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A Gaza prosegue il conto alla rovescia che potrebbe far sprofondare l’intera regione nuovamente nell’abisso. Se Hamas non rilascerà tre ostaggi vivi sabato 15 febbraio, “il cessate il fuoco a Gaza finirà”, ha dichiarato il portavoce del governo israeliano, David Mencer, citato dal quotidiano The Times of Israel.
"Se questi tre non vengono rilasciati, se Hamas non restituisce i nostri ostaggi entro sabato a mezzogiorno, il cessate il fuoco finira'", ha sottolineato Mencer.
È lo stesso Movimento della resistenza islamica che questa mattina ha confermato che continuerà ad attuare l'accordo con Israele, in vigore dal 19 gennaio, in conformità con quanto è stato firmato, compreso lo scambio di prigionieri secondo il calendario specificato.
"Abbiamo avuto colloqui con i mediatori per discutere l'attuazione dell'accordo sul cessate il fuoco e sullo scambio di prigionieri, soprattutto dopo le violazioni dell'occupazione (Israele). La nostra delegazione ha avuto un incontro al Cairo (in Egitto) con il capo dei servizi segreti egiziani e ha avuto colloqui telefonici con il primo ministro del Qatar. La nostra delegazione ha avuto incontri e contatti con i funzionari responsabili del fascicolo dei negoziati in Egitto e Qatar e con le squadre tecniche dei mediatori. I contatti si sono concentrati sull'ingresso di tende, attrezzature pesanti, forniture mediche, carburante e sulla continuità del flusso di aiuti. I colloqui sono stati caratterizzati da uno spirito positivo e i mediatori di Egitto e Qatar hanno assicurato un follow-up per rimuovere gli ostacoli e colmare le lacune", ha spiegato Hamas in una nota.
Intanto, a Jabalia, nel nord di Gaza, centinaia di palestinesi si sono radunati tra le macerie di edifici distrutti, accanto a un incendio divampato dopo un attacco aereo israeliano. "Viviamo tra le rovine, senza acqua né medicine", racconta Ahmed, un residente del campo profughi. Nonostante il cessate il fuoco, un drone israeliano ha colpito una zona agricola a est di Bureij, nel centro di Gaza, distruggendo un presunto lanciarazzi. Nessun ferito è stato segnalato, ma la tensione rimane palpabile.
Un report, citato da Agenzia Nova, basato su informazioni provenienti da fonti ufficiali egiziane elenca una serie di violazioni sia israeliane che palestinesi all'accordo di tregua nella Striscia di Gaza. Le più gravi sono attribuite a Tel Aviv e includono l'uccisione di 22 persone e il ferimento di altre 59, oltre alla detenzione di cinque tra autisti e pescatori.
Il testo menziona anche incursioni di veicoli militari fuori dall'asse di Filadelfia, diretti verso aree densamente popolate come la rotatoria di Al Awda e i quartieri di Tal Zarab, Al Salam, Tal el Sultan e Al Saudi.
Si segnalano inoltre avanzamenti militari israeliani nei giorni 22, 23 e 24 gennaio 2025 verso il sud della Striscia di Gaza, con sparatorie indiscriminate che hanno messo a rischio la sicurezza dei cittadini. Al contempo, nonostante il divieto, Israele ha effettuato voli di ricognizione giornalieri, raggiungendo le 105 violazioni nei periodi off limits.
I voli in questione hanno coinvolto una varietà di aeromobili, tra cui i modelli Hrims 450, Hrims 900, Super Heron e Quadcopter. Parallelamente, sono state imposte ulteriori restrizioni, come la limitazione delle attività di pesca e ritardi nel ritiro di veicoli militari da aree strategiche, ad esempio Salah al Din Street.
Per quanto riguarda le violazioni relative ai detenuti, sono stati registrati ritardi nel rilascio di prigionieri palestinesi, accompagnati da segnalazioni di maltrattamenti durante il processo di liberazione dalle carceri israeliane. Infine, si è riscontrata una mancanza di coordinamento nella modifica dei nomi di alcuni detenuti, nonché restrizioni imposte alle famiglie dei deportati che intendevano lasciare la Cisgiordania per visite.
Secondo l’UNRWA, soltanto 330 camion di aiuti riescono a raggiungere la Striscia di Gaza ogni giorno, una cifra che rappresenta poco più della metà dei 600 promessi nell’accordo di cessate il fuoco.In ogni caso, anche se i termini della tregua fossero rispettati al 100%, la situazione a Gaza resterebbe drammatica per la popolazione civile.
Jorge Moreira da Silva, capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i servizi di progetto (UNOPS), ha paragonato la devastazione della striscia alle conseguenze di "un enorme terremoto". Durante una conferenza stampa virtuale, ha descritto edifici crollati, infrastrutture annientate e "l’odore della morte" persistente. "Interventi chirurgici vengono eseguiti senza anestesia. I neonati muoiono per mancanza di incubatrici", ha denunciato, sottolineando che 15.000 pazienti attendono ancora evacuazioni mediche.
L’UNICEF ha riportato che 2.369 bambini sono stati curati per malnutrizione acuta, di cui 403 casi gravi. Prima del conflitto, la malnutrizione acuta era un fenomeno quasi inesistente, ma oggi la situazione è drasticamente peggiorata: il 90% della popolazione dipende dagli aiuti umanitari per sopravvivere. Tuttavia, solo il 70% dei camion concordati riesce effettivamente a entrare nella regione, limitando ulteriormente l’accesso a risorse essenziali.

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