L’ex primo ministro: “Zelensky volveva accettare la pace nel 2022”. Putin: “Kiev ora vuole la nostra resa”. Stoltenberg: la NATO discute sulla consegna di missili a lunga gittata
Cadono ancora una volta le maschere di ipocrisia che tentavano di celare la cinica bassezza umana dei più fanatici curatori occidentali della guerra per procura in Ucraina. Questa volta ad essere colto di sorpresa è stato l'ex primo ministro britannico, Boris Johnson, nuova vittima degli scherzi telefonici architettati dai famosi comici russi Vladimir Kuznetsov, in arte Vovan, e Alexei Stoliarov, Lexus, che hanno interpretato la parte dell'economista e politico francese Jacques Attali.
L'ex primo ministro britannico, parlando apertamente con i suoi interlocutori, ha ammesso che nel febbraio 2022, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky avrebbe accettato la perdita del Donbass e della Crimea, fatte salve le garanzie di protezione e sicurezza della NATO.
Nel merito, poche settimane fa la rivista Foreign Affair aveva rivelato la bozza completa degli accordi di Istanbul menzionati che già ad aprile 2022 avrebbero reso l'Ucraina “uno stato permanentemente neutrale e non nucleare, con la condizione di rinunciare a qualsiasi intenzione di aderire ad alleanze militari o di consentire basi militari o truppe straniere sul suo territorio”. Il comunicato elencava come possibili garanti i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (compresa la Russia) insieme a Canada, Germania, Israele, Italia, Polonia e Turchia, con la clausola che se fosse stata attaccata e avesse richiesto assistenza: “Tutti gli Stati garanti sarebbero obbligati, previa consultazione con l'Ucraina e tra di loro, a fornire assistenza all'Ucraina per ripristinare la sua sicurezza”.
"È stato l’accordo più redditizio che avremmo potuto fare”, ammise l'ex consigliere dell'ufficio presidenziale di Zelensky, Oleksiy Arestovych. Un’occasione irripetibile per fermare l’ecatombe senza fine che prosegue tutt’ora, ma ogni speranza di pace deragliò quando, appunto, “Boris Johnson è venuto a Kiev e ha detto che non avremmo firmato nulla con loro”, ammise il capo del partito di Zelensky, Servitore del Popolo, Davyd Arakhamiia.
Proseguendo al conversazione con i burloni russi, l’ex primo ministro britannico ha riconosciuto che una trattativa simile non sarebbe più realizzabile e ha incalzato per una vittoria completa contro gli invasori. “La cosa più importante è dare agli ucraini l’opportunità di cacciare i russi, e non dovremmo essere troppo lenti. Stiamo iniziando a correggere questa situazione ora”, ha detto Johnson.
In sostanza, la precondizione per la fine dei combattimenti “deve essere la sconfitta della Russia” e "gli ucraini devono avere un certo senso di vittoria perché questo è l'unico modo in cui possono negoziare", ha aggiunto.
A questo proposito, ha osservato che non vi è stata alcuna mobilitazione di massa in Ucraina.
“Non hanno condotto una mobilitazione di massa. L’esercito ucraino, i veterani, che ho visto, sono persone rispettabili, adulti e maturi. Non hanno reclutato molti dei loro giovani”, ha detto Johnson durante la telefonata, riferendosi apparentemente ai coscritti di età compresa tra i 18 e i 25 anni.
È una guerra totale fino all’ultimo ucraino in sostanza, quella a cui aspira Boris Johnson, condita con la fornitura di nuove armi a lungo raggio per distruggere alcune infrastrutture strategiche di rilievo.
“È pazzesco quando diciamo loro che loro [le forze armate ucraine] non possono attaccare le forze russe all’interno della Russia. <…> Dobbiamo aiutarli a demolire il ponte di Kerch, dobbiamo dare agli ucraini i mezzi per mettere a rischio la Crimea”, ha concluso l’ex primo ministro britannico.
A tale riguardo, Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, durante un discorso a Oslo ha annunciato che l’Alleanza sta discutendo del possibile utilizzo di missili a lungo raggio da parte dell'Ucraina per attaccare in profondità la Russia.
"C'è una discussione su questo argomento all'interno della NATO <...> È importante che l'Ucraina abbia l'opportunità di raggiungere obiettivi militari sul territorio russo", afferma Stoltenberg, osservando che alcuni paesi dell’Alleanza del Nord Atlantico, tra cui la Gran Bretagna, inizialmente hanno trasferito armi alle forze armate ucraine “senza alcuna restrizione”.
Lo scorso martedì, la Reuters, citando funzionari americani, aveva riferito che gli Stati Uniti sono vicini a un accordo sul trasferimento dei missili da crociera a lungo raggio JASSM all'Ucraina e potrebbero annunciarne l'inclusione in un nuovo pacchetto di aiuti in autunno.
Questi sistemi d'arma, prodotti da Lockheed Martin, hanno una gittata di circa 370 km, con la possibilità, per alcune versioni, di arrivare a 700 km e sono progettati per essere furtivi e difficili da individuare dai radar. Sono in grado di volare vicino al suolo e seguire percorsi complessi per evitare le difese aeree. Hanno una testata da 1.000 libbre, un sistema di guida avanzato con GPS e mirino a infrarossi, che li rende efficaci contro la guerra elettronica.
Secondo la pubblicazione, potrebbero consentire all'Ucraina di colpire obiettivi a circa 300 km all'interno della Russia, tra cui almeno 30 basi aeree.
Un’eventualità che sta spingendo la Russia a modificare la sua dottrina nucleare, come annunciato pochi giorni fa dal viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov.
Putin: “Mai rifiutato di negoziare, ma Kiev vuole la nostra resa”
Di concerto con le recenti dichiarazioni dell’ex primo ministro inglese, anche il presidente russo Vladimir Putin è tornato a parlare di negoziati, dichiarando al Forum economico orientale (Eastern Economic Forum, Eef) a Vladivostok, che Mosca non ha “mai rifiutato” di “negoziare” con Kiev, “sulla base di documenti concordati e di fatto siglati a Istanbul”.
Tuttavia, nel pieno dell’offensiva ucraina nella regione russa di Kursk, il Cremlino aveva già dichiarato che con queste condizioni non c’erano “i prerequisiti per negoziati”.
“È sacrosanto dovere delle Forze armate” russe “fare di tutto per cacciare il nemico da questi territori e proteggere i nostri cittadini. E, naturalmente, il Paese intero deve fare di tutto per sostenere le persone”, ha aggiunto Putin, spiegando che “l’obiettivo del nemico (attaccando Kursk e le arre al confine tra Ucraina e Russia) era di innervosirci per farci trasferire le truppe da una zona all’altra e fermare la nostra offensiva nelle zone cruciali, in particolare nel Donbass, la cui liberazione è il nostro obiettivo numero uno”. Nonostante gli sforzi di Kiev, le truppe russe “hanno stabilizzato la situazione e iniziato a spingere gradualmente fuori” le forze ucraine “dai territori di confine”, ha aggiunto il leader del Cremlino. Il presidente russo ha poi spiegato che nella loro offensiva in territorio russo, gli ucraini hanno impegnato una gran quantità delle loro forze migliori, e questo potrebbe portare al “collasso” delle loro linee difesa in altre aeree, in particolare nel Donbass ucraino, dove i russi avanzano.
ARTICOLI CORRELATI
Mosca bombarda Leopoli dopo il grave attacco a Poltava. Si dimette il ministro Kuleba
Gli Stati Uniti trasferiranno a Kiev nuovi missili a lungo raggio. Mosca rivede la dottrina nucleare
Kiev chiede di ottenere l'autorizzazione a colpire la Russia con armi a lungo raggio