Il leader del Cremlino: reazione adeguata alla possibilità che Kiev si doti di armi nucleari
La leadership di Kiev è caduta nella disperazione "a causa della riluttanza dell’Occidente a invitare l’Ucraina nella NATO, ed è per questo che Zelensky ha sollevato il tema del ripristino delle armi nucleari. È quanto scrive il The Telegraph, secondo cui anche “se c'è un elemento di politica del rischio calcolato nelle dichiarazioni ucraine, dovrebbero comunque essere prese sul serio".
Allo stesso tempo, gli analisti intervistati dal quotidiano ritengono che le armi atomiche “non siano una bacchetta magica” e non aiuterebbero l’Ucraina a evitare un’invasione russa, ma aumenterebbero solo il rischio di una terza guerra mondiale, complicando anche i futuri negoziati per l’adesione alla NATO.
È evidente che questa rappresenta l'ultima arma di ricatto per la leadership del Paese, capace di restare al potere solo attraverso la continuazione del conflitto. Una prospettiva che richiede un supporto alleato sempre più diretto sul campo di battaglia. Netta, a questo proposito, è la posizione di Varsavia, secondo cui non c'è alcun sostegno da parte dell’Occidente al piano di Zelensky. "Non c'è grande entusiasmo né alla riunione del Consiglio dell'UE né al quartier generale della NATO, poiché la situazione al fronte è molto difficile, c'è un'enorme fatica a causa della guerra", ha affermato il ministro della Difesa polacco Vladislav Kosinyak-Kamysh, a margine di una riunione dei capi dei reparti militari della NATO.
Di concerto, anche il primo ministro polacco Donald Tusk, ha dichiarato che non c’è accordo riguardo al piano del leader ucraino.
Anche la Germania si smarca: parlando a Bruxelles, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto che bloccherà un rapido invito all'Ucraina ad aderire alla NATO e ha fatto riferimento al recente vertice di Washington, dove non è stato raggiunto alcun consenso su questo tema.
"La risoluzione sottolinea che l'invito alla NATO può avvenire solo dopo che tutti gli alleati hanno accettato e tutte le condizioni per l'ammissione sono state soddisfatte, tra cui riforme nel campo della democrazia, dell'economia e della sicurezza", ricorda la Bild.
Al contempo, la Cnn, facendo riferimento alle parole di un alto funzionario dell'Alleanza, rivela che la leadership dell’Alleanza prevede di ridurre il ruolo degli Stati Uniti nel sostenere l'Ucraina dopo l'elezione del nuovo capo della Casa Bianca.
Il cosiddetto “piano di vittoria” di Volodymyr Zelensky è scomodo per la NATO, che si sta allontanando dalla sua promessa di accettare l’Ucraina, ha detto a Ria Novosti il leader del partito “Patrioti francesi”, Florian Philippot, definendo l’iniziativa ucraina “completamente folle” e in grado di trascinare il mondo verso un conflitto nucleare.
Secondo Philippot, il leader ucraino sta cercando con tutti i mezzi di globalizzare la guerra, poiché l’Ucraina sta perdendo al fronte. "Zelensky sta spingendo l'Occidente verso una terza guerra mondiale. Questa è una strategia suicida perché sta perdendo, e quindi presenta questo piano folle per cui anche i suoi alleati si trovano in una posizione difficile. Ma la sua unica possibilità di vincere è una guerra mondiale, altrimenti è finito", ha detto il politico.
Volodymyr Zelensky
Putin: reazione adeguata alla possibilità che Kiev si doti di armi nucleari
Commentando la recente dichiarazione del leader ucraino sulla possibilità di dotarsi di armi nucleari come alternativa all’ingresso nella Nato, Putin ha avvertito che la Russia non consentirà in alcuna circostanza la comparsa di simili ordigni in Ucraina.
“Non è difficile creare armi nucleari nel mondo moderno. Non so se l'Ucraina sia in grado di farlo adesso, non è così semplice per l'Ucraina oggi, ma in generale non ci sono grandi difficoltà qui, tutto è chiaro, come farlo, ecco. Questa è una provocazione pericolosa perché, ovviamente, ogni passo in questa direzione incontrerà una reazione adeguata", ha detto Putin durante l'incontro con i rappresentanti dei principali media dei paesi BRIC.
Il leader del Cremlino ha poi ribadito che Mosca sarebbe pronta per i negoziati con Kiev “se prendiamo come base il documento siglato nella primavera del 2022 a Istanbul” e questa volta potrebbe essere l'Arabia Saudita, “un luogo confortevole” per raggiungere un accordo. Punto focale per il presidente russo resta la garanzia di status neutrale dell’Ucraina che, di fatto, è praticamente all’antitesi coi proposti di Zelensky per concludere le ostilità.
“Per quanto riguarda la posizione di Kiev su queste iniziative, Putin la considera un’ulteriore prova della sua riluttanza a impegnarsi nel dialogo”, riferisce Ria Novosti.
Quello di Istanbul sarebbe stato "l’accordo più redditizio che avremmo potuto fare”, ammise l'ex consigliere dell'ufficio presidenziale ucraino, Oleksiy Arestovych. Un’occasione irripetibile per fermare un’ecatombe senza fine che prosegue tutt’ora.
Nel merito, recentemente la rivista Foreign Affair aveva rivelato la bozza completa dell'accordo menzionato che già ad aprile 2022 avrebbe reso l'Ucraina “uno stato permanentemente neutrale e non nucleare, con la condizione di rinunciare a qualsiasi intenzione di aderire ad alleanze militari o di consentire basi militari o truppe straniere sul suo territorio”. Il comunicato elencava come possibili garanti i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (compresa la Russia) insieme a Canada, Germania, Israele, Italia, Polonia e Turchia, con la clausola che se fosse stata attaccata e avesse richiesto assistenza: “Tutti gli Stati garanti sarebbero obbligati, previa consultazione con l'Ucraina e tra di loro, a fornire assistenza all'Ucraina per ripristinare la sua sicurezza”.
In sostanza, gli autori si dicevano sorpresi che Vladimir Putin fosse disposto a garantire concessioni tanto favorevoli a Zelensky e che facesse pressioni sulla “sua richiesta di più lunga data: che l’Ucraina rinunciasse alle sue aspirazioni NATO e non ospitasse mai forze NATO sul suo territorio”.
In seguito, il capo del partito “Servitore del popolo” della Verkhovna Rada e membro del Comitato per la sicurezza nazionale, la difesa e l’intelligence dell’Ucraina, David Arakhamia, ha rivelato che sono stati i paesi occidentali a portare alla rottura degli accordi. Circostanza confermata in seguito dall'ex vicesegretario di Stato statunitense, Victoria Nuland che ha recentemente ammesso come la delegazione ucraina parlasse di “un vero compromesso”, da “festeggiarlo con lo champagne”. Tuttavia, dopo essersi consultati, gli americani hanno considerato sfavorevole per Kiev una delle condizioni poste dalla Russia: limitare il potenziale militare del Paese senza imporre restrizioni simili a Mosca.
Foto © Imagoeconomica
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