Il cambio di passo attuato da Washington per attuare una via rapida d’uscita dal conflitto ucraino si esprime ora anche attraverso le Nazioni Unite. Gli Stati Uniti hanno infatti proposto all’Onu una risoluzione che chiede una “fine rapida” del conflitto in Ucraina ma non si dà alcuna menzione al ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino e manca ora la definizione della Russia come Paese ''aggressore''.
Il documento elaborato dagli Stati Uniti invoca la fine del conflitto, sottolineando il principio di non aggressione ed esprimendo profondo rammarico per la perdita di vite umane. La proposta, che sarà affiancata da una iniziativa europea, verrà presentata lunedì all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Un lasciapassare obbligato per Washington per chiudere un conflitto che rischia di deflagrare in una plateale sconfitta strategica, come evocato dallo stesso capo dei servizi segreti ucraini Kyrylo Budanov, annunciatore di “processi molto pericolosi per l’esistenza stessa del Paese”, se i combattimenti proseguiranno fino all’estate.
Su questo punto il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance è stato inequivocabile.
“Per tre anni, il presidente Trump e io abbiamo sostenuto due semplici argomenti: primo, la guerra non sarebbe iniziata se il presidente Trump fosse stato in carica; in secondo luogo, né l'Europa, né l'amministrazione Biden, né gli ucraini avevano una via per la vittoria. Era vero tre anni fa, era vero due anni fa, era vero l'anno scorso ed è vero oggi. I russi hanno un enorme vantaggio numerico in termini di uomini e armi in Ucraina, e questo vantaggio rimarrà indipendentemente da ulteriori pacchetti di aiuti occidentali. Di nuovo, i soccorsi stanno arrivando. Gli Stati Uniti mantengono un'influenza significativa su entrambe le parti del conflitto”, ha scritto sul social network X, sancendo una realtà che ancora sembra accettabile per l’Unione europea.
Il premier britannico, Keir Starmer, secondo il quotidiano The Telegraph, annuncerà un nuovo pacchetto di aiuti all'Ucraina e nuove sanzioni contro la Russia e i suoi oligarchi malgrado le pressioni degli statunitensi. Secondo la pubblicazione, il primo ministro britannico approfitterà del terzo anniversario dell'inizio dell'invasione russa in Ucraina, lunedì prossimo, per fare un annuncio ufficiale.
Donald Trump © Imagoeconomica
Ieri, anche il commissario europeo alla Difesa Andrius Kubilius, ha annunciato che il vecchio continente manderà un “messaggio molto forte” di sostegno a Kiev, lunedì prossimo, 24 febbraio, giorno che segnerà tre anni dall’inizio dell’invasione russa.
“Possiamo vedere chiaramente che gli Stati membri dell’Ue continueranno ad aiutare l’Ucraina. Dobbiamo attuare la pace attraverso la forza: per questo la forza dell’Ucraina deve aumentare”, ha affermato.
Intanto si complica la situazione di Zelensky, con le recenti indiscrezioni trapelate dal New York Post, circa l’ipotesi, paventata da Washington, di un suo esilio in Francia.
Reuters rivela che i negoziatori statunitensi che premono su Kiev per l’accordo sui minerali essenziali dell’Ucraina hanno minacciato di tagliare l’accesso del Paese al sistema Internet satellitare Starlink di Elon Musk, in caso di rifiuto.
Secondo il Wall Street Journal l’accordo verrà firmato a breve, probabilmente già oggi, dopo che la settimana scorsa il leader ucraino si era rifiutato di sottoscriverlo, quando gli era stato presentato a Kiev dal Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent.
La pubblicazione cita una fonte vicina al governo di Kiev, secondo cui Keith Kellogg, inviato di Trump per l’Ucraina, avrebbe svolto un ruolo chiave nella definizione dei termini dell’accordo. Kellogg, nel corso di una visita di tre giorni nel Paese, è riuscito a instaurare un rapporto di fiducia con il presidente ucraino Zelensky e altri funzionari locali.
L’Ucraina rivendica di possedere le più grandi riserve di titanio in Europa, un materiale strategico utilizzato per produrre leghe destinate ad aeromobili e navi militari. Inoltre, il Paese dispone di importanti giacimenti di litio, componente fondamentale per la produzione di batterie, e di terre rare, elementi essenziali per settori high-tech come la difesa e l’energia rinnovabile.
Volodymyr Zelensky
L’accordo, tuttavia, suona come un umiliante pagamento dei debiti di guerra di una nazione sconfitta: il 50% delle entrate date dalle rendite minerarie dell’Ucraina verrebbe trattenuto dagli Stati Uniti come pagamento per il precedente sostegno militare alla guerra contro la Russia. Ciò includerebbe anche “tutto il valore economico associato alle risorse in Ucraina”, tra cui uranio, litio, petrolio, gas e persino alcune entrate portuali. L’accordo ha anche specificato che le società statunitensi devono detenere anche il 50% di proprietà dei depositi di elementi di terre rare del Paese.
L’ex consigliere presidenziale Oleksij Arestovich non ha dubbi: il tempo di Zelensky è giunto al termine ed è arrivata l’ora per un nuovo leader in grado di gestire il processo di pace.
“Per quanto riguarda lo scenario… Sembra più o meno così: cessate il fuoco, Zelensky si dimette volontariamente. Gli spiegano gentilmente che la cosa migliore che può fare è dimettersi volontariamente insieme a tutta la sua banda, compreso l'intero consiglio dei ministri e così via”, ha spiegato in un video, concludendo che “un nuovo primo ministro” – scelto in un breve lasso di tempo non superiore a 6-8 mesi – “stabilizzerà il Paese, chiarirà le liste elettorali, garantirà un cessate il fuoco, smobiliterà l'esercito, revocherà la legge marziale e così via… E da qualche parte in autunno, diciamo in ottobre, il 26 ottobre, si tengono le elezioni”.
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