Trump intanto invia il ministro delle finanze a Kiev: voglio 500 miliardi in terre rare
Da Kiev arrivano nuove aperture sui negoziati, forse in un tentativo di rendersi parte integrante dei colloqui, già in corso, tra Vladimir Putin e Donald Trump.
“Se il presidente degli Stati Uniti Donald Trump riuscisse a portare l'Ucraina e la Russia al tavolo dei negoziati, Kiev potrebbe offrire a Mosca uno scambio diretto di territori, consegnando le terre conquistate nella regione di Kursk”, ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un'intervista al Guardian.
“Parliamo di scambiare un territorio con un altro”, ha affermato, sottolineando però l’incertezza riguardo alle richieste che Kiev avanzerebbe ello scambio.
“Non so ancora quali parti dei territori occupati verranno coinvolte. Vedremo. Per noi, però, ogni centimetro del nostro suolo è ugualmente importante: non esistono priorità gerarchiche”, ha ribadito alla pubblicazione.
Una prospettiva difficilmente ricevibile dalla Russia, che si vedrebbe posta in una posizione di debolezza, costretta a dover negoziare parti del suo territorio.
Il tempo è da parte di Mosca, sostiene l’Economist, secondo cui, se Putin non raggiunge l’obiettivo nei negoziati, lo otterrà sul campo di battaglia. “Senza armi occidentali, l'Ucraina non durerà a lungo e Trump sta fremendo con il desiderio di completare il conflitto il prima possibile”, afferma la pubblicazione. È lo stesso segretario generale della NATO, Mark Rutte, a ribadire che il Paese non è nelle condizioni di negoziare da una posizione di forza e che la Russia in tre mesi, dal punto di vista militare, sta sfornando “quello che tutta la NATO sta producendo da Los Angeles fino ad Ankara in un anno intero”.
Ma a rigettare nella maniera più assoluta qualunque possibile riconoscimento territoriale a Mosca sono anche alcuni falchi interni. L’ex ministro degli esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha predetto la morte a chiunque firmasse la pace con il Cremlino, rinunciando ai territori, asserendo che il team di Trump ha commesso un grosso "errore negoziale" decidendo che l'adesione dell'Ucraina alla NATO avrebbe dovuto essere posticipata.
"Coloro che a Kiev firmano la pace rifiutando la NATO hanno una possibilità di sopravvivere”, ma coloro che rinunciano ai territori perduti potrebbero essere “uccisi fisicamente o politicamente”, ha assicurato Kulega.
L’UE promette sostegno militare incondizionato
Nel frattempo l’Europa ribadisce oggi un sostegno incondizionato a Kiev per permetterle di “trattare da una posizione di forza”.
La Conferenza dei presidenti del Parlamento europeo oggi ha condannato nuovamente, con fermezza, la guerra di aggressione in corso da parte della Russia, che continua a colpire “deliberatamente infrastrutture civili e strategiche, commettendo gravi atrocità contro la popolazione ucraina”.
“L’Unione europea deve mantenere saldo il proprio impegno nel sostegno all'Ucraina, fornendo assistenza in ambito politico, militare, economico, umanitario e finanziario”, si legge in una nota che sollecita l'Unione e i suoi Stati membri a rafforzare e accelerare il supporto, bellico in modo particolare, e ad adottare un quadro giuridico che permetta la confisca delle armi russe.
La commissaria europea per l'Allargamento, Marta Kos, durante l’audizione è tornata ha ribadire la necessità di riarmare di Kiev per garantirle una posizione negoziale che veda la Russia subalterna all’Occidente.
L’Europa si prepara alla guerra entro 5 anni
“La questione fondamentale di questa guerra è in che tipo di mondo vogliamo vivere: uno in cui la forza militare detta il destino degli altri Stati, o un mondo basato su regole, in cui gli Stati liberi decidono il proprio futuro", ha affermato la commissaria, sottolineando che la resistenza Ucraina è anche "una lotta per la sicurezza dell'Europa".
Nessun passo indietro dalla granitica dottrina di autoannientamento dell’UE che, anziché leggere le cause profonde della crisi, da leggersi nei rapporti di forza tra l’espansione ad Est della NATO e le esigenze di sicurezza della Russia, preferisce investire tutte le sue risorse nella guerra totale con Mosca.
In questo contesto, l’Intelligence danese guarda con limpido ottimismo al futuro del continente, ormai relegato al destino apocalittico di vittima sacrificale nell’inevitabile scontro che si affaccia in un tempo molto prossimo. Nell'analisi della Fe si ipotizza che se la Russia riuscisse a concludere o congelare il conflitto in Ucraina, entro circa sei mesi, Mosca potrebbe essere in grado di condurre una guerra locale contro un Paese confinante. Entro un arco temporale di circa due anni, potrebbe rappresentare una minaccia credibile per singoli o più Paesi membri della NATO, sfidando possibilmente Paesi come Estonia, Lettonia e Lituania esposti a rischi significativi. Infine, entro cinque anni, Mosca potrebbe essere pronta per una guerra su larga scala nel continente europeo, in uno scenario in cui gli Stati Uniti non siano direttamente coinvolti. “Gli orizzonti temporali specificati presuppongono che la Nato non sara' in grado di armarsi simultaneamente e allo stesso ritmo”, sostengono gli analisti
Le truppe europee come garanzie di sicurezza non bastano per Zelensky
Secondo la Kos, l’UE non indebolirà, dunque, il proprio sostegno a Kiev. "L'Ucraina merita una pace giusta e per ottenerla serve un supporto forte e a lungo termine, con garanzie di sicurezza per prevenire futuri attacchi", ha aggiunto, confermando che Bruxelles continuerà a destinare i proventi dei beni russi congelati alla difesa Ucraina, fornendo munizioni, sistemi di difesa aerea e finanziamenti per il ripristino delle infrastrutture energetiche.
Ma è proprio sulle garanzie di sicurezza che Zelensky si mostra tutt’altro che entusiasta del sostegno dato dal vecchio continente.
“Alcuni sostengono che l’Europa possa offrire protezione senza il coinvolgimento americano, ma io ribadisco con fermezza: è un’illusione”, ha dichiarato il leader ucraino. “Garanzie senza gli USA non sono reali. Siamo favorevoli a un contingente di pace internazionale, ma solo se inserito in un quadro di sicurezza che includa necessariamente l’America. Senza di loro, ogni accordo perderebbe credibilità”.
A questo proposito, il New York Times fa notare che la prospettiva paventata da Zelensky – in assenza di un’adesione alla NATO – di schierare 200.000 truppe straniere in Ucraina è considerata impossibile dagli analisti.
Ma, secondo un alto funzionario europeo, il continente non ha nemmeno 200.000 soldati da offrire e qualsiasi presenza sul campo deve avere il supporto americano, specialmente di fronte alla Russia, la seconda potenza nucleare mondiale. Altrimenti, sarebbero permanentemente vulnerabili agli sforzi russi per minare la credibilità politica e militare dell'alleanza.
Inoltre, continua la pubblicazione, senza un chiaro coinvolgimento americano in tale operazione – con copertura aerea, difese antiaeree e intelligence, sia umana che tecnica – le forze europee sarebbero a serio rischio di attacchi russi.
Ma, allo stesso tempo, “sarebbe difficile immaginare che la Russia accetti una tale forza per le stesse ragioni per cui Zelensky la vuole”, ha detto Lawrence Freedman, professore emerito di studi sulla guerra al King's College di Londra.
Trump vuole 500 miliardi in terre rare dall’Ucraina. Kiev avrebbe acconsentito
Nel frattempo Donald Trump, da uomo d’affare che si rispetti, cerca di ottenere un tornaconto economico per ripagare tutte le esorbitanti spese di guerra degli ultimi 3 anni.
In un’intervista a Fox News il tycoon ha rivelato di aver richiesto l'equivalente, circa 500 miliardi di dollari di terre rare". "Sostanzialmente hanno acconsentito", ha aggiunto, confermando che l'inviato per l'Ucraina, Keith Kellogg, sarà presto a Kiev.
Nel corso dell’intervento ha poi lanciato un monito sibillino. "Un giorno l’Ucraina potrebbe essere russa… Potrebbero raggiungere un accordo, potrebbero non farlo… Potrebbero essere russi un giorno o potrebbero non esserlo".
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