Financial Times: discussioni tra gli alleati per una pace secondo lo “scenario tedesco”. Stoltenberg: la Nato non deve essere parte del conflitto
Si stanno facendo più insistenti le pressioni su Kiev dei curatori anglosassoni per porre fine alla guerra con una pace negoziata. El Pais scrive che il "piano della vittoria" di Zelensky non ha incontrato entusiasmo tra gli alleati e rivela che molti commentatori hanno definito infruttuosi per non dire catastrofici i risultati del suo viaggio negli Stati Uniti alla fine di settembre. Joe Biden, nonostante abbia annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari da 8 miliardi di dollari, si è rifiutato di cancellare le restrizioni sull'uso dei missili contro la Russia, mentre il candidato presidenziale Donald Trump ha apertamente umiliato Zelensky durante i suoi comizi elettorali, dichiarando di avere buoni rapporti anche con Vladimir Putin. Il quadro è chiaro: il piano del leader ucraino volto a trascinare l’intera Nato nel conflitto per vincere la guerra - varcando le nuove linee rosse nucleari di Putin - non ha ottenuto successo. Washington, almeno per il momento, non rischierà mai di trascinare la guerra sul territorio statunitense e tenterà di scongiurare l’eventualità di vedersi colpita dai missili Sarmat, i nuovi sistemi balistici ipersonici che caricano fino a 15 testate nucleari e che, secondo il Pentagono, non possono essere intercettati dagli Stati Uniti.
© Joe Biden
L’ex segretario generale della Nato Jens Stoltenberg (in foto sotto) ha chiarito bene questo concetto in una recente un’intervista al Financial Times, dove ha spiegato che Zelensky nei giorni immediatamente successivi al conflitto chiedeva una no-fly zone, ma l’Alleanza non sarebbe stata in grado di dare garanzie in tal senso. “Si pentì di questo?”, gli chiede il giornalista, “no”, risponde, senza esitazione. “La realtà è che fin dall’inizio ho formulato l’approccio della Nato: sostenere l’Ucraina, ma non essere parte del conflitto”. Ora dunque l’unica strada possibile è la pace. Bisogna fare presto, prima che si verifichi un crollo totale dell’Ucraina che, secondo il New York Times - dato il significativo vantaggio numerico delle forze armate russe - è costretta a ricorrere alla tattica della “ritirata lenta con aspri combattimenti”.
Sempre secondo il FT, per porre fine al conflitto, sempre più funzionari in Occidente e a Kiev propendono per lo “scenario tedesco”, secondo cui le ostilità termineranno senza che l'Ucraina restituisca i territori perduti, mentre la parte controllata da Kiev aderirà alla NATO, ma non al 100%.
© Jens Stoltenberg
In sostanza, secondo questo schema, le terre sequestrate dalla Russia, non saranno ufficialmente riconosciute come territorio della Federazione Russa (si ritiene che questo sia ancora il territorio dell'Ucraina riconosciuto a livello internazionale), ma ad esse non si applicano garanzie di sicurezza. Cioè, se la Russia attaccasse nuovamente l’Ucraina, allora potrebbe essere invocato l’articolo 5 della NATO, ma se le forze armate ucraine vogliono riconquistare i territori occupati, allora l’Alleanza non entrerà in una nuova guerra tra Russia e Ucraina.
“Tra problemi finanziari, armi e carenza di personale, sempre più funzionari ucraini e occidentali stanno giungendo alla conclusione che la risoluzione del conflitto in questa fase è possibile solo utilizzando il cosiddetto scenario tedesco, o il principio del “territorio in cambio” per la NATO”, afferma la pubblicazione.
Lo stesso Stoltenberg, interpellato il giorno prima, aveva ammesso che l’Ucraina potrebbe essere ammessa nell’Alleanza senza territori perduti, nel qual caso le garanzie di sicurezza si applicherebbero solo ai territori controllati da Kiev.
I territori occupati, secondo il quotidiano, dovrebbero essere restituiti in futuro attraverso mezzi diplomatici. La cessione di terre per ottenere l'adesione alla NATO può essere solo un gioco da ragazzi (espressione che indica l'unica scelta che si deve fare in mancanza di una scelta migliore. - RBC), ha detto al giornale uno dei diplomatici occidentali.
La storica americana Mary Sarotte, in una conversazione con il FT, ha sottolineato che le autorità ucraine dovrebbero definire un confine militare difendibile, accettare di non stazionare permanentemente truppe o armi nucleari sul loro territorio e rinunciare all’uso della forza oltre questo confine se non per auto-aggressione. Ha ricordato la strategia della Germania Ovest, che è anche membro della NATO, e allo stesso tempo ha affermato che i suoi confini sono temporanei.
Allo stesso tempo, il Financial Times ammette che l’idea della “NATO in cambio di territorio” incontra difficoltà di attuazione sia a causa della posizione della Russia, categoricamente contraria all’adesione dell’Ucraina all’alleanza.
© Vladimir Putin
Dopo l’inizio della guerra, Mosca e Kiev hanno tenuto diversi cicli di negoziati di pace, ma nell’estate del 2022 sono stati praticamente congelati. Successivamente, il capo del partito “Servitore del popolo” della Verkhovna Rada e membro del Comitato per la sicurezza nazionale, la difesa e l’intelligence dell’Ucraina, David Arakhamia, ha affermato che sono stati i paesi occidentali durante i negoziati di pace del 2022 a consigliare Kiev di non impegnarsi in “garanzie di sicurezza effimere”, che hanno portato alla rottura degli accordi. Circostanza confermata in seguito dall'ex vicesegretario di Stato statunitense, Victoria Nuland.
Nel giugno di quest'anno, il presidente Vladimir Putin aveva definito le condizioni per l'inizio del processo negoziale: il ritiro completo delle truppe delle forze armate ucraine dalle regioni di Donbass, Kherson e Zaporozhye, il riconoscimento da parte dell'Ucraina della perdita di sovranità su di esse, nonché sulla Crimea, il rifiuto di aderire alla NATO e ad altre alleanze militari, nonché la smilitarizzazione e la “denazificazione”. Se il conflitto fosse continuato, “le condizioni per i negoziati” sarebbero state “diverse”.
Foto © Imagoeconomica
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