Medvedev: la minaccia nucleare nei confronti dell’Ucraina non è un bluff
L'avvallo americano all'escalation del confronto con Mosca non si è fatto attendere. È stato annunciato ieri che il presidente Joe Biden ha autorizzato l’Ucraina a colpire in territorio russo con armi fornite dagli Stati Uniti, a corto raggio, ma solo nell’area vicino a Kharkiv.
"Il presidente ha di recente ordinato al suo team di garantire che l’Ucraina sia in grado di utilizzare le armi statunitensi a Kharkiv a scopo di controffensiva”, ha riferito al quotidiano Politico un funzionario americano, che ha parlato di una favorevole presa di posizione a sostegno delle difese di Kiev.
Gli Stati Uniti, dunque, come riportato dal Wall Street Journal, permetteranno agli ucraini di usare i sistemi missilistici GMLRS, HIMARS MLRS e sistemi di artiglieria per colpire i territori russi adiacenti alla regione contesa.
“Questo rafforzerà in modo significativo la nostra capacità di contrastare i tentativi di massa russi su entrambi i lati del confine”, ha dichiarato il portavoce della presidenza ucraina Sergei Nykyforov.
Nelle ultime ore, dopo settimane di tentennamenti è arrivato anche l'ok da Berlino: "la Russia ha preparato, coordinato ed eseguito attacchi da posizioni nell’area di Kharkiv", ha dichiarato Steffen Hebestreit, portavoce del cancelliere Scholz. "Siamo convinti che l'Ucraina abbia il diritto, secondo il diritto internazionale, di difendersi da questi attacchi. E per questo può utilizzare le armi fornite, in conformità con i suoi obblighi legali internazionali, comprese quelle fornite da noi". L’Italia, invece, al momento resta contraria. "Per noi è impossibile usare le nostre armi fuori dall’Ucraina", ha affermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo cui "la Costituzione lo vieta".
Non tutti in occidente manifestano ottimistiche proiezioni su questo nuovo capitolo del conflitto. Il Washington Post, citando funzionari americani, segnala come i recenti attacchi ucraini contro i sistemi di allarme nucleare russo, abbiano destato preoccupazione per gli Stati Uniti. Un riferimento al bombardamento tramite droni della stazione radar di Armavir, in grado di rivelare la traiettoria dei missili balistici intercontinentali. Si tratta di incursioni che mettono in gioco la dottrina nucleare russa e l'eventuale uso di armi americani per nuove incursioni di questo calibro apre a scenari ancor più catastrofici.
Ne è convinto anche Wolfgang Richter, esperto della fondazione berlinese per la scienza e la politica (SWP), che sul Die Welt, ha criticato l'ossessione occidentale per i diritti di Kiev a lanciare attacchi in profondità.
“Se la Russia dovesse concludere che le sue capacità di ritorsione o di allarme rapido sono minacciate, allora, ovviamente, potrebbero essere adottate misure di escalation. Si può indovinare di cosa si tratta, ma si tratta dello srotolarsi di una spirale di escalation e, naturalmente, ciò deve essere evitato”, ha affermato Ritcher, segnalando che queste azioni non hanno nulla a che fare con il fatto che gli ucraini devo difendere il fronte.
Ad essere in allarme è anche la Santa Sede: "Permettere all’Ucraina di colpire la Russia con armi occidentali potrebbe portare ad una “escalation incontrollata... Penso che questa possibilità dovrebbe riguardare tutti coloro che hanno a cuore il destino del nostro mondo”, ha riferito il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, citato dall'Ansa.
Dmitri Medvedev
Solo due giorni fa, il presidente russo Vladimir Putin aveva parlato di “serie conseguenze dall’uso dei missili contro di noi”. Secondo il leader del Cremlino, tali armi sarebbero comunque guidate da personale della Nato, perché per il loro impiego sono necessarie "informazioni di intelligence satellitari" di cui solo l'Alleanza dispone. I Paesi europei, specie quelli "con un piccolo territorio e un'alta densità di popolazione" devono capire cosa rischiano "prima di parlare di attacchi nel profondo del territorio russo", ha aggiunto Putin, sempre più incalzato dal suo entourage a compiere un duro atto dimostrativo per fermare la Nato.
“I partner occidentali” dimostrano di non essere più affatto preoccupati della nostra “triade nucleare” come deterrente”, ha commentato il sito filogovernativo russo Reporter.
Il periodico Profil di Dmitrij Suslov, membro del Consiglio per la politica estera e la difesa, propone addirittura di rafforzare drasticamente la “politica di contenimento e deterrenza” e di effettuare “un’esplosione nucleare dimostrativa” in territorio neutrale o russo, ad esempio nell’arcipelago Novaja Zemlja, Mare Glaciale Artico, dove l’Urss portava a termine i suoi test nucleari fino al 1990.
Secondo Suslov, “l’effetto politico e psicologico di un fungo atomico, che sarà trasmesso in diretta su tutti i canali televisivi del mondo, ricorderà ai politici occidentali... la paura di una guerra nucleare”.
Parlando dei caccia F-16, di cui il Belgio dovrebbe fornire a Kiev 30 unità entro il 2028, il politologo ed ex consigliere di Putin, Sergej Markov, li ha definiti “un vettore di armi nucleari” che la Russia potrebbe colpire con le sue armi nucleari tattiche.
“Proprio nell’Ovest dell’Ucraina. Vicino alla Polonia. Lasciamo che tutto il vento radioattivo vada in Polonia. È questo ciò che vuole?”, ha osservato.
Medvedev: la minaccia nucleare nei confronti dell’Ucraina non è un bluff
A Mosca, l’allarme per l’annuncio di Biden ha innescato le dure reazioni dei falchi più agguerriti come il vicepresidente del Consiglio di sicurezza, Dmitri Medvedev, anch’egli tornato ad evocare l’uso di armi atomiche.
“Qualche anno fa dicevano che la Russia non sarebbe arrivata a un conflitto militare aperto con il regime ucraino per non litigare con l’Occidente. Hanno sbagliato i calcoli. La guerra c’è. Potrebbero anche sbagliare i calcoli sull’uso delle armi nucleari tattiche. Anche se sarebbe un errore fatale”, scrive Medvedev su Ria Novosti, sottolineando che “la minaccia nucleare russa nei confronti dell’Ucraina non è un bluff o un’intimidazione”.
"L'attuale conflitto militare con l'Occidente - ha continuato l’ex premier russo - si sta sviluppando secondo lo scenario peggiore. La potenza delle armi NATO è in costante aumento e quindi nessuno oggi può escludere il passaggio alla fase finale".
"Tutto il loro equipaggiamento militare e gli specialisti che combattono contro di noi verranno distrutti sia sul territorio dell'ex Ucraina che su quello di altri paesi, se da lì verranno effettuati attacchi contro il territorio russo", ha avvertito Medvedev, aggiungendo che Mosca parte dal fatto che tutte le armi a lungo raggio fornite all'Ucraina erano già "utilizzate direttamente da militari dei paesi della NATO", il che equivale alla partecipazione alla guerra contro la Russia e alla ragione per iniziare le operazioni di combattimento.
Pertanto, secondo il vicepresidente del Consiglio di sicurezza, l’Alleanza Atlantica dovrà qualificare giuridicamente la distruzione delle sue attrezzature, strutture e militari in caso di "possibili attacchi di ritorsione <...> nel contesto degli articoli 4 e 5 del Trattato di Washington".
Per dirla con le parole dell’editorialista della testata russa Moskovskij Komsomolets, Mikhail Rostovskij, “la Terza Guerra Mondiale passò inosservata. Forse il mondo non se ne è accorto, ma la discussione sugli aspetti tecnici di una possibile Terza Guerra Mondiale in un futuro molto prossimo si è spostata sul piano più pratico”.
Foto © Imagoeconomica
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