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Parla il consigliere del capo dell'ufficio di Zelensky: colpire quegli aeroporti, basi militari, impianti di stoccaggio dove sono immagazzinati i missili

L'iniziativa ucraina nella regione di Kursk sta raggiungendo un epilogo sconfortante per le forze Armate di Kiev. Come rivela il Financial Times, l'operazione, che rappresenta la prima grande incursione straniera in territorio russo dalla seconda guerra mondiale, è sempre stata un azzardo e finora "ha ottenuto scarsi risultati nel tentativo di costringere Mosca a distogliere forze consistenti dall'est del Paese, dove le esauste truppe ucraine stanno perdendo costantemente terreno".
Il piano che avrebbe costretto Putin a spostare le forze d'assalto meglio addestrate dalla regione di Donetsk non è stato raggiunto”, ha ammesso il comandante in capo dell'AFU Oleksandr Syrsky.
Al contrario, secondo la pubblicazione, le forze armate RF hanno semmai aumentato la pressione all'interno dell'Ucraina, in particolare intorno all'importante nodo ferroviario di Pokrovsk.
"Kiev ha creato un fronte esteso che dovrà continuamente rifornire e rinforzare, potenzialmente a scapito delle sue linee difensive in Ucraina", afferma Rob Lee, senior fellow presso il Foreign Policy Research Institute, aggiungendo che le truppe AFU potrebbero sfruttare la copertura delle linee di alberi per trincerarsi. Un vantaggio, tuttavia, che scomparirebbe in inverno, quando le foglie cadranno e “sarà più facile individuare le posizioni”.
In sostanza, la strategia del presidente russo volta a digerire la presenza delle truppe ucraine sul suolo russo, anziché verso la pianificazione di un contrattacco affrettato e dispendioso, sembra abbia dato i suoi frutti. Secondo un funzionario dell'intelligence militare ucraina, Mosca ha finora impegnato 38.000 uomini nella regione, comprese le brigate d'assalto ridispiegate dall'Ucraina meridionale. Con queste forze, mercoledì scorso, ha avviato una controffensiva che le ha permesso di riprendere rapidamente circa 63 kmq sul fianco sinistro dell'area conquistata dall'AFU.
Durante l’incursione, le forze armate RF, sono riuscite a liberare una dozzina di insediamenti avanzando verso Korenevo e lungo la strada per Snagost, occupando Gordeevka, Viktorovka e Byakhovo, infliggendo pesanti perdite agli ucraini colti di sorpresa. Una spinta che ha creato le condizioni per un possibile futuro accerchiamento operativo delle forze attaccanti se Mosca realizzasse l'obiettivo strategico di raggiungere la Via Verde sull'autostrada Sudzha-Rylsk.
Inoltre, nelle ultime ore il Ministero della Difesa russo ha annunciato l'occupazione dei villaggi di Uspenovka e Borki. "Le unità del gruppo di forze Sever, continuando le operazioni offensive, hanno liberato gli insediamenti di Uspenovka e Borki", si legge nella sintesi del dipartimento militare.
La liberazione del confine di Uspenovka, in particolare consentirebbe alle truppe di Mosca di tenere sotto controllo il fuoco di una delle importanti rotte logistiche del villaggio di Belovod, che rifornisce una parte significativa del corpo di occupazione delle forze armate ucraine. La caduta di questo insediamento può rappresentare l’inizio del processo di caduta dell’AFU all’interno della cosiddetta “tenaglia logistica”.
Al contempo, la testata ucraina Unian segnala una situazione critica sul fronte con particolare attenzione a tre aree chiave in cui le forze russe stanno concentrando le loro operazioni offensive: Kurakhiv, Pokrovsk e Zaporizhzhia. In particolare, l'esperto militare Vladyslav Seleznyov ha evidenziato come la situazione a Kurakhiv sia particolarmente minacciosa, con le forze armate RF che stanno cercando di impedire contrattacchi ucraini e sfruttano la superiorità di forze, supportati dall'uso di bombe aeree guidate.


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Volodymyr Zelensky


Seleznyov ha avverto che le prossimi due o tre settimane saranno cruciali, con i russi intenzionati a prendere una pausa operativa per riorganizzarsi e prepararsi a nuove offensive. Se riuscissero a stabilire punti strategici a Kurakhiv, potrebbero poi trasferire risorse verso Pokrovsk. La situazione a Zaporizhzhia, inoltre, potrebbe rappresentare una "sorpresa spiacevole" per l'Ucraina, con la possibilità che le forze russe sfruttino il terreno più stabile in autunno per usare veicoli blindati e intensificare le operazioni.
Infine, si segnala un possibile aumento della pressione russa nel sud dell'Ucraina, soprattutto lungo il fiume Dnipro, dove Mosca potrebbero tentare di prendere il controllo completo della regione.


L’ufficio presidenziale ucraino rivela il piano della vittoria

Mentre tutti i fronti di Kiev sono in evidente difficoltà, la leadership ucraina ha infine rivelato nei dettagli in cosa consista il tanto sbandierato piano in grado di porre fine alla guerra nei prossimi mesi.
La capacità di lanciare attacchi missilistici in profondità nel territorio russo è una parte importante del “piano di vittoria” dell’Ucraina”, ha detto durante la telethon il consigliere del capo dell'ufficio del presidente ucraino, Sergei Leshchenko, citato da Unian. Il funzionario, commentando la possibilità di revocare il divieto di attacchi profondi contro la Federazione Russa da parte di missili occidentali, ha osservato che la Casa Bianca si aspetta un incontro con Volodymyr Zelensky questo mese durante una sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
"Vogliono ascoltare il piano ucraino per la vittoria", ha assicurato Leshchenko, specificando come questo permetterà al Paese di ottenere nuove opportunità.
Colpire quegli aeroporti, basi militari, impianti di stoccaggio dove sono immagazzinati i missili, da dove decollano gli aerei, che poi bombardano il suolo ucraino e distruggono le città ucraine, uccidendo i civili ucraini… Fino al momento in cui riceveremo questo permesso non possiamo parlare dell’attuazione di questo piano di vittoria, quindi molto dipende dal presidente Biden”, ha sottolineato il consigliere, sottodimensionando con sufficienza i recenti ammonimenti di Vladimir Putin in merito alle conseguenze date dalla concessione di attacchi a lungo raggio in territorio russo con armi occidentali. 
Ricordano la generazione di politici a cui appartiene Joe Biden, e rimangono ancora prigionieri di queste idee secondo cui ci sono delle linee rosse che non possono essere oltrepassate, proprio come Krusciov e John Kennedy si fermarono a un passo da un disastro nucleare, e quindi, credono ancora che Putin possa farcela, ma l’Ucraina ha dimostrato con una controffensiva nella regione di Kursk che le linee rosse, nel senso in cui erano mezzo secolo fa, non esistono più. Una parte del territorio russo non è più occupata. La Russia non ha adottato alcuna misura per disoccupare il paese con l’uso delle armi nucleari, e ha sempre usato altre armi per due anni e mezzo”, ha detto Leshchenko con impassibile compostezza, sicuro che ormai la questione dell’utilizzo di armi atomiche, in una guerra che trasferisce il terreno di scontro su un Paese dotato di 6000 testate, assuma la stessa serietà di una partita a calcetto.
Ma nel Cremlino si ride ben poco. Il vice capo del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, ha lanciato l’altro ieri un nuovo avviso riguardo alle conseguenze per gli attacchi ucraini supportati dall'Occidente, accusando i leader dell’Alleanza Atlantica di sottovalutare la risposta russa e ribadendo che, nonostante Mosca non voglia un conflitto nucleare, “la pazienza sta per esaurirsi”. Medvedev ha inoltre sottolineato che esistono già le condizioni affinché la Russia possa ricorrere alle armi nucleari, in linea con la propria dottrina della deterrenza.
Anche il vice ministro degli Esteri, Sergey Ryabkov, ha avvertito di una risposta violenta da parte di Mosca e ha messo in guardia gli avversari occidentali, affermando che sottovalutano il rischio di escalation.
Secondo tre analisti citati dalla Reuters, il recente avvertimento di Putin sui missili a lungo raggio, appare come un ultimo monito inequivocabile che non può essere destinato a restare confinato nelle parole e il modo in cui è stato mostrato ripetutamente dalla televisione di Stato russa ha creato un'aspettativa che la leadership russa avrebbe dovuto mantenere ad ogni costo.
Resta la speranza che almeno l’amministrazione Biden prenda sul serio i moniti che arrivano da Est.

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