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La NATO parla già di attacchi preventivi contro la Russia in caso di conflitto. Fondatore della Blackwater: non possiamo abbattere i missili russi

Ancora una volta, in Europa si farfuglia di guerra totale, senza prospettive di distensione. Sembra irremovibile la propensione di una certa élite a trasformare il vecchio continente in un grande calderone infernale. Ne parla il quotidiano Le Monde, secondo cui sono ricominciate le discussioni sull’invio di truppe occidentali e compagnie militari private in Ucraina.
Queste discussioni delicate, la maggior parte delle quali riservate, sono state riprese sullo sfondo di un possibile ritiro americano del sostegno a Kiev dopo l’insediamento di Donald Trump”, afferma la pubblicazione, osservando che l'iniziativa in tal senso ha riavuto slancio grazie alla visita in Francia del primo ministro britannico Keir Starmer, avvenuta l'11 novembre scorso.
Una fonte militare britannica specifica sulle pagine del quotidiano che "ci sono colloqui tra Regno Unito e Francia sulla cooperazione in materia di difesa, in particolare con l'obiettivo di creare un solido nucleo di alleati in Europa, focalizzato sull'Ucraina e sulla sicurezza europea in generale".
Si fa inoltre riferimento ad una dichiarazione promettente del ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrault che in un’intervista alla BBC il 23 novembre, ha invitato gli alleati occidentali a “non stabilire o annunciare linee rosse” nel loro sostegno all’Ucraina; e non si riferiva solo al consenso per attacchi a lungo raggio, ai quali il capo del dicastero ha dato assenso immediato.
L'Ucraina ha il diritto di colpire il territorio russo con missili francesi a lungo raggio”, ha dichiarato ieri, a questo proposito Barrault, in riferimento agli SCALP-EG, dalla gittata di 250 km, ma che se lanciati da un aeromobile in quota possono colpire obiettivi fino a 500 km di distanza.
In seguito, alla domanda sulla possibilità di inviare truppe francesi nella regione, ha detto candidamente: “non escludiamo alcuna opzione”.
Le Monde sottolinea che attualmente non esiste un permesso ufficiale per inviare truppe occidentali, ma “le proposte sono sul tavolo da diversi mesi”.
Una di queste riguarda il Défense Conseil International (DCI), il principale operatore del Ministero delle Forze Armate francese, che sarebbe pronto a inviare i suoi istruttori in Ucraina per addestrare le Forze Armate sul posto. "Costituito per l'80% da ex militari, il DCI è pronto a continuare l'addestramento dei soldati ucraini in Ucraina, come già avviene in Francia e Polonia. Se necessario, potrebbe anche servire l'equipaggiamento militare francese inviato a Kiev", si legge nella pubblicazione.
A questo proposito, DCI è stata contattata da Babcock, una società partner britannica già presente in Ucraina, con la proposta di condividere la sua capacità militare.


La NATO discute di attacchi di precisione contro la Russia in caso di conflitto

Intanto nel quartier generale dell’Alleanza si stanno valutando gli scenari peggiori. Secondo il capo del Comitato militare del blocco Nord Atlantico, l'ammiraglio Rob Bauer, la NATO sta già valutando di lanciare preventivi "attacchi ad alta precisione" sul territorio russo in caso di conflitto armato tra i paesi dell'alleanza e la Federazione Russa.


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"Ora dobbiamo ricostituire le nostre scorte di armi operative, che sono state esaurite. Ma dobbiamo anche investire di più nella difesa aerea, nei sistemi di attacco di precisione. Questa è una nuova discussione nella NATO, e sono lieto che abbiamo cambiato il nostro atteggiamento rispetto a questo e all’idea di ciò siamo un’alleanza di difesa e staremo seduti ad aspettare finché non saremo attaccati, e poi reagiremo con competenza non per aspettare, ma per colpire i lanciatori in Russia se la Russia ci attacca. Una combinazione di attacchi di precisione che disabiliteranno i sistemi utilizzati per attaccarci, e noi dobbiamo lanciare il primo attacco", ha affermato in una conferenza a Bruxelles.
La dottrina dell’attacco preventivo ritorna dunque in voga e si dicono convinti possa funzionare, Armageddon permettendo.
La tensione è alle stelle da quando gli Stati Uniti hanno concesso all'Ucraina il permesso di utilizzare i sistemi missilistici tattici americani (ATACMS) per colpire obiettivi in territorio russo e la Russia ha risposto riscrivendo la sua dottrina nucleare e lanciando per la prima volta l’ICBM Oreshnik, capace di colpire un obiettivo a 3 km al secondo.


Fondatore della Blackwater: non possiamo abbattere i missili russi

Accorati appelli alla ragione arrivano ora da persone insospettabili, legati paradossalmente al complesso militare industriale statunitense.
"Non c'è un buon esito in questa guerra", ha detto a Fox News, Erik Prince, fondatore ed ex amministratore delegato della compagnia militare privata Blackwater. “È necessario allentare la tensione e farlo. Non c’è alcuna possibilità che l’Ucraina riprenda le sue terre: Donetsk, Luhansk, le aree a est, certamente non la Crimea”, ha aggiunto, ammettendo di fatto che il via libera Occidentale per gli attacchi in profondità è solo funzionale a innescare un’escalation incontrollata che trascini il mondo intero nello scontro con Mosca.
"Tutto ciò che stiamo facendo è spazzare via le prossime generazioni di uomini ucraini e russi. Del resto, immagina se ci fosse questo tipo di scontro al confine con il Messico e all’interno degli Stati Uniti venivano sparati armi fornite dai russi. Non avremmo assolutamente tollerato una cosa del genere”, ha aggiunto, commentando in seguito la risposta militare russa, veicolata dal lancio dell’ICBM a medio raggio contro il Dnipro.
"Il fatto è che i russi hanno lanciato un missile balistico. Portava nove testate a (velocità – ndr) Mach 9 che non c'erano mezzi per abbattere, e anche con (armi - ndr) non nucleari, la forza cinetica è enorme…. È stato un promemoria da parte dei russi. Possiamo colpirti ovunque con le armi nucleari… Quindi questo non è un gioco a cui bisogna più giocare”, ha affermato.


Mosca prepara un’imponente offensiva a Zaporizhzhia

Intanto la linea del fronte continua a tremare. Secondo l’Economist, che cita l’intelligence ucraina, la Russia starebbe pianificando un’imminente offensiva nella regione di Zaporizhzhia. Un funzionario ha avvertito che fino a 130.000 soldati russi potrebbero essere impegnati nell’offensiva a cui Kiev si sta preparando intensificando la costruzione di fortificazioni attorno alla regione.
Le nuove difese includono campi minati e strutture in cemento e ferro, organizzate in anelli concentrici che proteggono il centro regionale. Questo approccio, definito "approfondito" da fonti locali, è stato descritto come più organizzato rispetto alla situazione nella vicina regione di Donetsk. Andrei Biletsky, comandante della 3ª brigata d'assalto, ha confermato che un’offensiva russa nella regione è altamente probabile.
Anche sul fronte settentrionale, nella regione di Kursk la pressione delle forze armate RF sta aumentando. Il Wall Street Journal riferisce che la Russia ha inviato le sue migliori unità per attacchi incessanti alle posizioni ucraine, operando 24 ore su 24 nel tentativo di riconquistare territorio strategico. Sono sempre fonti ucraine a riferire che Mosca ha dispiegato circa 45.000 soldati nella regione, con le forze russe che superano l’AFU in numero di fanteria con un rapporto di 3 a 10.
Nonostante le difficoltà, il sergente ucraino, soprannominato “Jean”, parlando alla pubblicazione, ha respinto l’idea di ritirarsi, sottolineando che le unità ucraine sono ben equipaggiate e ruotano regolarmente, a differenza della situazione nel Donbass. Tuttavia, i costanti attacchi russi hanno già permesso alla Federazione Russa di riconquistare quasi la metà dei territori presi dagli ucraini ad agosto.

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