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L'immagine di Papa Bergoglio che prega davanti a un presepe di Betlemme, dove il Bambin Gesù riposa su una kefiah palestinese, e il suo silenzioso raccoglimento davanti alla Crocifissione bianca di Marc Chagall ha fatto scoppiare una polemica. L’ennesima mossa dalla Comunità ebraica italiana contro il Santo Padre accusato – spesse volte - di essere troppo schierato con i palestinesi.
Il presepe in questione, benedetto da Francesco nell’aula Paolo VI, è un’opera degli artigiani di Betlemme, simbolo di pace e unità in una terra martoriata da conflitti. “Accogliendo questo simbolo, la Chiesa sta facendo grandi passi indietro nel dialogo ebraico-cristiano” hanno affermato i leader del mondo ebraico al sito Vatican News. È proprio la presenza della kefiah, elemento tradizionale palestinese, ad aver suscitato la polemica. Ignorando, così, che Francesco ha usato questa occasione per lanciare un appello accorato contro le guerre e le violenze, invocando la pace per le “martoriate terre” della Palestina e di altre regioni in conflitto.
Il giorno successivo, il Papa ha visitato la mostra della “Crocifissione bianca” a Roma. Quest'opera di Chagall, profondamente simbolica, rappresenta un Cristo crocifisso avvolto in un tallèd, lo scialle di preghiera ebraico, incorniciato dalle sofferenze secolari del popolo ebraico. Chagall la dipinse dopo la “Notte dei cristalli”, il tragico pogrom antisemita del 1938 in Germania, trasformando il Crocifisso in un simbolo universale di dolore e resistenza. 
Questi gesti, intrisi di significato, hanno sottolineato il ponte che Francesco cerca di costruire tra culture, religioni e popoli. Tuttavia, il contesto del genocidio in Palestina ha amplificato interpretazioni contrastanti e polemiche.

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