Kiev nega la legittimità di tali piani. Mosca: inaccettabile tregua o temporaneo congelamento della guerra. L’AFU tenta offensiva nel Kursk
Trapelati finalmente i dettagli del piano di pace di Donald Trump per l’Ucraina. A pubblicarne i punti principali è il quotidiano Daily Mail, secondo cui il presidente statunitense cercherà di forzare Volodymyr Zelensky ad accettare un cessate il fuoco con la Russia entro il 20 aprile, che congelerebbe il costante avanzamento della Russia. Degno di nota, nei punti dell’accordo, il divieto dell'Ucraina di unirsi alla NATO e la richiesta a Kiev di accettare la sovranità russa su terreni annessi.
Al contempo, alle truppe ucraine sarà imposto il ritiro dalla regione occupata di Kursk, mentre a un contingente di soldati europei, che potrebbe includere le truppe britanniche, sarebbe chiesto di sorvegliare una zona smilitarizzata. Compito che non coinvolgerà soldati americani.
Secondo quanto riferito, all'UE verrà chiesto di assistere l'Ucraina nei suoi sforzi di ricostruzione, che potrebbero costare fino a 486 miliardi di dollari nel prossimo decennio secondo il Marshall Fund. In sostanza tutti i costi ed oneri della guerra verranno trasferiti al vecchio continente, mentre gli USA si riscatteranno dallo smacco della sconfitta, accedendo alle terre rare del Paese.
Trump sta anche pianificando di continuare il sostegno americano per i militari dell'Ucraina, nonché un percorso per unirsi all'UE entro il 2030.
I vantaggi per la Russia consisterebbero nel congelamento delle sanzioni sull'energia russa per diversi anni.
L'ufficio di Zelensky si è affrettato a negare la legittimità di tali piani. Andriy Yermak, ha scritto su Telegram di non "esistere nella realtà", aggiungendo che tali rapporti spesso mascheravano alcune accuse diffuse dai russi.
Domenica il leader ucraino aveva riferito ai media che “è impossibile escludere Kiev da qualsiasi piattaforma di negoziazione”. Nei fatti la sua posizione sarebbe ben distante dai punti del piano Trump trapelato dai media. Nei giorni scorsi era arrivato a vincolare il non ingresso alla NATO alla necessità di dotarsi di armi nucleari!
Un’eventualità subito considerata fuori questione da Washington. "La possibilità che possano riavere le armi nucleare è tra il poco e il nulla", ha commentato, Keith Kellogg, inviato di Donald Trump per l'Ucraina, durante un’intervista tenuta da Fox News.
Nel frattempo, dal Cremlino arrivano nuove istanze per non trasformare la fine dei combattimenti in una tregua utile solo a riaffilare le lame dello scontro. A parlare è la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova che, in un briefing con la stampa, ha escluso un cessate il fuoco temporaneo o il congelamento del conflitto ucraino, definendoli inaccettabili per Mosca.
"Un cessate il fuoco temporaneo o, come molti dicono, il congelamento del conflitto, sono inaccettabili… Saranno utilizzati dall'Occidente per rafforzare il potenziale militare del regime di Kiev e, naturalmente, tentativi di una rivincita militare armata", ha affermato la Zakharova, precisando che "c'e bisogno di accordi e meccanismi affidabili e legalmente vincolanti che garantiscano la prevenzione della ripresa della crisi".
Secondo la portavoce, tali accordi possono essere basati sugli "accordi raggiunti nella primavera del 2022 durante diversi round di colloqui russo-ucraini in Bielorussia e Turchia.
"Durante i colloqui del 2022, i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, così come Germania, Israele, Italia, Canada, Polonia e Turchia avrebbero dovuto diventare garanti dell'accordo", ha affermato. "Questo elenco, tra l'altro, è cambiato costantemente", ha affermato.
Non possiamo dimenticare il vergognoso decorso del processo negoziale di Istanbul, che vedeva lo stesso Zelensky fiducioso su una possibile intesa tra le parti.
“Lo status neutrale e non nucleare dell’Ucraina siamo pronti ad accettarlo: se ricordo bene, la Russia ha iniziato la guerra per ottenere questo”, dichiarò il 28 marzo 2022.
Alla fine di un lungo vertice, le delegazioni di Russia e Ucraina concordarono un comunicato congiunto implicante che Kiev sarebbe diventata uno Stato "perennemente neutrale e non nucleare", rinunciando a alleanze militari, basi straniere e truppe estere. Venne anche proposta una lista di "garanti" della sicurezza del Paese, in caso di nuovi attacchi: i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU, inclusa la Russia, oltre a Canada, Germania, Israele, Italia, Polonia e Turchia.
L’Occidente fece deflagrare tutto. “I russi erano pronti a porre fine alla guerra se avessimo accettato la neutralità: noi avremmo dovuto promettere di non aderire alla Nato. Questa era la cosa più importante per loro, il punto chiave”, ricorderà poi il capo del partito di Zelensky, David Arakhamia alla tv ucraina “1+1”, spiegando in seguito che la visita di Boris Johnson a Kiev rovinò tutto.
Il 9 aprile 2022, fu un momento decisivo. “quando siamo tornati da Istanbul” dal terz’ultimo giro di negoziati, “Johnson è venuto a Kiev e ha detto che non avremmo dovuto firmare nulla con i russi, ma solo combattere e basta”.
Fu l’inizio della catastrofe che ha condotto oggi l’Ucraina sull’orlo del collasso, con perdite umane che, secondo il Washington Post, superano le 450.000 tra i soldati di Kiev.
© Imagoeconomica
L’AFU tenta offensiva nel Kursk
Le forze armate ucraine hanno sferrato un’offensiva su più fronti nella regione russa di Kursk, concentrandosi sull’area a sud-est di Sudzha. L’operazione, secondo fonti pro-ucraine, mira a riconquistare il villaggio di Cherkasy Konopelka, recentemente perso, e a minacciare le retrovie delle truppe russe attive nelle zone di Guevo e Sumy. Le unità di Kiev hanno aperto due direttrici principali: una verso Fanasevka e Ulanok, aggirando Cherkasy Konopelka, e un’altra in direzione di Ruska Konopelka a nord, con colonne corazzate partite da Makhnovka.
Nei pressi di Ulanka, gli scontri sono stati particolarmente violenti. Fonti di Kiev riferiscono di aver distrutto reticolati e veicoli blindati russi, inclusi mezzi Kozak. Canali Telegram filo-ucraini, come "Rybar", sostengono che le forze ucraino hanno preso il controllo di Cherkasy Konopelka e Ulanok, impiegando circa 500 soldati e 50 veicoli blindati.
Alcuni video trapelati sui canali filo-russi mostrano diversi droni di Mosca intercettare alcuni blindati ucraini nella steppa innevata.
Il Ministero della Difesa russo ha confermato l’offensiva ma nega qualsiasi avanzata ucraina, affermando che tutti gli attacchi sono stati respinti e che gli insediamenti contestati restano sotto controllo russo. Mosca rivendica la distruzione di sei carri armati, tre veicoli blindati, tre BMP e 14 mezzi militari, attribuendo il successo difensivo al tempestivo intervento dell’aviazione. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha inoltre ricordato un precedente tentativo ucraino fallito il 6 agosto 2023, definendo la nuova offensiva "un’azione disperata".
L’attacco nella regione di Kursk sembra avere un duplice scopo: alleggerire la pressione russa sul fronte orientale e interrompere le linee di rifornimento nemiche verso Guevo e Sumy. Kiev potrebbe anche voler testare le difese periferiche russe, storicamente meno fortificate rispetto al Donbass. Tuttavia, l’assenza di conquiste territoriali confermate e le pesanti perdite di mezzi corazzati sollevano interrogativi sull’efficacia immediata dell’operazione.
Le dichiarazioni ucraine sui progressi nell’area sono state bollate da Mosca come "propaganda" da Peskov, che ha accusato Kiev di cercare distrazioni mediatiche per mascherare le difficoltà sul fronte di Donetsk.
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