Washington Post: il Paese ha perso oltre 400.000 uomini tra morti e feriti, improbabile riesca a sopravvivere ad un altro anno di guerra
Sembra sia passata un'era geologica, da quando Parigi avanzava accorati appelli a "non umiliare Putin", in vista dell'auspicato successo militare ucraino nella controffensiva supportata dall'Occidente.
"(Il presidente francese Emmanuel Macron - ndr) sta indubbiamente dalla parte dell’Ucraina, ma non riesce mai a rompere del tutto – almeno a parole - con la Russia", scriveva allora un Corriere della Sera, molto vicino alla tesi dell’inevitabile sconfitta strategica di Mosca.
Un abbaglio militarista - quello del sostegno bellico per la vittoria - che si è infine scontrato con una dura realtà che ha minato l'incrollabile suprematismo egemonico dell'Occidente. La Russia non solo non è stata sconfitta, ma avanza ora senza sosta e minaccia l'esistenza stessa dell'Ucraina come Stato sovrano.
Ed ecco che il capo dell'Eliseo, ad un incontro avuto ieri con gli ambasciatori, cambia radicalmente i toni e ora sostiene che Kiev "deve adottare una posizione realistica sulle questioni territoriali, poiché solo una tale posizione può condurre a una soluzione al conflitto”. Lo ha detto in riferimento alla recente intervista di Volodymyr Zelensky con il podcaster statunitense Lex Fridman, dove ha reso noto che lui e Trump erano d’accordo sulla necessità di un approccio di “pace attraverso la forza” per porre fine al conflitto.
Come evidenziato da Reuters, tali affermazioni di Macron suggerirebbero per la prima volta che l'Ucraina debba considerare l’opzione di abbandonare il desiderio di riacquistare tutto il territorio occupato dalla Russia.
Il leader francese, tuttavia, ha lanciato un avvertimento riguardo alle possibili conseguenze per l’Europa e gli Stati Uniti nel caso in cui l’Ucraina dovesse uscire sconfitta dalla guerra. “Il nuovo presidente americano ne è pienamente consapevole: gli Stati Uniti non possono ottenere nulla se l’Ucraina perde”, ha dichiarato in merito. Inoltre, Macron ha sottolineato che “non esiste una soluzione rapida e semplice”, riferendosi alla promessa del tycoon di porre fine al conflitto in tempi brevi.
Ma nei territori d’oltreoceano, molti sembrano ancora abbagliati dai sentimenti di vittoria. Durante la sua visita in Corea del Sud il 6 gennaio, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha evidenziato il ruolo strategico delle recenti iniziative ucraine nella regione russa di Kursk in vista di possibili negoziati di pace. Blinken ha anche sottolineato che, qualora si arrivasse a un dialogo, l'Ucraina avrebbe bisogno di “solide garanzie di sicurezza” per proteggersi dal presidente russo, Vladimir Putin. “A un certo punto ci sarà un cessate il fuoco, ma nella mente di Putin non sarà la fine del gioco. Le sue ambizioni imperiali restano intatte e cercherà di prendersi una pausa, rifornirsi e, alla fine, lanciare un nuovo attacco”, ha avvertito il segretario di Stato.
Parole pronunciate a margine di quella che si configura come l'ennesima iniziativa suicida di Kiev nella regione, celebrata dalla stampa occidentale, addirittura come un punto di svolta nella guerra.
"Kursk potrebbe essere l'inizio della fine per Putin nel 2025, proprio come lo fu per Hitler nel 1943", scrive addirittura il quotidiano britannico, The Telegraph, sposando questa tesi. Un abbaglio che cela in realtà una situazione drammatica per le forze in prima linea. Gli ultimi aggiornamenti dal fronte diffusi dai commissari militari di Mosca, riferiscono che, in meno di un giorno, le forze armate RF hanno ripreso il controllo della maggior parte di ciò che gli ucraini avevano occupato quello precedentemente, a costo di ingenti perdite. Inoltre, l’intero gruppo delle forze AFU situato a nord del saliente di Kursk ora è minacciato di finire in una sacca tattica. I russi, dopo aver respinto gli attacchi in direzione di Bolshoy Soldatskoye, sono passati all'offensiva sulla vicina Russkoye Porechnoye.
Antony Blinken © Imagoeconomica
Ma sono altri settori del fronte a destare maggiore preoccupazione. L'analista militare del Bild, Julian Röpke, lancia l'allarme sulla situazione nel Donbass, dove l'esercito russo dall'inizio dell'anno ha occupato 8 villaggi a sud di Pokrovsk. "Sembra che la sua avanzata non possa più essere fermata", ha dichiarato il giornalista alla pubblicazione.
Le forze armate RF avanzano anche verso la regione di Dnepropetrovsk, da cui distano oramai solo 7 chilometri.
“Le truppe russe non incontrano praticamente alcuna resistenza sul terreno, ma vengono spesso attaccate dai droni ucraini. A causa della mancanza di soldati, le forze armate ucraine possono solo rallentare l’avanzata del nemico, ma non fermarlo”, scrive Röpke, preannunciando che in poche settimane la guerra potrebbe estendersi alla regione di Dnepropetrovsk, dove non ci sono ancora stati combattimenti.
Al contempo, circa il 90% di Toretsk è già sotto il controllo dell’esercito russo. Al calar della notte, gli analisti militari ucraini hanno ammesso che la fanteria di Mosca si trovava già nelle periferie settentrionali e nord-occidentali della città, consolidando le proprie posizioni.
Nonostante la battaglia sia ancora in corso, sembra che l’esercito ucraino abbia perso la possibilità di contrattaccare ed è stato costretto a spostare truppe verso Chasiv Yar e Pokrovsk. Secondo le previsioni, Toretsk potrebbe cadere completamente sotto il controllo russo entro la fine di gennaio, segnando l’inizio della battaglia per il distretto di Ilyinovsky, a sud di Konstantinovka. Inoltre, è stato confermato che gli aerei d’attacco russi sono già penetrati nel microdistretto “12°” a nord-ovest della città, consolidando l’avanzata.
Washington Post: il Paese ha perso oltre 400.000 uomini tra morti e feriti, improbabile riesca a sopravvivere ad un altro anno di guerra
Ma a lanciare il quadro più drammatico è il Washington Post, secondo cui l’Ucraina rischia di perdere la guerra e le prossime settimane determineranno se potrà continuare a esistere come stato sovrano all’interno o vicino ai confini pre-invasione.
L’articolo evidenzia che la Russia controlla già circa il 20% del territorio ucraino e continua ad avanzare verso ovest, in particolare nelle aree di Pokrovsk e Kurakhovo. I soldati ucraini che ad agosto avevano occupato la regione di Kursk hanno perso circa il 40% del territorio conquistato durante l’offensiva a sorpresa e rischiano ora di essere accerchiati.
"L’Ucraina sta inoltre subendo perdite di truppe a un ritmo insostenibile per poter continuare a combattere. La stima ufficiale di 400.000 tra morti e feriti è considerata ampiamente sottostimata", scrive il
Washington Post, aggiungendo che migliaia di soldati ucraini stanno anche disertando le linee del fronte.
L'Ucraina in particolare sta indagando un'unità d'élite della 155ª brigata meccanizzata, denominata ‘Anna di Kiev’, che ha subito numerose assenze non autorizzate: tra marzo e novembre, circa 1.700 militari non si sono presentati al servizio prima ancora di entrare in azione. Le diserzioni sono iniziate già durante l’addestramento nelle Ardenne francesi, dove 50 cadetti sono fuggiti mentre si trovavano nel campo di addestramento delle Ardenne, sulla celebre Linea Maginot, la fortificazione aggirata dai nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Il problema delle diserzioni si inserisce in un contesto più ampio di crisi di reclutamento, che colpisce sia l'Ucraina che la Russia. Mosca ha mobilitato fino a 180.000 detenuti per il conflitto, mentre Zelensky potrebbe introdurre il servizio militare obbligatorio per gli studenti universitari e riesaminare le disabilità che esentano dal servizio. Tuttavia, l’idea di reclutare giovani sotto i 25 anni è criticata dagli stessi soldati al fronte, che la considerano contraria alla tradizione cosacca e alla logica di difendere la patria per le generazioni future.
Comandante della 3ª brigata d’assalto ucraina Biletsky: tregua a qualsiasi condizione
Nel frattempo, anche il comandante della 3ª brigata d'assalto ucraina, Andrei Biletsky, ha sostenuto la possibilità di concludere una "tregua a qualsiasi condizione".
“Se ci sarà una tregua a qualsiasi condizione, il 20 gennaio o in un'altra data, non c’è niente di sbagliato in questo, finché ci impegneremo nella modernizzazione del paese e del blocco di potere. Se ci sarà una tregua, non accadrà nulla di catastrofico, a meno che non cadiamo nell'anarchia”, ha detto Biletsky.
Foto di copertina © Imagoeconomica
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