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Da oltreoceano c'è fermento in vista delle elezioni del 5 novembre, le cui proiezioni elettorali vedono una crescita tendenziale di preferenze per il candidato Donald Trump. Una prospettiva, quella della sua vittoria, che potrebbe aprire ad un rapido mutamento della politica americana in Europa. Secondo il Financial Times, il tycoon sarebbe pronto a porre fine rapidamente alla guerra in Ucraina “congelandola”.
Indiscrezioni rilasciate da un consigliere di lungo corso dell'ex presidente Usa, che ha parlato di un progetto compatibile con una rivisitazione dei falliti accordi di Minsk del 2014 e del 2015, miranti a porre fine ai combattimenti nell'Ucraina orientale tra le forze di Kiev e i separatisti della minoranza russofona sostenuta da Mosca.
I piani del suo gruppo prevederebbero in sostanza di creare zone autonome e zone smilitarizzate su entrambi i lati del confine, ma senza che l'Ucraina aderisca alla NATO. Ai paesi europei verrebbe chiesto di assumere il ruolo di garanti e “supervisori” del processo di pace, mentre “la partecipazione degli Stati Uniti e della NATO sarà minima”, scrive il Financial Times.
Allo stato attuale infatti, secondo il consigliere, ci saranno meccanismi di applicazione con conseguenze per la violazione dell'accordo, ma la sorveglianza dovrebbe essere affidata alle truppe europee, non alle forze della NATO o alle forze di pace dell'ONU.
Lapidarie in questo senso anche le parole del suo partner alla vicepresidenza J.D. Vance: "Non avremo né uomini né donne nel meccanismo di applicazione delle norme. Non pagheremo noi per questo. Pagherà l'Europa".
In sostanza l'America scaricherà tutti i costi del conflitto sul vecchio continente, con annesso aumento delle spese militari e onere di soccorso bellico in caso di ennesima escalation delle ostilità.
Da segnalare che la dottrina statunitense del non coinvolgimento diretto nel conflitto è in realtà sempre stata nell’agenda della Casa Bianca.
Lo ribadì proprio l’ex segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, sempre al Financial Times, dove ha spiegato che Zelensky nei giorni immediatamente successivi al conflitto chiedeva una no-fly zone, ma l’Alleanza non sarebbe stata in grado di dare garanzie in tal senso.
“Si pentì di questo?”, gli chiede il giornalista, “no”, risponde, senza esitazione. “La realtà è che fin dall’inizio ho formulato l’approccio della Nato: sostenere l’Ucraina, ma non essere parte del conflitto”.
Washington non rischierebbe mai, almeno per il momento, di trascinarsi in uno scambio nucleare diretto con Mosca dove si vedrebbe colpita dai missili Sarmat, i nuovi sistemi balistici ipersonici che caricano fino a 15 testate nucleari e che, secondo il Pentagono, non possono essere intercettati dagli Stati Uniti.
L’imperativo categorico è che l’onere del rischio se lo prenda il vecchio continente, con tutti i costi annessi e connessi.
Già a seguito delle pressioni durante il primo mandato di Trump, i membri dell’Alleanza e gli alleati dell’Asia orientale hanno aumentato la quota dei loro budget spesi per la difesa: a giugno, 23 dei 32 membri della NATO avevano raggiunto l'obiettivo di spendere il 2% del PIL per la difesa, il doppio di quanto spendevano quattro anni fa. Ma, secondo FT, nel secondo mandato del tycoon dovranno affrontare pressioni per ulteriori impennate nel bilancio.


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Volodymyr Zelensky


"Germania e Francia, le due maggiori economie europee, che recentemente hanno entrambe raggiunto la soglia del 2%, potrebbero trovarsi ad affrontare una pressione particolare sia dalla spesa per la difesa che dai loro surplus commerciali bilaterali con l’America", hanno detto i giornalisti.
Nonostante non solo nell’ala repubblicana d’oltreoceano si parla di negoziati e di una guerra che Kiev è ormai destinata a perdere, Zelensky ha respinto l’ennesima iniziativa di pace, questa volta sino-brasiliana che implicherebbe anch’essa un congelamento del fronte.
Le proposte di alcuni paesi, siamo pronti ad ascoltarle. E le proposte dell’India, dell’UE e del continente africano. E se Brasile e Cina hanno proposte…. solo sulla base del nostro formato”, ha detto in un’intervista al Times of India, riproponendo la sua formula che implica ancora la fine della guerra dopo il completo ritiro delle truppe russe dall’Ucraina.


Wall Street Journal: Kiev allo stremo nella mobilitazione, cerca reclute in discoteche e ristoranti

Mentre, dunque, la linea oltranzista della leadership ucraina votata alla vittoria finale sembra inscalfibile, cresce la sofferenza di una popolazione stanca della guerra e poco incline a sacrificare la propria vita al fronte.
Secondo il Wall Street Journal, nel Paese crescono le tensioni a causa dell’evasione dal servizio militare. Il TCC ha cambiato la strategia per la ricerca dei coscritti e se prima radunavano tutti in piccole città, villaggi, ora organizzano raid nelle grandi città.
L'Ucraina sta intensificando gli sforzi di mobilitazione, conducendo raid in luoghi affollati come sale da concerto, negozi di lusso a Kiev e caffè popolari a Odessa”, afferma la pubblicazione, specificando che un tale approccio delinea la crescente difficoltà di reclutare nuovi soldati per sostituire le perdite su un fronte. Nel Donbass le forze di Kiev sono notevolmente indebolite e i russi stanno sfruttando attivamente il loro vantaggio numerico.
Non esiste una soluzione semplice. Questo è un problema critico che non può essere risolto senza il sostegno occidentale”, afferma Mathieu Boulègues, membro senior del Centro per l’analisi delle politiche europee.
Gli sforzi di Kiev per abbassare l’età della leva e introdurre sanzioni più severe per i renitenti alla leva hanno triplicato il numero delle reclute, ma questa cifra ora è diminuita in modo significativo. Il rappresentante delle forze armate ucraine Vasily Rumak ha affermato che il numero delle persone mobilitate è sceso a 20.000 al mese.
Al contempo, gli istruttori di un centro di formazione nell’est del paese notano che la maggior parte delle reclute non ha uno spirito combattivo. "La sfida più grande è cambiare la loro mentalità", afferma un istruttore, soprannominato "Fury".
Una crescente sfiducia che sta trasformando il Paese per il suo popolo in un lager a cielo aperto dove uomini sempre più giovani vengono mandati a morire al fronte senza che ci sia alcuna speranza di una svolta contro Mosca che, talvolta, detiene un vantaggio in termini di rateo di fuoco nell’ordine di 10:1.
Ma, almeno per l’attuale amministrazione americana, fin quando sono gli ucraini ad essere mandati al macello ancora per un po' di tempo, l’importante è che ciò non infici i bilanci dell’industria bellica statunitense. Solo pochi giorni fa, il consigliere del capo dell'ufficio del presidente dell'Ucraina, Sergei Leshchenko, ha rivelato che gli Stati Uniti d'America esercitano pressioni su Zelensky per quanto riguarda la riduzione dell'età di leva in Ucraina.
I politici americani di entrambi i partiti esercitano pressioni sul presidente Zelenskyj chiedendogli perché in Ucraina non viene effettuata la mobilitazione dei giovani tra i 18 e i 25 anni. L'argomentazione dei partner è questa: quando c'era la guerra degli Stati Uniti in Vietnam, le persone venivano prese lì dall’età di 19 anni” ha affermato il funzionario citato da Unian.

Foto © Imagoeconomica

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