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Lavrov: no a spazio negoziati per l’Europa che vuole la guerra. I colloqui a Parigi: i leader UE discutono l’invio delle forze armate. L’industria bellica ringrazia

Nella capitale francese si avverte un nervosismo palpabile tra i leader europei. Macron ha tenuto precipitosamente un vertice all’Eliseo in un formato ristretto, escludendo, tuttavia, alcuni Stati membri direttamente coinvolti nel conflitto in Ucraina, come la Finlandia, gli Stati baltici, la Romania e altri. L’UE si sente tradita e abbandonata al suo destino con l’iniziativa a sorpresa di Trump di contattare Putin e imbastire in tutta fretta l'incontro di martedì a Riad con una delegazione russa, escludendo, di fatto, il vecchio continente, Ucraina compresa.
Negli ultimi giorni abbiamo assistito a una sequenza di fendenti contro l’UE da parte di Washington che non ha precedenti nella storia degli ultimi decenni: il capo del Pentagono Peter Hegseth, nelle ore antecedenti la riunione del Gruppo di contatto per l’Ucraina a Bruxelles, ha ammesso che per Kiev non sarà possibile tornare ai confini del 2014 e ha rotto il tabù dell’espandibilità della NATO, senza confini, definendo l’adesione dell’Ucraina un obiettivo “non realistico”. Un approccio che risponde alle reali preoccupazioni russe, determinanti per lo scoppio del conflitto in Ucraina, come riconosciuto anche dall’ex segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg. Anche l’adesione dell’Ucraina, in sostanza non è “più considerata un obiettivo realizzabile”. Il vicepresidente degli Stati Uniti J. D. Vance, durante la conferenza di Monaco, è arrivato ad insinuare che la reale minaccia per l’Europa non è la Russia, ma sé stessa, accusandola di minare la libertà di parola e di espressione, portando come esempio il caso delle elezioni cancellate in Romania.
Ora a Parigi in molti sembrano in preda al panico. Il formato del summit è stato ridotto, poiché la convocazione di un Consiglio Europeo informale, a 27, avrebbe comportato il serio rischio di un fallimento, visto che i leader si esprimono per consenso. Tra le voci contrastanti, infatti, c’ è quella dell’ungherese, Viktor Orban, che non ha mai nascosto il proprio disaccordo nei confronti della linea adottata dai suoi colleghi sulla guerra. Una posizione condivisa con quella del premier slovacco, Robert Fico, anch'egli su posizioni diverse dal mainstream Ue per quanto concerne i rapporti con il Cremlino.
Ieri, l’inviato speciale per la Russia e l’Ucraina, Keith Kellog, ha annunciato che l’UE sarà di fatto esclusa dai negoziati per non ripetere gli errori commessi a Minsk II; l’accordo trasformato in “un tentativo di dare tempo all'Ucraina di ricostruire il suo esercito”, come ammesso in seguito dalla stessa Angela Merkel.
Una posizione, quella di Kellog, ampiamente condivisa da Mosca. 'Non c'è spazio'', nei negoziati, ''per gli europei che vogliono prolungare la guerra'', ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov alla vigilia dei colloqui con il Segretario di Stato americano Marco Rubio a Riad. Un chiaro rimando alle parole del ministro degli Esteri UE, Kaja Kallas, che qualche giorno fa aveva promesso che l’Ue sosterrà l'Ucraina “se non accetterà i termini dell'accordo di pace concluso tra Stati Uniti e Russia”. L'Ucraina ha bisogno della "pace attraverso la forza", l'Europa vuole la "pace attraverso la forza", ha inoltre ribadito recentemente il capo della Commissione europea Ursula von der Layen, invitando all’aumento delle spese militari fino al % del pil.


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Vladimir Putin e Donald Trump


''Con il suo approccio al conflitto, l'Europa non è andata da nessuna parte'', ha aggiunto, confermando che Vladimir Putin e il presidente americano Donald Trump vogliono lasciarsi alle spalle le ''relazioni anomale'' che hanno caratterizzato le due superpotenze dall'inizio del conflitto.
Lavrov ha anche confermato che non si parlerà “della possibilità di concessioni territoriali all'Ucraina nel processo di insediamento ... Le concessioni territoriali sono state fatte dall'Ucraina all'Unione Sovietica".
Di concerto, l'ambasciatore russo preso le Nazioni Unite, Vassily Nebenzia ha chiesto la neutralità e la demilitarizzazione dell’Ucraina. "Tutti vediamo quali processi stanno avvenendo nel mondo oggi dopo che l'amministrazione Repubblicana negli Stati Uniti è salita al potere. Come abbiamo chiesto negli ultimi mesi, la diplomazia è finalmente entrata attivamente in azione e vi sono possibilità che la fase calda della crisi ucraina possa finire presto" ha dichiarato nel corso di una riunione del Consiglio di Sicurezza, sottolineando tuttavia come un cessate il fuoco e il congelamento dei combattimenti lungo la linea di contatto non siano garanzia della risoluzione del conflitto.
Intanto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky fa sapere che l'Ucraina non riconoscerà il risultato dei negoziati di domani tra gli Stati Uniti e la Federazione Russa in Arabia Saudita. “L'Ucraina non sapeva nulla al riguardo e non possiamo riconoscere alcun accordo su di noi senza di noi", ha affermato. Tuttavia, come riportato da Sky News, avrebbe programmato per essere a Riad entro martedì sera, ma non è chiaro se incontrerà uno qualsiasi dei membri della delegazione americana.


I colloqui a Parigi: i leader UE discutono l’invio delle forze armate. L’industria bellica ringrazia

Nel vecchio continente intanto si inizia a parlare del possibile invio di truppe. Secondo il Financial Times, i leader europei hanno affrontato la questione proprio durante l’incontro a Parigi, ma le posizioni emerse sono state contrastanti: il presidente francese Emmanuel Macron ha proposto di schierare "forze di garanzia" dietro la futura linea del cessate il fuoco, evitando scontri diretti con le forze russe. Dal canto suo, il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato che il Regno Unito è "pronto e disposto" a inviare truppe se necessario, mentre il primo ministro polacco Donald Tusk ha escluso questa opzione, pur ribadendo l'impegno a fornire supporto logistico e militare all'Ucraina. La Spagna, invece, si è mostrata contraria all'idea, con il ministro degli Esteri José Manuel Álvarez che ha definito il mondo "distante" a causa delle azioni di Putin.


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Keir Starmer


A chiudere il vertice europeo d'emergenza è stato il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha chiarito come non ci saranno truppe europee in Ucraina finché le operazioni militari saranno in corso.
Diverse sono le ipotesi suggerite dai vari commentatori e funzionari occidentali riguardo alle finalità e il numero delle truppe eventualmente impiegate. La cosa certa è che le dichiarazioni belliciste dei nostri leader europei sono molto gradite all’industria militare del continente.
Basti pensare che le azioni delle più grandi aziende di difesa britanniche, la BAE System hanno registrato una crescita del 6% dopo l’annuncio di Keir Starmer.
La società, che per una meravigliosa coincidenza dovrebbe presentare i suoi risultati annuali agli investitori mercoledì 19 febbraio, è uno dei primi 10 produttori di armi al mondo e il più grande in Europa. Ha sfruttato in modo significativo le sue capacità per fornire prodotti militari all'Ucraina e nel novembre 2024, la BAE ha dichiarato che avrebbe aperto una fabbrica di artiglieria a Sheffield per produrre gli obici trainati M777, ampiamente utilizzati dalle forze armate ucraine.
Un elemento chiave è l'accordo di "cooperazione di 100 anni" firmato tra Regno Unito e Ucraina, che potrebbe nascondere obiettivi strategici legati al controllo delle risorse naturali del Paese. Con l'instabilità politica e militare in Ucraina, aggravata dalle sconfitte sul campo e dalle tensioni interne, il governo britannico potrebbe vedere l'invio di truppe come un modo per proteggere interessi economici e risorse chiave.
Da segnalare inoltre che nel novembre 2024, i servizi di intelligence russi hanno rivelato piani della NATO per un dispiegamento di forze di terra in Ucraina, con l'obiettivo di sospendere le ostilità, rafforzare le forze ucraine e preparare una controffensiva. Nuovi centri di addestramento NATO sono stati istituiti per formare fino a un milione di coscritti ucraini, mentre i partner occidentali hanno spinto per abbassare l'età di leva in Ucraina da 25 a 18 anni. Si prevede che Polonia, Germania e Regno Unito giochino un ruolo chiave in un eventuale dispiegamento di 100.000 "forze di pace". 


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I russi avanzano nel Donbass e chiudono gli ucraini in una sacca

Intanto nel Donbass, il 17 febbraio, le truppe russe hanno completato l'accerchiamento e la neutralizzazione delle forze ucraine nell'area di Dachnaya, costringendo l’AFU a ritirarsi in modo disordinato. Nonostante i tentativi delle unità delle Forze Armate Ucraine di sfondare verso ovest attraverso il villaggio di Ulalali, secondo il quotidiano Readovka le perdite sono state pesanti. Solo pochi soldati ucraini sono riusciti a ricongiungersi con le forze principali, mentre molti altri hanno preferito arrendersi senza opporre resistenza.
L'avanzata russa è stata descritta come un'operazione a "forbici", che taglia e isola progressivamente le posizioni nemiche. Dopo la caduta di Dachnaya, l'attenzione si è spostata verso il villaggio di Ulala, parzialmente abbandonato dalle forze ucraine a causa dell'avvicinamento delle truppe russe a Costantinopoli del Sud. Questa mossa minaccia di accerchiare ulteriormente le unità ucraine rimaste nella zona.
Il prossimo obiettivo delle forze russe sembra essere l'area di Costantinopoli, anche se le AFU potrebbero contare sulle fortificazioni del vicino villaggio di Pillola, che protegge gli accessi all'autostrada N-15. Tuttavia, l'avanzata russa dalla regione di Novoselka verso Bogatyr sta creando le condizioni per un possibile nuovo grande accerchiamento, che potrebbe spingere le forze ucraine del gruppo operativo "Tavria" contro il fiume Volchya.

Foto © Imagoeconomica

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