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L’Alleanza coordinerà le consegne di armi e le attività di addestramento a Wiesbaden. Partnership russo-cinese cambia l'ordine internazionale a guida statunitense

Nessun futuro di distensione, nessun progetto di pace è stato minimamente contemplato durante l'ultimo vertice NATO a Washington. Gli unici scenari evocati dai leader dell'Alleanza Atlantica preannunciano per l'Europa una prossima guerra infernale in grado di trasformare l'intero continente in una lugubre prima linea di trincea dell'impero Usa.
Secondo una dichiarazione congiunta di Stati Uniti e Germania, pubblicata a margine del vertice a partire dal 2026, i missili da crociera "Tomahawk" e altre armi a lungo raggio saranno stazionati in Germania.
"Quando saranno completamente sviluppate, queste unità convenzionali includeranno SM-6, Tomahawk e armi ipersoniche attualmente in armi ipersoniche attualmente in fase di sviluppo. Queste avranno un raggio d'azione significativamente maggiore raggio d'azione rispetto agli attuali sistemi terrestri in Europa" afferma il documento, specificando che la mossa rende chiari gli impegni degli Stati Uniti nei confronti della NATO e serve come contributo “alla deterrenza europea integrata”.
Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha chiarito che gli Stati Uniti schiereranno i loro missili a lungo raggio in Germania a rotazione, ma Washington si aspetta che in futuro la stessa Berlino investirà nello sviluppo e nell'acquisto di tali armi.
I piani sono già in corso e anche il nostro Paese sarà coinvolto nel programma di riarmo in grado di minacciare direttamente Mosca. La Frankfurter Allgemeine Zeitung, che cita proprie fonti con un articolo da Washington, ha annunciato che Germania, Francia, Italia e Polonia vogliono sviluppare missili con una gittata di oltre mille chilometri, in grado di raggiungere obiettivi russi dal suolo tedesco.
Pistorius ha riconosciuto che attualmente in Europa esiste una grave carenza di sistemi a lungo raggio, quindi il dispiegamento americano darà ai paesi occidentali "esattamente il tempo di cui hanno bisogno" per sviluppare le proprie capacità di questo tipo.
Immediata la reazione di Mosca che, per bocca del vice ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov, ha promesso una reazione strategica ai piani statunitensi.
"Senza nervi, senza emozioni, svilupperemo, prima di tutto, una risposta militare a una nuova minaccia", ha detto a margine del X Forum parlamentare dei BRICS, specificando che, agendo in questo modo, gli Stati Uniti cercano di causare “danni alla sicurezza” della Russia. "Questo è solo un anello nel processo di escalation, uno degli elementi di intimidazione, che oggi è quasi la componente principale della linea della NATO e degli Stati Uniti in direzione russa", ha osservato il vice ministro.
I “Tomahawk” possono colpire bersagli a una distanza di oltre 2.000 chilometri e, come il sistema d'arma tedesco "Taurus", sono in grado di penetrare il territorio nemico volando a bassa quota e distruggendo importanti obiettivi militari: posti di comando, bunker e sistemi radar. Gli Stati Uniti hanno posizionato armi di questo tipo in Germania per l’ultima volta negli anni ’90.
Il dispiegamento di tali missili con gittata media, ovvero compresa fra i 500 e i 5.500 chilometri, era proibito dal Trattato Inf relativo alle forze nucleari a medio raggio firmato nel 1987 da Mikhail Gorbaciov e Ronald Reagan.


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Vladimir Putin © Imagoeconomica


Il boicottaggio Occidentale di un trattato che garantiva una certa misura di sicurezza strategica tra le due superpotenze ha avuto inizio ben prima dello scoppio del conflitto ucraino. All'inizio del 2019, Washington aveva annunciato il ritiro unilaterale da quest'ultimo, accusando Mosca di violazioni. La Russia, di tutta risposta, aveva rigettato le denunce statunitensi, firmando anch’essa una legge che sospendeva il trattato. Il presidente Vladimir Putin, tuttavia, propose in seguito una moratoria sul dispiegamento di missili a medio e corto raggio in Europa e in altre regioni, inviando la sua iniziativa a numerosi paesi europei e asiatici, nonché a diverse organizzazioni internazionali.
Il Ministero della Difesa russo, recentemente, ha osservato che la NATO ha ignorato questa istanza del capo del Cremlino, così come la possibilità di sviluppare misure reciproche per alleviare le preoccupazioni esistenti.
La decisione statunitense sembra dunque dettata soprattutto dall'obiettivo immediato di conseguire un vantaggio tattico sulla Russia a scapito di rischi strategici più ampi, visto che i missili in questione saranno piazzati in Europa, mentre Mosca non aveva intenzione di posizionare armi a distanze analoghe dagli Stati Uniti. Da non sottovalutare inoltre come il ritiro dal trattato avrebbe permesso a Washington di schierare missili a raggio intermedio contro la Cina, le cui attività per recuperare il ritardo in ambito nucleare non erano da esso vincolate. Circostanza poi di fatto realizzatasi!
Il maggiore Brennan Deveraux, uno stratega dell'esercito americano specializzato in artiglieria e guerra missilistica, aveva evidenziato queste criticità in un suo articolo del 28 gennaio 2022 sul sito web di affari militari War on the Rocks:
La narrazione occidentale è semplice: i missili balistici tattici a raggio intermedio forniscono agli Stati Uniti e alla NATO nuovi strumenti per confrontarsi con la Russia in ripresa e la Cina in ascesa. Ma questo ragionamento sottovaluta le implicazioni strategiche dell'impiego di tali missili e tralascia una potenziale risposta russa”, scriveva l’esperto, citando in seguito due membri del Consiglio tedesco per le relazioni estere, secondo cui questi missili “potrebbero minacciare le strutture di comando di Mosca e limitare la capacità di azione militare russa”.  Mosca aveva dunque molto da guadagnare dal tenere in vita il trattato al fine di garantire la sua sicurezza strategica.


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Sulla guerra in Ucraina: la NATO coordinerà le consegne di armi e le attività di addestramento a Wiesbaden

Nel documento conclusivo del vertice si sono delineati anche i passi futuri per il sostegno bellico a Kiev, il cui futuro ingresso nella NATO viene considerato oramai "irreversibile". Oltre allo stanziamento da parte degli Stati membri di almeno 40 miliardi di euro in aiuti militari nel 2025, è stata inoltre decisa la creazione di un'unità di assistenza e formazione alla sicurezza (NSATU) per l'Ucraina, che coordinerà la fornitura di equipaggiamento militare e la formazione del personale.
"L'obiettivo è quello di fornire sostegno alla sicurezza per l'Ucraina su base permanente e garantire così un sostegno migliore, prevedibile e coerente", si legge nella dichiarazione del vertice sul nuovo comando. A tal fine, sosterrà anche la trasformazione delle forze di difesa e di sicurezza del Paese, consentendogli così l'ulteriore integrazione nell'Alleanza.
Il quartier generale della Nsatu sarà a Wiesbaden, nella Germania occidentale, dove tra l'altro ha sede la base militare dell'esercito degli Stati Uniti che coordina le attività dei militari americani in Europa. La Nsatu "sarà costituita da un comando Nato situato presso una struttura statunitense a Wiesbaden e presso nodi logistici nella parte orientale dell'Alleanza Atlantica, sotto il comando di un generale a tre stelle che riferirà direttamente al comandante supremo delle forze della Nato in Europa'', ha affermato il segretario generale Jens Stoltenberg, aggiungendo che saranno ''coinvolti quasi 700 membri del personale della Nato e dei paesi partner".
L’Alleanza, inoltre, ''supervisionerà l'addestramento delle forze armate ucraine presso le strutture di addestramento nei paesi alleati, sosterrà l'Ucraina attraverso la pianificazione e il coordinamento delle donazioni, gestirà il trasferimento e la riparazione delle attrezzature, fornirà supporto allo sviluppo a lungo termine delle forze armate ucraine".
La Nato è di fatto pienamente coinvolta nel conflitto attorno all’Ucraina” ha commentato il portavoce di Cremlino, Dmitri Peskov, ripreso dalla Tass.
Abbiamo a che fare con un’alleanza molto potente di Stati che persegue una politica ostile nei confronti della Russia e non la nasconde”, ha aggiunto, precisando che per questo in risposta saranno “necessarie misure ponderate, coordinate ed efficaci per contenere la Nato”. Il Cremlino, inoltre, ha criticato il fatto che gli alleati della Nato abbiano concordato sull’ineluttabilità nel definire il percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’alleanza, accusando Washington di spostare “progressivamente” proprie “infrastrutture militari” verso i confini russi.
La Polonia sta già rafforzando le sue truppe verso oriente in preparazione di un possibile conflitto su larga scala con Russia e Bielorussia.
"Oggi dobbiamo preparare le nostre forze per un conflitto su larga scala, non per un conflitto di tipo asimmetrico", ha dichiarato il capo di stato maggiore delle forze terrestri, Wieslaw Kukula in una conferenza stampa. "Questo ci costringe a trovare un buon equilibrio tra la missione di confine e il mantenimento dell'intensità dell'addestramento nell'esercito", ha aggiunto.
In sostanza, Varsavia prevede di aumentare il numero di truppe al confine orientale da 6.000 a 8.000 ad agosto, con una retroguardia di 9.000 uomini pronta ad intervenire entro 48 ore. Al contempo, la Polonia ha lanciato un programma di scudo orientale da 2,5 miliardi di dollari per rafforzare le difese lungo i confini con Bielorussia e Russia, previsto per il completamento entro il 2028.


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Partnership russo-cinese cambia l'ordine internazionale a guida statunitense

La Russia è descritta nella dichiarazione finale come "la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza", ma a destare allarme nei vertici euro-atlantici, questa volta, è la crescente partnership strategica tra Mosca e Pechino per i loro tentativi di "cambiare l'ordine internazionale".
Secondo Washington il Paese è diventato “una facilitatrice decisiva della guerra della Russia contro l’Ucraina, attraverso la cosiddetta partnership ‘senza limiti’ e il sostegno su vasta scala alla base industriale militare” di Mosca.
Le dichiarazioni dei leader occidentali hanno suscitato una reazione forte da parte di Pechino, che ha immediatamente definito il comunicato "provocatorio", pieno di "bugie e calunnie evidenti".
"Respingiamo fermamente e deploriamo le accuse e abbiamo presentato una forte rimostranza all'Alleanza", ha dichiarato un portavoce della missione cinese presso l'UE.
In particolare, Pechino ha fatto riferimento ai paragrafi della dichiarazione in cui la Cina viene accusata di "ambizioni e politiche coercitive" che minacciano gli interessi, la sicurezza e i valori della NATO, e viene denunciato il suo rapporto con la Russia e il sostegno a Mosca nella guerra in Ucraina.
"La crisi ucraina si protrae da tempo. Ma chi sta aggiungendo benzina sul fuoco? Chi alimenta le fiamme? E chi cerca di ottenere guadagni personali? La risposta è chiara a tutti", ha proseguito.
La rappresentanza cinese a Bruxelles ha esortato la Nato a “riflettere su se stessa e prendere azioni vere per disinnescare la situazione e risolvere i problemi”, anziché “usare gli altri come capro espiatorio”. 
Inoltre, dopo aver criticato la "mentalità da Guerra fredda" e la "retorica belligerante" degli alleati riuniti a Washington per il summit del 75º anniversario, la rappresentanza cinese a Bruxelles ha esortato: "Invece di usare gli altri come capro espiatorio, la NATO dovrebbe riflettere su se stessa e prendere azioni concrete per disinnescare la situazione e risolvere i problemi". Infine, il monito a stare fuori dalla regione dell'Indo-Pacifico, definita un'area di sviluppo pacifico e non di competizione geopolitica: "La NATO mantenga il suo ruolo come organizzazione difensiva regionale nel Nord Atlantico", ha concluso il portavoce.

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