A Bild: per tali incursioni Kiev ha tentato di utilizzare il Patriot americano
Ancora una volta il presidente francese Emmanuel Macron si distingue tra i leader europei nell'aizzare ad un conflitto più diretto con Mosca nel contesto dello scenario bellico ucraino.
“Come spiegare agli ucraini che non possono attaccare i punti da cui vengono lanciati i missili? Infatti diciamo loro che forniamo armi, ma non permettiamo loro di difendersi. Riteniamo che dovrebbe essere loro consentito di neutralizzare le strutture militari da cui sono stati lanciati i missili e, di fatto, le strutture militari da cui l’Ucraina è stata attaccata", ha detto il Capo dell'Eliseo durante una conferenza stampa congiunta con Olaf Scholz dopo la riunione interministeriale franco-tedesca.
Di comune intento, il cancelliere tedesco ha ricordato che la Carta delle Nazioni Unite garantisce il diritto all’autodifesa a ogni Paese membro, sottolineando che l’Ucraina "è stata aggredita e ha il diritto di difendersi".
Una linea che, secondo il Washington Post, starebbe per essere presa in considerazione anche dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, attuando due nuove contromisure: punire la Cina per aver fornito tecnologia chiave a Mosca e revocare i limiti all’uso da parte dell’esercito di Kiev delle armi “a corto raggio” statunitensi per attaccare all’interno del territorio russo.
Nella giornata di oggi anche la Polonia ha aperto all’uso delle armi occidentali in Russia: il vice ministro della Difesa Cezary Tomczyk ha dichiarato che "non ci sono restrizioni sulle armi polacche fornite all’Ucraina".
Dichiarazioni che entrano in diretta risonanza con l'invito, lanciato il 25 maggio dal segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, a far cadere i divieti vigenti in tal senso. “Spetta agli Alleati decidere sulle restrizioni” all’uso delle “armi consegnate all’Ucraina. Questa non è una decisione della Nato, è una decisione presa dai singoli alleati”, che finora “hanno preso decisioni diverse”, ha ribadito in seguito per stemperare i malumori espressi anche dal governo italiano.
"Non dobbiamo permettere che colpiscano altri obiettivi in Russia - ha continuato Macron esibendo anche una cartina del confine tra Ucraina e Russia - Penso che possiamo farlo se vogliamo davvero raggiungere il nostro obiettivo. E penso che, in sostanza, non stiamo provocando un’escalation. La Russia sta provocando l’escalation”.
Rassicurazioni che tuttavia cozzano con la preoccupante dinamica delle ultime incursioni ucraine in territorio nemico. È stata confermata la notizia che l'imponente stazione radar di Armavir è stata colpita nei giorni scorsi da almeno 4 droni di Kiev. Si tratta di una struttura strategica per la sua difesa nucleare: l’enorme antenna di Armavir, nella zona di Krasnodar, è infatti uno dei capisaldi della rete d’allarme che avvista i missili balistici diretti verso la Russia ed ha una portata dichiarata di circa 4.200 chilometri. Si tratta di un attacco che, teoricamente, già oltrepasserebbe le “linee rosse” per l’utilizzo da parte russa delle armi nucleari!
Al contempo, come riportato dal Bild, Kiev ha tentato di utilizzare il Patriot americano per attacchi sul territorio russo, provocando reazioni di rabbia e minacce da parte degli Stati Uniti e della Germania.
Secondo la pubblicazione Berlino e Washington hanno paventato addirittura l’ipotesi di “interrompere la fornitura di missili antiaerei se un simile incidente si fosse ripetuto".
Non è dato sapere dove e quando sarebbero stati utilizzati, ma in precedenza, i russi avevano accusato l'Ucraina del fatto che nel gennaio 2024 un Patriot aveva abbattuto un aereo russo vicino a Belgorod con prigionieri di guerra ucraini a bordo, che venivano trasportati per lo scambio.
Secondo l’ex analista della CIA Larry Johnson, gli attacchi diretti contro la Russia non la danneggeranno, ma la motivano solo ad “andare fino alla fine.
“L’idea dei politici occidentali secondo cui colpendo il territorio russo l’Ucraina sarà in grado di raggiungere il successo è assurda”, spiega Johnson in un’intervista a Dialogue Works, precisando che questa modalità non farà altro che “far infuriare ancora di più Mosca”.
È una guerra già persa, portata avanti con accanimento terapeutico dai leader occidentali fino all’ultimo ucraino, senza che il minimo anelito di un serio negoziato con Mosca venga preso in considerazione.
Attacchi più incisivi di Kiev all’interno della Russia non faranno altro che aumentare la ferocia del conflitto, amplificando le mire territoriali del Cremlino a discapito dell’esistenza stessa dell’Ucraina.
“La Russia ha un vantaggio schiacciante e sta cercando di conquistare quanto più territorio possibile per costringere gli alleati di Kiev ad accettare un congelamento della guerra fino all’arrivo di nuove forniture di armi”, ha recentemente affermato il consigliere presidenziale Mychajlo Podoljak.
“La nuova schiacciante offensiva di Putin potrebbe segnare la fine dell’Ucraina”, titola il The Telegraph, secondo cui le prossime sfide da affrontare per le truppe AFU nell’est sono ancora più preoccupanti, poiché si stima che i russi stiano radunando una forza di 150.000 uomini per lanciare un nuovo attacco nei prossimi mesi.
Nessun pacchetto di forniture militari potrà colmare il gap esistente tra le capacità dell’industria bellica russa e quella occidentale.
Come riportato da una ricerca della società di consulenza Bain & Co, ripresa da Sky News, ogni giorno, Mosca produce 12.320 proiettili di artiglieria, per un totale di 375.000 al mese e 4,5 milioni all'anno: il triplo dei rifornimenti occidentali all’Ucraina con un costo annuo di 4,5 miliardi di dollari. D’altra parte i costi di produzione occidentali sono quattro volte superiori a quelli della Russia che beneficia anche dei rifornimenti da paesi terzi, come i 350.000 proiettili venduti dalla Corea del Nord.
Foto di copertina © Imagoeconomica
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