Per l’Italia di parla di 60 miliardi di euro
L'Europa si riarma e gli obiettivi sono sempre più ambiziosi, così come gli investimenti, prossimi ad essere dirottati dai fondi di coesione, originariamente destinati a ridurre le disuguaglianze regionali.
Il quotidiano inglese Financial Times rivela che i leader dei paesi europei che aderiscono alla Nato stanno discutendo un incremento dei budget per la difesa fino al 3% del Pil. Secondo la pubblicazione, tale mossa potrebbe essere concordata in occasione del vertice annuale della NATO che si terrà nel giugno del prossimo anno. Allo stesso tempo, scrive il FT, un aumento così forte della spesa per la difesa eserciterà una forte pressione “sui bilanci nazionali già tesi”, destando preoccupazione in molte capitali europee.
Dei 32 membri della NATO, ben 23 raggiungeranno l'obiettivo attuale di spesa del 2% del Pil entro quest'anno, un netto miglioramento rispetto ai soli sei Paesi che lo avevano raggiunto nel 2018. Tuttavia, tra i Paesi che non rispettano questa soglia figurano alcuni importanti membri come l'Italia, con una spesa pari all'1,5% del Pil, la Spagna (1,2%) e, al di fuori dell'Europa, il Canada (1,3%). La Polonia si distingue come il Paese dell'alleanza che investe di più in armamenti, superando il 4% del Pil, mentre l’Estonia e gli Stati Uniti si attestano intorno al 3,4%. Anche Germania e Francia dovrebbero superare la soglia del 2% nel corso dell'anno.
Da quanto emerge dai colloqui riservati, avviati durante l'incontro dei ministri degli Esteri dell'Alleanza la scorsa settimana, ora la soglia minima sarà notevolmente incrementata: si parla di un impegno a breve termine per raggiungere il 2,5% del PIL e, entro il 2030, il 3%. Per l’Italia, ciò comporterebbe un aumento immediato di 20 miliardi di euro e ulteriori 10 miliardi entro il 2030, per un totale di 30 miliardi di euro aggiuntivi destinati ad armamenti e forze armate. Questo porterebbe la spesa annuale complessiva a 60 miliardi di euro, il doppio rispetto all’attuale. A questo proposito, il governo guidato da Giorgia Meloni ha già promesso di raggiungere il 2% del PIL per la spesa militare entro il 2028.
L'annuncio arriva mentre in Europa si sta discutendo di un possibile ruolo militare più attivo in Ucraina, in risposta alle dichiarazioni di Donald Trump, che intende ridurre il sostegno americano a Kiev e spingere l’Europa a fare di più. Secondo Politico, il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro polacco Donald Tusk si incontreranno per valutare l'invio di una forza internazionale di mantenimento della pace in Ucraina, coinvolgendo un contingente di 40.000 soldati. Tuttavia, non è chiaro da quali paesi proverranno le truppe, e la proposta ha suscitato dubbi, soprattutto in Polonia, dove si ritiene che simili operazioni debbano essere decise nel contesto della NATO o delle Nazioni Unite.
Un’iniziativa europea che sembra essere spinta anche dalle pressioni di Donald Trump, il quale ha dichiarato di voler ridurre il sostegno americano a Kiev, spingendo l’Europa a fare di più. Ha inoltre minacciato un possibile ritiro degli Stati Uniti dalla NATO se gli Alleati non aumenteranno le loro spese per la difesa.
L’America sembra dunque voler trasferire agli alleati europei i rischi di future escalation, spingendo il vecchio continente verso una politica di riarmo e maggiore responsabilità nel conflitto ucraino.
Il vecchio continente, ormai caduto in uno stato di coma profondo, baratta il suo futuro per gli interessi del grande complesso militare industriale.
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