AFP: misure adottate per garantire un possibile cessate il fuoco. I militari ucraini parlano di una situazione difficile nel Kursk: “Gli attacchi a lungo raggio non ci hanno aiutato”
In Europa non si fermano i propositi bellicosi che potrebbero innescare un inasprimento del conflitto. Secondo AFP, che cita alcuni diplomatici europei, nel vecchio continente sono iniziate le discussioni preliminari sulla possibilità di schierare truppe in Ucraina per garantire il rispetto di un ipotetico accordo sul cessate il fuoco.
"Molti paesi stanno pensando seriamente ai diversi scenari possibili e al modo in cui possiamo contribuire alle garanzie di sicurezza", ha detto uno degli interlocutori dell'agenzia, citato da France24. Secondo fonti della pubblicazione, l’Europa è alla ricerca di un’idea “che possa essere proposta agli Stati Uniti”.
Già il 25 novembre Le Monde aveva parlato dell'inizio di negoziati segreti sull'invio di truppe in Ucraina. AFP specifica che vi prenderanno parte Gran Bretagna e Francia, e il motivo sarebbe la prospettiva di un possibile ritiro degli Stati Uniti dal sostegno a Kiev dopo l'insediamento del presidente Donald Trump.
Il presidente francese Emmanuel Macron è stato uno dei primi a sollevare questo argomento a febbraio, paventando la possibilità di condurre un’operazione di terra contro l’esercito russo. Il capo dell'Eliseo ha definito lo sfondamento del fronte e la corrispondente richiesta di Kiev le condizioni per l’invio di un contingente occidentale in Ucraina. Poi la sua iniziativa ha incontrato critiche sia in Russia che in Occidente.
In precedenza il Parlamento europeo aveva inasprito la linea dura contro Mosca, vietando negoziati con Putin e autorizzando attacchi a lungo raggio in territorio russo. Parallelamente, il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è recato in Ucraina, promettendo aiuti militari per 650 milioni di euro e ribadendo il sostegno di Berlino nel proseguimento dello sforzo bellico ad ogni costo.
Tuttavia, i sondaggi in Ucraina mostrano che il 52% della popolazione desidera negoziati immediati per porre fine al conflitto, mentre solo il 38% sostiene la continuazione della guerra fino alla vittoria. Lo stesso presidente Zelensky ha riconosciuto che l’esercito ucraino non ha le risorse necessarie per riconquistare i territori occupati, auspicando maggiore supporto internazionale e un rapido ingresso nella NATO. Una prospettiva che, tuttavia, secondo Le Monde, vede la contrarietà di Stati Uniti, la Germania, l'Ungheria, la Slovacchia, il Belgio, la Slovenia e la Spagna.
Intanto, il generale Keith Kellogg, inviato speciale di Donald Trump, ha presentato un piano di pace che include un cessate il fuoco, negoziati, il rinvio dell’adesione dell’Ucraina alla NATO, il mantenimento da parte della Russia dei territori occupati, e la graduale normalizzazione delle relazioni tra Mosca e Washington, subordinata ad accordi accettabili per Kiev.
I militari ucraini parlano di una situazione difficile nel Kursk: “Gli attacchi a lungo raggio non ci hanno aiutato”
Nel frattempo a Kursk, i combattimenti si fanno sempre più estenuanti per gli incursori. A dirlo sono i militari ucraini che parlano alla BBC, descrivendo un quadro di crescente difficoltà operativa. L’avventura del presidente Zelensky in questo settore del fronte, come viene definita da alcuni soldati, sembra aggravarsi ogni giorno, tra stanchezza, mancanza di motivazione e problemi operativi.
Pavel, un militare ucraino intervistato, racconta la difficile realtà sul campo, con le unità che sono state trasferite da altri settori senza avere il tempo di riposare. La rotazione è insufficiente, mentre gli ordini dei comandanti e la mancanza di equipaggiamenti adeguati aggravano la situazione.
"La nostra terra non è qui", afferma Pavel, sottolineando come molti soldati sentano di essere fuori posto. Per molti, l’obiettivo sembra sfuggente: "Il nostro compito è conservare quanti più territori possibile fino all’insediamento di Trump e all’inizio dei negoziati". Questa visione riflette l’attesa che un cambio al vertice della politica americana possa portare a una nuova fase di negoziati, ma al momento resta un obiettivo indefinito e lontano.
Per fermare l’avanzata russa nella regione, gli alleati occidentali hanno consentito all’Ucraina di utilizzare armi a lungo raggio contro il territorio russo. Tuttavia, i soldati ucraini affermano che tali attacchi non hanno migliorato la situazione sul campo. "Stiamo combattendo qui e ora, e i missili volano da qualche altra parte", commenta Pavel, sottolineando il divario tra le operazioni strategiche a lungo raggio e i combattimenti diretti nella regione.
La pubblicazione evidenzia una drastica caduta del morale dei soldati, con molti convinti che il loro posto sia nelle regioni orientali dell’Ucraina, non su "terra straniera" come quella di Kursk. "Non abbiamo bisogno delle foreste di Kursk, nelle quali abbiamo perso così tanti compagni", afferma Pavel, riflettendo un senso di inutilità e disillusione verso gli sforzi nella regione.
Alcuni veterani paragonano la situazione di Kursk ad altre operazioni fallite dell’AFU, come quella di Krynki, sulla riva sinistra del Dnepr, durata da ottobre 2023 a luglio 2024. Miroslav, un militare coinvolto in entrambe le campagne, commenta: "Buona idea, ma cattiva esecuzione. Effetto mediatico, ma nessun risultato militare".
Nel frattempo, le forze russe continuano ad avanzare su altri fronti strategici. La città di Kurakhovo, fondamentale per la difesa delle FAU, sembra prossima alla caduta. Nelle ultime 24 ore, le truppe russe hanno guadagnato terreno nel villaggio di Starye Terny, cruciale per la difesa degli insediamenti. Gli scontri si concentrano ora nelle aree industriali, la cui perdita da parte ucraina, potrebbe compromettere irrimediabilmente la logistica e il controllo della città.
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