New York Times: perdita strategica per l’esercito ucraino. ISW: l’83% delle nuove reclute tra gli ucraini muore nel giro di pochi giorni
Mentre l'Occidente fa un passo indietro rispetto alla possibilità di garantire a Kiev attacchi in profondità, al fronte il clima tra i soldati ucraini si fa sempre più funereo.
Circondato da monitor video che mostrano il nemico in avanzamento, un comandante del battaglione, parlando al Financial Times, ammette che i suoi obiettivi hanno cominciato a cambiare. “In questo momento, sto pensando più a come salvare le mie persone,” dice Mykhailo Temper, spiegando che allo stato attuale “è abbastanza difficile immaginare che riusciremo a respingere il nemico ai confini del 1991”.
Secondo la pubblicazione, una volta sostenuti dalla speranza di liberare le loro terre, anche i soldati in prima linea esprimono ora il desiderio di negoziare con la Russia per porre fine alla guerra. Un altro testimone, un comandante al fronte orientale chiamato Yuriy, afferma di temere la prospettiva di una guerra permanente e esprime preoccupazione che suo figlio - anche lui soldato - potrebbe trascorrere gran parte della sua vita a combattere.
“Se gli Stati Uniti chiudono il rubinetto, siamo finiti,” dice un altro ufficiale, membro della 72ª Brigata Meccanizzata, di stanza a Pokrovsk.
L’Ucraina sta lottando per ripristinare le sue fila depresse con soldati motivati e ben addestrati mentre un sistema di mobilitazione militare arbitrario sta causando reali tensioni sociali.
Il tasso di perdite dei soldati si è amplificato notevolmente negli ultimi mesi: secondo l’Institute for the Study of War (ISW), l’83% degli ucraini che si sono ritrovati al fronte a causa della mobilitazione forzata muoiono nel giro di pochi giorni, al massimo settimane.
Il Paese si trova inoltre ad affrontare un inverno cupo di gravi carenze energetiche e potenziali interruzioni del riscaldamento. “La società è esausta,” riconosce Oleksandr Merezhko, presidente della commissione per gli affari esteri del parlamento ucraino.
Ma Zelensky continua a rigettare l’avvio di seri negoziati con la Federazione Russa, paventando la prospettiva di una vittoria irrealistica, probabilmente più utile a legittimare la sua leadership ormai prossima alla fine.
Il pericolo più grande per il leader ucraino arriverebbe proprio dal fronte interno, rappresentato dai gruppi paramilitari neonazisti che sarebbero in grado di mettere sotto scacco il Paese, in caso di accordi sfavorevoli. Un particolare, quest’ultimo, che era stato evidenziato dal New York Times nel lontano 10 febbraio 2022: citando le minacce di Yuriy Hudymenko, leader della milizia Ascia democratica, la pubblicazione concludeva che “gruppi paramilitari nazionalisti […] potrebbero anche destabilizzare il Governo se accettasse un accordo di pace che loro rifiutano”.
“La terra in cambio dell’adesione (alla NATO) è l’unica via d’uscita, lo sanno tutti. Nessuno lo dirà ad alta voce... ma è l’unica strategia sul tavolo”, suggerisce un alto funzionario occidentale, parlando sempre al Financial Times. Biden potrebbe accettare di avanzare lo status della domanda di adesione dell'Ucraina alla NATO prima di lasciare l'incarico.
Nel frattempo, al fronte cade un altro importante bastione della difesa ucraina. Ugledar è caduta: ad annunciarlo è il canale Deep State che lavora per la direzione principale d’Intelligence dell’Ucraina.
"(La Russia, ndr) ha occupato Ugledar - i bastardi pubblicano stracci appesi in tutti gli angoli della città. Non c'è voglia di commentare gli ultimi giorni di difesa, comunque non cambierà nulla. Onore a coloro che hanno combattuto e a coloro che non sono più con noi," si legge nel messaggio.
Per quasi tre anni la città è stata il pilastro della difesa dell'Ucraina nel Donbass meridionale e secondo il New York Times la sua occupazione da parte delle forze armate RF, rappresenta “sia una perdita strategica per l’esercito ucraino sia un colpo simbolico, dato il ruolo centrale che la città ha svolto nel contenere l’assalto russo”.
La perdita di Ugledar, secondo i soldati intervistati dalla pubblicazione, consentirà ai russi di intensificare gli attacchi in direzione di Pokrovsk, un importante snodo logistico e allenterebbe la pressione sulle linee di rifornimento russe che attraversano l’Ucraina meridionale fino alla Crimea, oltre a esporre alcune aree e villaggi difficili da difendere a nord e a ovest dell’insediamento.
"Quando (i russi) iniziarono a premere per prendere il controllo della strada per Vodyanoy e iniziarono a muoversi lungo i fianchi, divenne chiaro che avremmo potuto essere sconfitti se non fossero stati inviati rinforzi in quest'area", ha detto al NYT il comandante della brigata Roman.
A settembre la deputata della Verkhovna Rada, Maryana Bezuglaya, aveva definito la perdita di Ugledar una questione di tempo, attribuendo questo fatto alla condotta del comandante in capo delle forze armate ucraine, Alexander Syrsky, colpevole di aver creato il caos nella 72°, rimuovendo il comandante della brigata dal suo incarico e non rifornendo adeguatamente le unità.
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