Crisi economica, calo demografico e lavoro precario: per l'84,4% degli italiani i politici pensano solo ai propri interessi
Quasi metà degli italiani (45,2%) teme che l'escalation del conflitto in Ucraina possa coinvolgere l'Europa, con ripercussioni negative anche per il nostro Paese. Questo dato, emerso dal 58° Rapporto del Censis, si inserisce in un quadro più ampio di crescente insicurezza globale, che sembra diffondersi tra la popolazione italiana. Per gli intervistati, l’Europa già frammentata, appare particolarmente incapace di affrontare sfide complesse come i conflitti militari, e anche per questo motivo, il timore di un’escalation del conflitto in Ucraina, sembra accompagnare anche una diffusa sostanziale nelle istituzioni, ritenute incapaci di gestire la situazione in modo efficace. Infatti, secondo il rapporto del Censis, il 66,3% degli italiani attribuisce la responsabilità delle guerre in corso, non solo in Ucraina ma anche in altre aree come il Medio Oriente, agli Stati Uniti e, più in generale, all'Occidente. Questo dato, significativo sia dal punto di vista quantitativo che sociologico, riflette una forte delusione verso le politiche occidentali, percepite dagli italiani come troppo aggressive e responsabili di un peggioramento delle tensioni a livello globale. Non sorprende, dunque, che solo il 31,6% degli intervistati si dichiari favorevole all'aumento delle spese militari fino al 2% del PIL, come richiesto dalla NATO. La sfiducia verso le istituzioni occidentali emerge anche da un altro dato significativo: il 70,8% degli italiani intervistati ha criticato pesantemente le élite politiche, condannando apertamente l'arroganza dell'Occidente nel voler imporre il proprio modello politico ed economico ad altre nazioni. Secondo il Censis, una delle principali cause di questa sfiducia è il fatto che i conflitti militari, a differenza del passato, non restano confinati in specifiche aree geografiche, ma producono ripercussioni ben più estese e a livello globale, con effetti inevitabili sui flussi migratori, sui mercati e, più in generale, sulle strategie politiche. Per molti italiani, infatti, la guerra in Ucraina è percepita come l'inizio di una catena di eventi potenzialmente fuori controllo, con conseguenze devastanti per l'Europa in termini di sicurezza, economia e coesione sociale.
La sindrome italiana
Ciò che emerge dal 58° Rapporto del Censis, oltre alle preoccupazioni degli italiani per i conflitti militari e le tensioni geopolitiche, comprese quelle tra Stati Uniti e Cina, anche altri fattori critici come il cambiamento climatico, la stagnazione economica, il calo demografico e un mercato del lavoro sempre più incerto. Un quadro particolarmente complesso e preoccupante, che riflette un senso diffuso di insoddisfazione e impotenza. Secondo il Censis, gli italiani sembrano costretti a confrontarsi con una condizione di grande incertezza, in cui l’intero Paese naviga a vista. Tra gli aspetti più critici spicca l’erosione della classe media, che in passato ha giocato un ruolo centrale nella coesione sociale. Questo fenomeno è accompagnato da una sfiducia generalizzata verso i politici, ritenuti dall’84,4% degli intervistati, interessati esclusivamente a sé stessi. A peggiorare la situazione contribuisce la stagnazione economica del Paese. L’economia italiana è sempre più lenta: tra il 2003 e il 2023, il PIL è cresciuto solo del 5,8%, un incremento ben inferiore rispetto ai decenni precedenti. Contestualmente, il reddito pro capite delle famiglie è diminuito del 7% in termini reali, e la ricchezza netta si è ridotta del 5,5% nell’ultimo decennio. Un altro dato rilevante del rapporto riguarda l’aumento delle fragilità emotive tra i giovani italiani. Ben il 58,1% si dichiara fragile, e il 51,8% soffre di ansia o depressione. A fronte di ciò, solo il 31,7% dei giovani ha un’occupazione stabile e investe attivamente su sé stesso. Tuttavia, anche questo dato apparentemente positivo non è privo di ombre: tra il 2013 e il 2022, circa 132.000 giovani laureati hanno lasciato l’Italia.