La Russia ripensa la dottrina nucleare. Putin annuncia produzione di missili a medio e corto raggio
Non sono passati molti giorni da quando il 23 giugno un attacco ucraino mediante missili ATACMS ha colpito la spiaggia di Uchkuyevka, nei pressi di Sebastopoli dove una folla di turisti si godeva le vacanze estive. Un'incursione che ha causato 124 feriti, 4 morti tra cui 2 bambini.
Mosca pensa ora a "misure di risposta rapida" al supporto di intelligence fornito dagli Stati Uniti nel Mar Nero. Ad affermarlo è il Ministro della Difesa, Andrei Belousov (in foto), secondo cui il dipartimento militare "rileva una maggiore intensità di voli di veicoli aerei senza pilota strategici statunitensi" nell’area. Di conseguenza, ha incaricato lo Stato Maggiore generale di avanzare proposte per una pronta risposta alle provocazioni.
"Questi droni conducono ricognizioni e puntano armi ad alta precisione contro obiettivi, che i paesi occidentali trasferiscono alle forze armate ucraine per effettuare attacchi sul territorio russo. Possiamo quindi parlare del grande coinvolgimento degli Stati Uniti e dei paesi della NATO nel conflitto ucraino dalla parte di Kiev ", ha affermato Belusov, precisando che tale attività aumenta notevolmente il rischio di incidenti che coinvolgono aerei delle Forze Aerospaziali e dunque il rischio di uno scontro diretto tra l'Alleanza del Nord Atlantico e la Russia.
"I paesi della NATO ne avranno la responsabilità", ha concluso il Ministero della Difesa.
Gli Stati Uniti prendono parte diretta al conflitto in Ucraina con l’invio di droni ed aerei spia nella regione, con la missione di monitorare i movimenti russi al fronte e nelle retrovie, designando i bersagli ottimali da far colpire alle forze armate ucraine.
Proprio al momento dell’attacco delle forze armate ucraine a Sebastopoli, un drone da ricognizione dell’aeronautica americana del tipo Northrop Grumman RQ-4B Global Hawk era in volo nella regione e secondo i dati del servizio FlightRadar24 era decollato dalla Sicilia, arrivando sul Mar Nero intorno alle 11:12 del 23 giugno.
Verso le 11:39 l'UAV è scomparso dal radar per ricomparire alle 11:47, dirigendosi verso la costa del territorio di Krasnodar. Dalle 11:55 alle 12:03 il velivolo è rimasto approssimativamente nello stesso posto e dalle 12:05 ha iniziato a spostarsi rapidamente a sud verso la Turchia.
Pochi minuti dopo, alle 12:15, le forze armate ucraine hanno lanciato l’attacco missilistico cinque missili tattici operativi americani ATACMS dotati di testate a grappolo.
La risposta ai moniti di Mosca non si è fatta attendere da parte del Pentagono che, per bocca della sua vice portavoce Sabrina Singh, ha ribattuto che gli Stati Uniti continueranno a sorvolare le acque internazionali del Mar Nero.
"Continueremo a volare, navigare e operare in acque e spazi internazionali ove consentito dalla legge", ha affermato in un briefing, aggiungendo di aver visto i rapporti sulla posizione del Ministero della Difesa russo, ma di non poter commentarli.
La Russia ripensa la dottrina nucleare
L’escalation delle provocazioni occidentali sta spingendo Mosca ad adottare un approccio sempre più aggressivo e pericoloso. Preoccupante, a questo proposito l’attacco di droni ucraini contro stazioni radar di Armavir e di Orsk, cruciali come sistemi di preallarme atti a rilevare i missili balistici intercontinentali in arrivo. Si tratta di incursioni che, teoricamente, già oltrepasserebbero le “linee rosse” per l’uso della bomba atomica.
Una precedente inchiesta dell’Economist, citando una fonte vicina agli sviluppatori del progetto Morok (“spirito oscuro”), svelava i dettagli del prototipo di drone destinato a penetrare nelle profondità del territorio russo. Secondo la talpa del team, l'ampia capacità di difesa aerea e di guerra elettronica richiede una pianificazione meticolosa e gli operatori raccolgono informazioni, "spesso da partner occidentali", su radar e sistemi di difesa nemici.
Il superamento di una nuova linea rossa sembra quasi inevitabile. Il viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, ha esortato gli Stati Uniti a prestare attenzione alle discussioni in corso sulla possibile modifica della dottrina nucleare di Mosca per adattarla alle mutate condizioni nelle relazioni internazionali.
Ha aggiunto che Mosca non esclude un declassamento delle relazioni diplomatiche con alcuni Paesi occidentali, se questi non riusciranno a modificare il loro approccio “russofobico” e ha ribadito affermazioni del leader Vladimir Putin, delle ultime settimane, secondo cui la dottrina nucleare russa è in fase di rivalutazione.
“Non sto anticipando il risultato, ma esorto i nostri avversari a riflettere su ciò che sta dicendo il presidente. Stanno letteralmente giocando con il fuoco e devono imparare a non indulgere in pericolose illusioni, ma cercare di guardare il mondo con sobrietà e capire che abbiamo interessi nazionali immutabili che siamo pronti a difendere fino alla fine”, ha affermato Ryabkov.
“Se necessario, effettueremo test. Finora non ce n’è bisogno, poiché le nostre capacità informatiche ci consentono di produrre tutto nella sua forma attuale”, aveva specificato in precedenza il capo del Cremlino
Vladimir Putin
Putin annuncia produzione di missili a medio e corto raggio
Al contempo, nella giornata di oggi il presidente russo, durante un incontro operativo con i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, ha incalzato sulla necessità di produrre missili terrestri a medio e corto raggio.
“In ogni caso, dobbiamo reagire e prendere decisioni su cosa dovremo fare successivamente in questo settore. A quanto pare, dobbiamo avviare la produzione di questi sistemi di attacco e poi, in base alla situazione reale, decidere dove, se necessario per garantire la nostra sicurezza, collocarli”, ha sottolineato Putin, ricordando come diversi anni fa gli Stati Uniti, con un pretesto inverosimile, si ritirarono dal Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio e in seguito Washington annunciò che avrebbe prodotto tali sistemi.
Tuttavia, “oggi gli Stati Uniti non solo producono questi sistemi, ma li hanno già portati in Europa per esercitazioni”, ha osservato il leader del Cremlino, aggiungendo che recentemente i missili americani erano stati schierati anche nelle Filippine e “non si sa se siano stati prelevati da lì”.
All'inizio del 2019, Washington aveva annunciato il ritiro unilaterale dal Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF), accusando Mosca di violazioni. La Russia, di tutta risposta, aveva rigettato le denunce statunitensi, firmando anch’essa una legge che sospendeva il trattato.
Il presidente Vladimir Putin, tuttavia, propose in seguito una moratoria sul dispiegamento di missili a medio e corto raggio in Europa e in altre regioni, inviando la sua iniziativa a numerosi paesi europei e asiatici, nonché a diverse organizzazioni internazionali.
Secondo il maggiore Brennan Deveraux, uno stratega dell'esercito americano specializzato in artiglieria e guerra missilistica, questi missili installati in Europa “potrebbero minacciare le strutture di comando di Mosca e limitare la capacità di azione militare russa”. Mosca aveva dunque molto da guadagnare dal tenere in vita il trattato Inf al fine di garantire la sua sicurezza strategica.
Foto © Imagoeconomica
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