Forbes: concessioni territoriali potrebbero portare ad un colpo di stato nazionalista
Un nuovo rilancio al compromesso arriva dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky che, intervistato dal Corriere della Sera, sembra ora pronto ad accettare un cessate il fuoco, ma con delle strette condizioni.
La sospensione dei combattimenti, a detta del leader ucraino, avverrebbe senza riconoscere la perdita di territori, in cambio di garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti e dell'ingresso nell'UE.
“Zelensky ora vuole convincere gli europei proprio a livello politico. Lui, per esempio, sa che non potrà mai rinunciare ufficialmente ai territori occupati. Tuttavia sarebbe pronto per un cessate il fuoco secondo la linea attuale – senza riconoscere il nuovo confine ufficiale - in cambio di alcuni obblighi verso l'Occidente", afferma la pubblicazione, specificando che si tratta di garanzie di sicurezza occidentali simili a quelle che gli Stati Uniti hanno fornito al Giappone, alla Corea del Sud e alle Filippine.
Le recenti dichiarazioni appaiono tuttavia molto contrastanti con analoghe indiscrezioni della stampa europea. Il quotidiano spagnolo El Mundo afferma infatti che lo stesso Zelensky non intenderebbe discostarsi dalla sua “formula di pace”, che implica il completo ritiro delle truppe russe entro i confini del 1991.
Durante la sua visita in Croazia ha chiaramente ripetuto che il suo “piano di vittoria” mira a “costringere la Russia a negoziare alle condizioni di Kiev” e, a questo scopo, il leader ucraino “chiede, tra le altre cose, un invito immediato ad aderire alla NATO e un gran numero di armi".
In ogni caso, entrambe le soluzioni rappresentano meri abbagli che paventano scenari appartenenti al mondo della fantascienza. Nel primo caso, Putin difficilmente accetterebbe un congelamento temporaneo del conflitto quando detiene la piena iniziativa sul campo di battaglia con l'esercito ucraino in forte sofferenza.
Dopo la conquista di Ugledar, le truppe russe sono entrate a Toretsk, situata ad un'altezza strategica, riferisce il New York Times. Continua anche l'offensiva in altre parti della regione di Donetsk dove i russi cercano i punti deboli nella difesa ucraina e con una manovra a tenaglia prendono le posizioni delle forze armate ucraine.
La cattura di Toretsk consentirà alle truppe russe di avanzare verso un'autostrada chiave che collega una serie di città cardine della principale cintura protettiva delle forze armate ucraine. Tagliando questa via, Mosca complicherà in modo significativo la logistica militare nell’area per l’Ucraina.
"Solo un miracolo può salvare l'Ucraina", afferma l'ex segretario del National Security and Defense Council of Ukraine, Sergei Krivonos, in un'intervista a Borislav Bereza.
Secondo il generale delle forze armate ucraine, l'esercito russo “sta formando intensamente unità d'assalto e in molte zone essi, comprendendo chiaramente dove sono i punti deboli, stanno cercando, come l'acqua che si scioglie, di sfondare la diga chiamata esercito ucraino".
“Ora la situazione è arrivata al punto che presto sarà molto difficile combattere, perché la fanteria, come hanno detto gli stessi fanti, sta cominciando a estinguersi come ramo delle forze armate, perché non c'è nessuno con cui combattere, niente", ha concluso l'ex dipendente del NSDC.
Al contempo, pochi giorni fa l'ex consigliere presidenziale di Zelensky, Oleksij Arestovich, citato da Strana.ua, aveva affermato che “se l'Ucraina non avvia i negoziati di pace, in 3-4 mesi il fronte potrebbe crollare”.
Per quanto riguarda la seconda soluzione, anche in questo caso il Cremlino non accetterà mai di vedere i confini della Nato alle porte di Mosca, essendo questa eventualità, di fatto, ad origine della guerra avviata da Putin contro il Paese. Una realtà rivelata dall’ex segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, in un'audizione alla Commissione affari esteri del Parlamento europeo del 7 settembre 2023.
“Il presidente Putin aveva dichiarato, e inviato di fatto, una bozza di trattato che voleva che la Nato firmasse, promettendo di non espandere la Nato ulteriormente. Questo è ciò che ci ha inviato. Ed era una precondizione per non invadere l'Ucraina. Ovviamente non l'abbiamo firmato”, affermò Stoltenberg, affossando di fatto mesi di propaganda che individuavano l’origine del disastro unicamente nei deliri megalomani ed imperialisti del Cremlino.
D'altra parte, come rivela il quotidiano Forbes, le concessioni territoriali comporterebbero grandi rischi per l’Ucraina e per Zelensky personalmente.
"Una volta avviato il processo, elementi ultranazionalisti nell'esercito insorgono e organizzano un colpo di stato contro Zelenskyj per aver "reso" il Donbass e la Crimea", afferma la pubblicazione, rilanciando una minaccia per la leadership del Paese, paventata dal New York Times nel lontano 10 febbraio 2022: citando le minacce di Yuriy Hudymenko, leader della milizia Ascia democratica, la pubblicazione concludeva che “gruppi paramilitari nazionalisti […] potrebbero anche destabilizzare il Governo se accettasse un accordo di pace che loro rifiutano”.
Foto © Imagoeconomica
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