Materiale fissile per centinaia di testate da diversi kilotoni. Podolyak glissa su concessioni territoriali: “dobbiamo obbligare la Russia ad accettare condizioni appropriate”
Si è abbattuto un clima sinistro nella capitale ucraina, con il sovrapporsi di voci - sempre più frequenti di analisti, militari e funzionari occidentali - concordi su una pace di compromesso, che si scontrano con la granitica e delirante ostinazione della leadership del Paese.
A parlare questa volta è il consigliere di Zelensky, Myhailo Podolyak, che nella sua irremovibile visione sulla fine del conflitto ha lasciato sgomenti anche i giornalisti di Repubblica.
“Voi potreste accettare il cessate il fuoco lasciando i territori occupati alla Russia, pur senza riconoscerli, se la Nato vi offrisse di entrare subito nell’alleanza?”, chiede uno dei redattori a Podolyak.
“Gli obiettivi di Putin sono la distruzione dell’Ucraina e il dominio in Europa, quindi perché dovrebbe accettare l’accordo?... Non credo che il Paese attaccato debba fare concessioni e smettere di resistere. Stiamo combattendo da tre anni e ora dovremmo rinunciare alla nostra sovranità? Sfortunatamente non vedo la stessa discussione su cosa la Russia dovrebbe concedere o pagare” risponde, incrollabile, il consigliere presidenziale, che non si scompone nemmeno quando i suoi interlocutori lo pongono dinnanzi alle evidenti difficoltà sul campo di battaglia.
“Gli Usa hanno i mezzi per trasformare il mercato e renderlo sfavorevole alla Russia – continua Podolyak fiducioso – “Possono inoltre emettere sanzioni economiche che colpiscano davvero Mosca. A mio parere questa sarà la linea di Trump, lui è uno che può prendere misure drastiche. Se poi infliggiamo colpi anche sul piano militare, come sta accadendo in scala ridotta, influenzeremo il fronte interno russo”.
Nel frattempo, "la società è esausta", ha affermato recentemente il presidente della commissione per gli affari esteri della Rada Alexander Merezhko, spiegando che, il prossimo inverno potrebbe diventare il più duro per l’Ucraina: interruzioni prolungate di elettricità comporteranno criticità nell’approvvigionamento idrico, causando ulteriori danni a un’economia già debole e aggravando lo stato psicologico della popolazione, già sull’orlo del collasso.
Secondo un sondaggio dell'Istituto internazionale di sociologia di Kiev (KIIS), sempre più ucraini pronti a concessioni territoriali e sono arrivati a quota 38%, mentre il 57% è favorevole a negoziati immediati con Mosca, il 33% in più rispetto a un anno fa.
Una rivalsa ucraina è ormai un abbaglio anche per il presidente del Council on Foreign Relations, Richard Haass, secondo cui “Washington deve affrontare la triste realtà della guerra e venire a patti con un risultato più plausibile”, poiché - scrive il diplomatico statunitense su Foreign Affairs - "non c'è un'arma rivoluzionaria o una restrizione revocata che consentirebbe all'Ucraina di difendere contemporaneamente ciò che già controlla e liberare ciò che non fa".
Sono inoltre gli stessi generali ucraini a spiegare che in alcune aree il rapporto tra le truppe moscovite e l’AFU è dell’ordine di 2/5 a 1, mentre, dal punto di vista del volume di fuoco, la Russia è in grado di sparare dieci proiettili di artiglieria pesante per ogni obice di Kiev.
Circolano, nel mentre, inquietanti dossier che potrebbero preannunciare gli apocalittici scenari dati dall’inflessibile ambizione ad una vittoria totale impossibile.
Secondo un’inchiesta del Times, Kiev potrebbe creare una semplice bomba atomica in pochi mesi se il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump smettesse di fornire assistenza militare al Paese.
La pubblicazione indica un documento - reso pubblico dall'autorevole Centro Studi sull'Esercito, la Conversione e il Disarmo - secondo cui la violazione del Memorandum di Budapest "fornisce motivo formale per il ritiro dal Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP) e ragioni morali per riconsiderare la scelta di rinunciare alle armi nucleari fatta da (Ucraina. - ndr) all'inizio del 1994."
Gli autori del rapporto sostengono che gli specialisti ucraini sarebbero riusciti a creare una bomba simile all’ordigno Fat Man, che gli Stati Uniti sganciarono sulla città giapponese di Nagasaki nel 1945. Poiché Kiev non ha la capacità di costruire grandi impianti di arricchimento dell’uranio in tempo di guerra, “dovrà utilizzare il plutonio estratto dal combustibile esaurito nei reattori delle centrali nucleari”, afferma il documento.
"L'Ucraina controlla ancora nove reattori operativi e ha una significativa esperienza nucleare nonostante abbia rinunciato al terzo arsenale nucleare più grande del mondo nel 1996",continua la pubblicazione, specificando che "il peso del plutonio del reattore disponibile per l'Ucraina può essere stimato in sette tonnellate… Questa quantità di materiale è sufficiente per centinaia di testate con un rendimento tattico di diversi kilotoni", scrive il giornale britannico, citando estratti del rapporto.
Kiev intanto si affretta a smentire: “l’Ucraina aderisce al TNP; non possediamo, non sviluppiamo e non intendiamo creare armi nucleari. L’Ucraina collabora strettamente con l’AIEA ed è completamente trasparente per il suo monitoraggio, che esclude l’uso di materiali nucleari per scopi militari”, ha scritto il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Georgy Tikhy, su Telegram.
Curioso come, lo scorso 17 ottobre, Zelensky, intervenendo in una conferenza stampa dopo la riunione del Consiglio europeo, ha dichiarato di aver discusso con Trump, sottolineando l’importanza dell’adesione dell’Ucraina alla NATO e ricordando la rinuncia di Kiev al proprio arsenale nucleare. "Durante una conversazione con Donald Trump, gli ho detto: 'Qual è la soluzione? Qual è la via d'uscita per garantire la nostra sicurezza? O l'Ucraina ottiene armi nucleari, che rappresenterebbero una protezione per noi, oppure abbiamo bisogno di un’alleanza. Oggi, oltre alla NATO, non conosciamo altre alleanze veramente efficaci'", ha affermato Zelensky.
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