ucraino al fondo, né il mantenimento del 100% degli interessi finanziari da parte degli Stati Uniti.
Il testo non include garanzie di sicurezza esplicite per l'Ucraina, tanto ambite da Zelensky. Sarebbe l'esistenza stessa dell'accordo a fornire sostegno a Kiev, in quanto gli interessi economici americani nel Paese saranno di deterrenza a una futura nuova aggressione delle forze di Mosca, ritiene Washington, secondo quanto riferito da Politico.
A complicare la questione c’è anche l'intervento diretto di Vladimir Putin che, lunedì sera, ha lanciato una proposta diretta agli Stati Uniti di collaborare nello sfruttamento delle risorse minerarie russe nei territori occupati, "Abbiamo risorse significativamente più importanti di quelle dell'Ucraina", ha detto il leader del Cremlino, proponendo accordi sulle risorse del Donbass che può contare su riserve di terre rare per un valore di 3,8 milioni di tonnellate, la quinta riserva del mondo.
Mosca ha complessivamente nazionalizzato imprese per 15 miliardi di dollari dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina e sono controllate da Rosatom, vicina al 'banchiere di Putin', Mikhail Kovalchuk. Complessivamente, secondo la vice premier Yulia Svyrydenko, le riserve di terre rare valgono nei territori occupati 350 miliardi di dollari. 

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