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Il leader ucraino: se costretti a firmare un trattato di pace, il Paese si vendicherà. Bombardamento russo alla città di Zaporizhzhia: 13 morti

L'attuale leadership ucraina non smette di sognare una totale unione di intenti con la nuova amministrazione americana, ipoteticamente disposta a tutto pur di garantire a Kiev la vittoria. È quanto emerso da una recente intervista di Volodymyr Zelensky rilasciata al podcaster Lex Fridman la scorsa domenica.
Il leader ucraino, durante l'intervista, ha subito tessuto le lodi del neo eletto presidente Donald Trump, definito come l’unico in grado di costringere Putin a fermare la guerra, avviare negoziati e dare all’Ucraina forti garanzie di sicurezza che impedirebbero alla Russia di ulteriori aggressioni.
Ha chiarito fin da subito quale fosse la premessa indispensabile per discutere del futuro dell’Ucraina: il Paese necessita di garanzie di sicurezza solide, “preferibilmente all’interno della NATO”.
Il presidente ucraino ha anche evidenziato i rischi legati a un possibile ridimensionamento dell’impegno degli Stati Uniti all’interno dell’Alleanza Atlantica, un tema spesso sollevato da Trump durante la sua campagna elettorale. “L’uscita degli Stati Uniti significherebbe la fine, la morte della NATO come la conosciamo oggi”, ha avvertito Zelensky, delineando uno scenario che, a suo dire, andrebbe a vantaggio di Putin, il cui obiettivo è “una NATO debole e un’Ucraina incapace di difendersi sul campo di battaglia”.
Secondo il presidente ucraino, proprio Trump, sarebbe un leader americano con un forte mandato e la capacità di esercitare pressione che potrebbe costringere la Russia ad avviare colloqui di pace. “Prima di tutto, Trump e io dobbiamo trovare un accordo e stabilire garanzie di sicurezza forti per fermare la guerra e fermare Putin. Sono convinto che lui, insieme all’Europa, possa garantire condizioni di sicurezza solide. Solo allora sarà possibile dialogare con i russi”, ha dichiarato Zelensky, mostrandosi speranzoso per il futuro.
L’ex comico dimentica evidentemente come sia stato proprio il crescente espansionismo dell’Alleanza a spingere Putin ad attaccare l’Ucraina. Lo ha ammesso persino l’ex segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, alla Commissione affari esteri del Parlamento europeo del 7 settembre 2023.
“Il contesto era che nell'autunno del 2021 il presidente Putin aveva dichiarato, e inviato di fatto, una bozza di trattato che voleva che la Nato firmasse, promettendo di non espandere la Nato ulteriormente. Questo è ciò che ci ha inviato. Ed era una precondizione per non invadere l'Ucraina. Ovviamente non l'abbiamo firmato… L'abbiamo rifiutato. Quindi è andato in guerra per impedire che la Nato, ancora la Nato, si avvicinasse ai suoi confini", dichiarò in quel contesto.
Nel frattempo, da oltreoceano cala il gelo sulle speranze trionfali di Zelensky.
Lo stesso Trump, durante una conferenza stampa del 7 gennaio, ha dichiarato di “comprendere la posizione russa secondo cui l’Ucraina non dovrebbe far parte della NATO”.
Ha, inoltre, accusato il presidente uscente Joe Biden di aver contribuito all’escalation che ha portato all’invasione su larga scala della Russia nel febbraio 2022, supportando l'ingresso di Kiev nell'alleanza atlantica.


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Volodymyr Zelensky


Il tycoon ha sottolineato che la possibile adesione dell’Ucraina alla NATO è sempre stata una preoccupazione centrale per Mosca, che si è opposta fermamente a questa prospettiva. Secondo il presidente eletto, esisteva una comprensione condivisa tra la Russia e l'Occidente che l'Ucraina non avrebbe dovuto farne parte, un concetto che “era inciso sulla pietra”.
Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, il team di Trump aveva esplorato l'idea di ritardare l'ingresso dell'Ucraina nell’alleanza di almeno 20 anni, offrendo in cambio forniture di armi occidentali e l'invio di peacekeeper europei per monitorare un eventuale cessate il fuoco con la Russia.
Trump ha inoltre sostenuto che Mosca non avrebbe avviato la sua “operazione militare speciale” se gli Stati Uniti avessero avuto al comando un leader più competente di Biden. “La mia amministrazione sa cosa fare e il conflitto russo-ucraino finirà”, ha aggiunto.
Rispondendo a una domanda sui possibili negoziati con Putin, il nuovo inquilino della Casa Bianca ha precisato che avrebbe aspettato dopo la sua inaugurazione, fissata per il 20 gennaio, per avviare i colloqui. Secondo lui, sarebbe stato inappropriato incontrare Putin mentre continuano a morire molti giovani soldati. Tuttavia, Trump ha confermato la sua intenzione di negoziare con il presidente russo, aggiungendo che potrebbe farlo entro sei mesi dal suo ritorno alla Casa Bianca. Ha anche riconosciuto che Putin sarebbe disposto ad incontrarlo.
Nel merito, Zelensky, nella stessa intervista, ha sostenuto se Kiev sarà costretta a firmare un trattato di pace con la Federazione Russa, l'Ucraina si vendicherà.
Supponiamo che qualcuno decida di congelare il sostegno e noi siamo costretti a fermare il fuoco e nessuno sia ritenuto responsabile (per l'invasione russa dell'Ucraina - ndr). Le sanzioni verranno rimosse e immagina un padre che ha perso i suoi figli in guerra capirà che non abbiamo ricevuto giustizia perché non trovano un modo per andare in Russia e uccidere soldati o qualcun altro là?", ha detto il leader ucraino, chiarendo che Kiev lascerà in pace la Russia dopo la fine del conflitto, niente meno che alla condizione di un’adesione alla NATO.


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La NATO non ferma solo la Russia, ma ferma anche noi”, ha aggiunto.
Inoltre, replicando alle recenti dichiarazioni del neo eletto presidente Usa durante un incontro con l'attuale capo dell'OSCE, il ministro degli Affari esteri della Repubblica di Finlandia, Elina Valtonen, Zelensky ha riposto seccato che “non c'è nulla di nuovo nel fatto che, sfortunatamente, l'Ucraina non sia stata protetta da una seria alleanza di garanti della sicurezza".
Il 19 dicembre 2024, Putin aveva ribadito la sua disponibilità al dialogo con il nuovo presidente degli Stati Uniti, ma aveva mantenuto le sue richieste, tra cui l'occupazione totale delle quattro regioni ucraine di Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson, e, appunto, il rifiuto dell’adesione dell’Ucraina alla NATO.


Mosca avanza su più fronti in Ucraina

Nel frattempo il fronte continua ad essere in pieno movimento. Il 7 gennaio, l'esercito russo ha sfondato una delle principali vie di comunicazione ucraine, l'autostrada Pokrovsk-Konstantinovka, segno di un avanzamento deciso verso nuove posizioni strategiche.
Secondo le fonti ucraine, le truppe di Mosca, supportate da due carri armati e tre veicoli da combattimento di fanteria, hanno lanciato un'offensiva in direzione l’importante arteria stradale. Durante il tragitto, un veicolo è stato colpito, ma le altre forze hanno aggirato con successo i campi minati, raggiungendo l'autostrada. Una volta giunte sul posto, le truppe russe hanno sbarcato i soldati e poi sono rientrate a Vozdvizhenka.
Nel frattempo, dopo la cattura di Kurakhovo, un'importante città nella regione di Donetsk, le truppe russe hanno iniziato a spostare forze verso Mirnograd, un altro insediamento vicino a Pokrovsk.


Bombardamento russo alla città di Zaporizhzhia: 13 morti

L’8 gennaio, l'esercito russo ha lanciato un massiccio bombardamento sulla città di Zaporizhzhia, colpendo duramente le infrastrutture industriali e causando pesanti perdite tra la popolazione civile. Il capo dell'amministrazione della regione, Ivan Fedorov, ha confermato che l'attacco ha provocato la morte di 13 persone, mentre altre 18 sono rimaste ferite, tra cui una ragazza di 13 anni, le cui condizioni sono considerate gravi. Le esplosioni hanno distrutto edifici residenziali e danneggiato strade vitali per il traffico civile, creando difficoltà per i soccorsi e il recupero delle vittime.
Fedorov ha annunciato che il giorno successivo sarebbe stato dichiarato un giorno di lutto per le vittime di questo attacco, che ha scosso la città e l'intera regione. Il bombardamento, eseguito con missili anticarro, è stato un tentativo da parte delle forze russe di colpire direttamente le infrastrutture strategiche ucraine, in un momento in cui la guerra sembra entrare in una nuova fase di intensificazione.

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