Peskov: “La Francia è pronta a entrare in guerra con la Russia. Non ci sarà niente di buono”. Putin: “Non abbiamo bisogno delle armi nucleari per raggiungere la vittoria finale in Ucraina”
La Francia continua a soffiare sul fuoco dell'incendio ucraino. Macron, dopo aver permesso a Kiev di poter colpire la Russia con le sue armi, ha annunciato l’invio di aerei da combattimento Mirage-2000 e la costituzione di una brigata composta da soldati ucraini, equipaggiati con materiali francesi.
“Lanceremo una nuova cooperazione e annunceremo il trasferimento del Mirage-2000, che consentirà all’Ucraina di proteggere i suoi cieli”, ha chiarito Macron nel corso di un’intervista alle tv francesi. “Addestreremo i piloti ucraini quest’estate – ha continuato – Normalmente ci vogliono dai cinque ai sei mesi. I piloti ucraini saranno addestrati in Francia”.
Il Mirage 2000 è un caccia multiruolo prodotto da Dassault Aviation, operativo dal 1984 nell'aeronautica francese e in diverse altre forze aeree mondiali. Le varianti in servizio includono il Mirage 2000C/B per la difesa aerea, il biposto Mirage 2000N per missioni nucleari a bassa quota e alta velocità, il Mirage 2000D per il bombardamento convenzionale e il Mirage 2000-5, dotato di avionica avanzata e capacità di attacco multiplo.
Il 2000-5, la versione che sarebbe inviata a Kiev, ha una cabina di pilotaggio con sistemi HOTAS, display multifunzione e un radar RDY in grado di tracciare 24 bersagli simultaneamente. L'aereo può trasportare una vasta gamma di armi, incluse bombe a guida laser e missili aria-aria come i MICA e i Magic 2, oltre a missili anti-radar, anti-nave e da crociera come l'Exocet e lo SCALP EG.
Questi velivoli saranno impiegati per rafforzare le difese aeree ucraine; unitamente al materiale di volo, saranno trasferiti motori e parti di ricambio e sarà addestrato il personale di volo e di terra destinato alla manutenzione.
Parlando della brigata francese, “la sfida – ha proseguito il capo dell'Eliseo – è formare 4.500 soldati ucraini, equipaggiarli, addestrarli, per difendere il loro territorio”.
Per quanto riguarda il possibile invio di soldati, Macron ha precisato che la decisione sarà presa "collettivamente". "Ma perché dovremmo escluderlo?", ha incalzato, riproponendo l'ipotesi già avanzata nelle scorse settimane che hanno suscitato irritazione tra alcuni partner europei.
“Quello che dobbiamo chiederci è se questo porterà a un'escalation. La risposta è no. Addestrare qualcuno nella zona occidentale, che è una zona franca in Ucraina, non è aggressivo nei confronti della Russia. Ma è un fattore di escalation se lo farà. Essere presi di mira e uccisi. Ma perché questo dovrebbe essere di per sé un fattore di escalation, dato che oggi abbiamo connazionali in Ucraina che non sono soldati?”, ha detto Macron.
Da parte russa la reazione non si è fatta attendere. Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov “la Francia è pronta a partecipare direttamente al conflitto militare in Ucraina”, e le dichiarazioni del leader francese sono “molto, molto provocatorie, aggravano l’escalation nel continente e non portano a niente di positivo".
Al contempo, il presidente russo Vladimir Putin ha smorzato i toni, sostenendo che la Russia non necessita di una guerra atomica per raggiungere i suoi obiettivi strategici. “Non abbiamo bisogno delle armi nucleari per raggiungere la vittoria finale in Ucraina”, ha affermato al Forum economico di San Pietroburgo, aggiungendo che Mosca “non sta brandendo” le armi nucleari come una minaccia, ma “l’uso di tali armi è possibile solo in casi eccezionali, che non si sono ancora verificati”.
Vladimir Putin
“Noi vogliamo raggiungere la vittoria e la raggiungeremo, è chiaro”, insiste il leader del Cremlino, dichiarando che, comunque, Mosca sarebbe pronta alle trattative basate sui colloqui di Istanbul del 2022 tenendo però conto delle “nuove realtà“.
La rivista Foreign Affair aveva recentemente pubblicato i punti del trattato, individuando un fallimento dei colloqui tra Russia e Ucraina, anche a causa del sostegno occidentale alla guerra, rafforzando la convinzione di Zelensky di poter respingere l'attacco russo grazie alle armi della Nato. Davyd Arakhamiia, capo della delegazione ucraina, ha dichiarato che Putin era disposto a terminare la guerra se l'Ucraina avesse accettato la neutralità. Tuttavia il primo ministro inglese, Boris Johnson, durante una visita a Kiev, a seguito dei negoziati, avrebbe dissuaso l'Ucraina dal firmare qualsiasi accordo con la Russia, spingendo Kiev a puntare su una vittoria decisiva grazie al supporto bellico occidentale.
La bozza di Istanbul, pubblicata da Foreign Affair, prevedeva che l'Ucraina rinunciasse a qualsiasi adesione ad alleanze militari o alla presenza di basi militari straniere sul suo territorio. I garanti della sicurezza sarebbero stati i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, insieme a Canada, Germania, Israele, Italia, Polonia e Turchia, con l'obbligo di fornire assistenza all'Ucraina in caso di attacco.
Chiaramente, la questione fondamentale che ha innescato il conflitto, riguardava proprio l’espansione della Nato verso Est, per la quale Mosca vedeva nella futura adesione di Kiev una linea rossa invalicabile. Fattore confermato dallo stesso segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg alla Commissione affari esteri del parlamento europeo nel settembre 2023.
Allo stato attuale, l’acuirsi del portamento offensivo di alcuni attori del vecchio continente nei confronti della Russia, trova impulso nella retorica sulla presunta volontà di Putin di portare la guerra nel cuore dell’Europa, nonostante l’ennesima smentita del presidente russo e anche del segretario della Nato, citato pocanzi.
Ad alimentarla ci ha pensato anche Volodymyr Zelensky che dalle celebrazioni del D-Day in Normandia punta a raggiungere accordi favorevoli in grado di garantirgli ulteriore sostegno bellico.
“L’Europa non è più un continente di pace… Quello che succede oggi all’Ucraina potrebbe capitare domani ad altri Paesi", ha detto durante la cerimonia, ringraziando la Francia “di essere al nostro fianco per difendere la vita”.
Secondo il presidente ucraino il conflitto nel suo Paese è un punto di svolta per la sicurezza e il futuro dell’intero continente: “È in Ucraina che si trova la chiave della sicurezza di tutta l’Europa. La frontiera orientale della Nato non può essere interrotta da una zona grigia al di fuori dell’alleanza”, ha continuato Zelensky, garantendo che senza il controllo di Kiev, “la Russia resterà uno stato nazionale normale e non un impero coloniale alla ricerca costante di nuovi territori”.
Foto © Imagoeconomica
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