Il ministro degli esteri russo: trasferimento degli F-16 a Kiev sono un segnale della NATO in ambito nucleare
Da Mosca tuonano ammonimenti risoluti al crescente assetto di guerra da parte dell'Occidente e questa volta si paventa l'abbandono della moratoria unilaterale sui missili di medio e corto raggio, accompagnato a misure di deterrenza nucleare.
Mentre il presidente statunitense Joe Biden sta ancora valutando l’ipotesi di revocare i limiti all’uso da parte dell’esercito di Kiev delle armi “a corto raggio” statunitensi per attaccare all’interno del territorio russo, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha promesso risposte simmetriche allo schieramento dei missili statunitensi in Europa e nella regione Asia-Pacifico.
“L’attuazione da parte degli americani dei piani di dispiegamento di missili terrestri a medio e corto raggio non rimarrà senza la nostra reazione, in particolare, in questo caso, con l’abbandono delle autolimitazioni unilaterali introdotte dalla Russia dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’Ucraina Il Trattato INF è inevitabile. Non escludiamo ulteriori passi nel campo della deterrenza nucleare, perché i missili avanzati americani saranno in grado di coprire i posti di comando e le posizioni delle nostre forze nucleari”, ha affermato Lavrov intervistato da Ria Novosti, osservando che lo schieramento di missili terrestri americani a medio e corto raggio in Europa e nella regione dell’Asia-Pacifico “creerà una seria sfida alla sicurezza per la Russia”.
Un riferimento all’annuncio da parte del comandante delle forze di terra statunitensi nella regione del Pacifico, Charles Flynn, circa l'intenzione degli Stati Uniti di schierare nel prossimo futuro sistemi a raggio intermedio nella regione dell'Indo-Pacifico.
“Tali misure destabilizzanti da parte degli Stati Uniti rappresentano una minaccia diretta sia per il nostro Paese che per la Cina. Pertanto, noi e i nostri partner cinesi abbiamo concordato di aumentare la cooperazione per respingere il comportamento irresponsabile di Washington che mina la stabilità internazionale", ha continuato il ministro che già all’inizio di maggio aveva riferito come, in risposta alle azioni di Washington, Mosca stesse intensificando lo sviluppo e avviando la produzione di sistemi missilistici a medio e corto raggio.
“Gli Stati Uniti e la Nato sono pienamente coinvolti nel conflitto in Ucraina e non si fermeranno davanti a nulla”, ha aggiunto il ministro degli Esteri russo. “Tuttavia – ha ammonito - speriamo che le esercitazioni russe e bielorusse in corso sull’uso di armi nucleari non strategiche diano ai nostri avversari una pausa di riflessione, ricordando loro le conseguenze catastrofiche che potrebbero derivare da un’ulteriore escalation nucleare”.
All'inizio del 2019, Washington aveva annunciato il ritiro unilaterale dal Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF), accusando Mosca di violazioni. La Russia, di tutta risposta, aveva rigettato le denunce statunitensi, firmando anch’essa una legge che sospendeva il trattato.
Il presidente Vladimir Putin, tuttavia, propose in seguito una moratoria sul dispiegamento di missili a medio e corto raggio in Europa e in altre regioni, inviando la sua iniziativa a numerosi paesi europei e asiatici, nonché a diverse organizzazioni internazionali.
Il Ministero della Difesa russo ha osservato che la NATO ha ignorato questa istanza del capo del Cremlino, così come la possibilità di sviluppare misure reciproche per alleviare le preoccupazioni esistenti.
La decisione statunitense sembra dunque dettata soprattutto dall'obiettivo immediato di conseguire un vantaggio tattico sulla Russia a scapito di rischi strategici più ampi, visto che i missili in questione sarebbero stati piazzati in Europa, mentre Mosca non aveva intenzione di posizionare armi a distanze analoghe dagli Stati Uniti. Da non sottovalutare inoltre come il ritiro dal trattato avrebbe permesso a Washington di schierare missili a raggio intermedio contro la Cina, le cui attività per recuperare il ritardo in ambito nucleare non erano da esso vincolate. Circostanza poi di fatto realizzatasi!
Il maggiore Brennan Deveraux, uno stratega dell'esercito americano specializzato in artiglieria e guerra missilistica, aveva evidenziato queste criticità in un suo articolo del 28 gennaio 2022 sul sito web di affari militari War on the Rocks:
“La narrazione occidentale è semplice: i missili balistici tattici a raggio intermedio forniscono agli Stati Uniti e alla NATO nuovi strumenti per confrontarsi con la Russia in ripresa e la Cina in ascesa. Ma questo ragionamento sottovaluta le implicazioni strategiche dell'impiego di tali missili e tralascia una potenziale risposta russa”, scriveva l’esperto, citando in seguito due membri del Consiglio tedesco per le relazioni estere, secondo cui questi missili “potrebbero minacciare le strutture di comando di Mosca e limitare la capacità di azione militare russa”. Mosca aveva dunque molto da guadagnare dal tenere in vita il trattato Inf al fine di garantire la sua sicurezza strategica.
Stoltenberg ha oltrepassato i suoi poteri. Possibile soluzione diplomatica se l’Occidente smette di inviare armi
Lavrov ha poi commentato le ultime dichiarazioni del segretario generale della NATO Jens Stoltenberg sulla necessità di autorizzare l'Ucraina ad attaccare in Russia utilizzando le armi NATO, asserendo che il portavoce dell’Alleanza Atlantica ha "oltrepassato i suoi poteri". Secondo il ministro, queste “questioni vengono discusse all'interno dell'alleanza tra i Paesi membri, e Stoltenberg agisce secondo la loro volontà”. L’iniziativa è stata recentemente sostenuta anche dalla presidente francese Emmanuel Macron, con ulteriori aperture da parte di Canada, Finlandia e Polonia.
Il ministro degli Esteri russo ha continuato riferendo che, teoricamente, è possibile "accelerare" la soluzione politica in Ucraina se l'Occidente smette di fornire armi. "In teoria sì… Ma per fare questo, è necessario che l'Occidente smetta di fornire armi all'Ucraina e che Kiev interrompa le ostilità. Prima ciò accadrà, prima avrà inizio una soluzione politica," ha dichiarato, ribadendo una posizione già espressa in passato da Mosca.
Trasferimento degli F-16 a Kiev: un segnale della NATO in ambito nucleare
Il diplomatico russo ha poi riferito che Mosca considererà la fornitura di aerei da combattimento F-16 all’Ucraina come un segnale deliberato alla NATO in ambito nucleare.
“I caccia F-16 sono stati per lungo tempo i principali mezzi di lancio nell’ambito delle cosiddette missioni nucleari congiunte della NATO. Pertanto, non possiamo fare a meno di considerare la fornitura di questi sistemi al regime di Kiev come una deliberata azione di segnalazione da parte della NATO sulla sfera nucleare stanno cercando di farci capire che in Ucraina gli Stati Uniti e la NATO sono pronti letteralmente a tutto”, ha detto il ministro, osservando che la fornitura di questi velivoli da combattimento non cambierà la situazione sulla linea di contatto in combattimento.
"Questi aerei verranno distrutti, come altri tipi di armi fornite dai paesi della NATO all'Ucraina", ha avvertito Lavrov.
Nel mentre, la Danimarca, per bocca del ministro degli Esteri danese Lars Lekke Rasmussen, ha reso noto che consentirà all'Ucraina di utilizzare aerei da combattimento F-16 per attaccare la Russia.
“Questa non è una posizione nuova, questo è implicito nel trasferimento, ne abbiamo discusso con la commissione per gli affari esteri e il parlamento danese, inizialmente abbiamo chiarito che possibili attacchi contro obiettivi militari sul territorio dell’aggressore fanno parte di un’auto-determinazione difesa”, ha detto prima della riunione dei ministri degli affari esteri dei paesi dell’UE.
Al contempo, il capo del Ministero della Difesa dei Paesi Bassi, Kaisa Ollongren, ha affermato che l'Aja prevede di inviare i primi caccia F-16 alle forze armate ucraine quest'anno. Il ministro degli Esteri belga Hadja Lyabib ha osservato che Bruxelles trasferirà 30 aerei di questo tipo a Kiev entro il 2028, ma i primi caccia dovrebbero arrivare nel 2024.
Foto © Imagoeconomica
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