Otto razzi da 107 millimetri hanno colpito il quartier generale del contingente italiano e del settore Ovest di Unifil a Shama, nel sud del Libano. Gli ordigni sono esplosi in alcune aree all’aperto e nel magazzino ricambi della base, dove non erano presenti soldati al momento dell’attacco. Fortunatamente, non si registrano feriti, ma cinque militari italiani sono sotto osservazione nell’infermeria della base. Le loro condizioni non destano preoccupazioni. Sono attualmente in corso indagini per determinare il punto di partenza dei razzi e individuare i responsabili dell’attacco. La situazione ha suscitato forte preoccupazione e indignazione, con reazioni ufficiali da parte del governo italiano. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha espresso il suo sdegno a margine del Consiglio Ue Esteri Difesa a Bruxelles, definendo l’accaduto "intollerabile". Crosetto ha ribadito l’importanza di proteggere le basi Unifil, sottolineando che si tratta di presidi internazionali sotto il mandato delle Nazioni Unite, gestiti da paesi amici di Israele. “Non possiamo più tollerare che questi errori si ripetano con tale frequenza”, ha dichiarato il Ministro, aggiungendo che è necessario adottare disposizioni chiare e inequivocabili per le forze sul campo. Il ministro ha auspicato un intervento deciso anche da parte delle autorità israeliane, invitando alla cooperazione per prevenire futuri attacchi contro una missione che rappresenta un presidio di pace e stabilità nella regione.
Libano denuncia "ripetuti attacchi israeliani contro esercito"
Il ministero degli Esteri libanese ha incaricato la missione permanente del Paese presso le Nazioni Unite di presentare una denuncia al Consiglio di sicurezza contro i "ripetuti attacchi israeliani contro l'esercito libanese". La decisione, annunciata attraverso un comunicato stampa, segue l'ultimo episodio di violenza avvenuto il 17 novembre, quando un centro militare nel comune di Al Mari, nel distretto di Hasbaya, è stato colpito, provocando la morte di due soldati e il ferimento di altri tre, di cui uno in gravi condizioni. Dall’8 ottobre 2023, data di inizio degli scontri tra le Forze di difesa di Israele e Hezbollah in seguito all'attacco di Hamas contro Israele, l'esercito libanese ha registrato 36 morti tra le sue fila. Nel suo appello al Consiglio di sicurezza, il Libano ha richiesto una condanna degli attacchi israeliani, definendoli una "flagrante violazione del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e delle risoluzioni internazionali", in particolare della risoluzione 1701, che regola il cessate il fuoco e la sicurezza lungo il confine tra Libano e Israele. L’esercito libanese, principale garante dell’attuazione della risoluzione 1701, collabora strettamente con la Forza di interposizione delle Nazioni Unite (Unifil) per mantenere la stabilità nella regione. Il governo di Beirut ha evidenziato che colpire l’esercito mina gli sforzi internazionali per il mantenimento della pace e ha sottolineato l’urgenza di rafforzare la sicurezza ai confini del Paese, sostenendo il ruolo cruciale delle forze armate libanesi per garantire stabilità e ordine.
Cisgiordania: l'Arabia Saudita condanna le dichiarazioni di Israele
L'Arabia Saudita ha espresso profonda preoccupazione per le dichiarazioni dei politici israeliani riguardanti l'imposizione della sovranità israeliana sulla Cisgiordania. Durante una riunione del Consiglio dei ministri a Riad, il re Salman bin Abdulaziz ha affrontato le recenti tensioni nei territori palestinesi, sottolineando il rifiuto categorico del regno nei confronti degli attacchi israeliani contro civili e organizzazioni umanitarie. Il sovrano saudita ha ribadito la necessità di un intervento della comunità internazionale per porre fine alle continue violazioni dei diritti del popolo palestinese. Ha evidenziato l'urgenza di una risposta globale per garantire il rispetto delle leggi internazionali e delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Il Consiglio dei ministri ha inoltre condannato fermamente le dichiarazioni di esponenti israeliani che promuovono l'espansione degli insediamenti e l'annessione di territori in Cisgiordania. Tali azioni, secondo Riad, rappresentano una grave minaccia alla stabilità della regione e ostacolano gli sforzi per il raggiungimento della pace. La posizione saudita sottolinea come queste politiche violino apertamente il diritto internazionale e rischino di compromettere ulteriormente la sicurezza e la stabilità del Medio Oriente. L'Arabia Saudita ha rinnovato il suo impegno a favore di una soluzione giusta e duratura per la questione palestinese, ribadendo il proprio sostegno alla creazione di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come capitale.
Foto d'archivio © Imagoeconomica
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