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6 settembre 2010
Pubblichiamo, di seguito, uno scambio epistolare tra Giulietto Chiesa e un militante del movimento politico-culturale Alternativa. Un interessante spunto di riflessione sul problema della transizione democratica verso quella che lo stesso
Chiesa definisce "una nuova società umana".



Ti scrivo con riferimento allo Stato dell’arte n° 3 (SdA 3) e avendo come osservatorio una realtà molto limitata: Ferrara,ove sono l'unico iscritto (63 anni,la mia storia la conosci) con cui collabora un simpatizzante,consigliere di circoscrizione, attualmente come indipendente. La modalità che avevo individuato per il proselitismo (l'invio della tua relazione del 17 aprile 2010, accompagnata da un mio invito a parlarne liberamente) è stata un fiasco,nonostante avessi selezionato secondo criteri che mi apparivano opportuni, i destinatari.

Nessuno è entrato nel merito, con motivazioni "difensive" e anche sciocche (appena potrò la leggerò, è molto lunga e complessa, sono molto impegnato, quando farà meno caldo ecc.);  solo un'ex collega -impegnata in un'associazione vicina al cantiere di Vendola - si è mostrata interessata e so che ha diffuso il documento fra i suoi adepti, definendolo molto interessante. Ho cambiato strategia,ma anziché mandare al diavolo i miei interlocutori, ho cercato di analizzare le mie difficoltà ad afferrare il nocciolo (uso la tua azzeccata espressione) di Alternativa e saperlo raccontare.

Ti dirò che, nonostante la mia abitudine a leggere e studiare "cose politiche", ho dovuto più volte tornare sul tuo testo peraltro molto chiaro (mi riferisco al 17 aprile) prima di assimilarne e farne mia la sostanza e ho capito perché "resistevo" al capovolgimento del paradigma che lo ispira, alla sua radicale estraneità al mainstream (anche di sinistra) che ci soverchia, all'enormità dei problemi che solleva.

Altro esempio: ho letto e riletto il tuo "La Grecia e il signoraggio al cubo", articolo bellissimo,scritto con uno stile asciutto ma capace di suscitare indignazione,  mentre metti a nudo i maneggi truffaldini di istituzioni che muovono il mondo. Ma per capire (non semplicemente orecchiare) alcuni passaggi strategici - la privatizzazione delle banche centrali e il loro aiuto agli speculatori tramite prestiti pubblici pagati dalla gente comune - ho dovuto riconoscere la mia enorme ignoranza in materia e risalire all'a,b,c. Lo stesso per approfondire i temi ambientali,la decrescita, il nucleare; insomma senza "voler fare politica a tutto campo", ma semplicemente per spiegare in modo convincente i punti fondativi di Alternativa ed essere capace di evitare trabocchetti tipo "il mercato della green economy" o il partito della decrescita, io matusa di media cultura, mediamente informato, di formazione umanistica, sento l'esigenza di frequentare seminari tematici,  sorta di scuola quadri per poter maneggiare con una certa disinvoltura i fondamentali di Alternativa e poter quindi reclutare nuovi aderenti.

Quanto sopra non giustifica le carenze che hai evidenziato nel tuo SdA3 (ad esempio non sentire il dovere di sostenere anche economicamente Alternativa), ma semmai sottolinea la complessità dei problemi che vediamo e la contraddizione tra la "dittatura dell'ignoranza" (in cui troppi però si adagiano opportunisticamente) e la necessità di pensare a modalità innovative di formazione per fruire in tempi ragionevoli dei quadri preparati al livello di complessità che Alternativa abbisogna.

Ti saluto fraternamente e ti faccio i miei più cari auguri per il tuo compleanno,

Andrea





Caro Andrea,


mi scuserai se pubblico la tua lettera, ma essa contiene, e descrive efficacemente,  molte "questioni pratiche", intendo dire psicologiche, umane, intellettuali, che molti dei nostri militanti, o di coloro che vorremmo divenissero nostri militanti, devono affrontare mentre si accingono all'azione politica. Afferrare il nocciolo non è semplice. Se fosse semplice non saremmo qui a discuterne. Invece dobbiamo sapere che è molto, molto difficile. E non solo perchè a molti, me compreso, mancano le conoscenze necessarie. In realtà c'è un ostacolo psicologico potente da superare: il fatto che, quando si capisce cosa sta succedendo, anche se lo si intuisce appena, appare immediatamente che tutte le coordinate della nostra vita risultato messe in discussione, i nostri equilibri, i nostri piani per il futuro, la nozione stessa di futuro. E di fronte a questo molti (non tutti) si ritraggono, fuggono, rimuovono, cercano alibi, giustificazioni al non fare, al non agire.

Lo vedo anche nelle "riserve mentali" che emergono nelle nostre discussioni; lo vedo nel ricorrente ricorso al termine "catastrofismo", che è un modo indiretto per accettare l'ideologia dominante, che rifiuta ogni ipotesi di cambiamento. Come se fosse "catastrofismo" raccontare quello che sta accadendo. Il che equivale ad accusare di catastrofismo un cronista televisivo che mostra un'eruzione vulcanica. Che è, certo, o può diventarlo, una catastrofe, ma che non può certo essere addebitata a chi la racconta.

Noi di Alternativa vorremmo fare di più: vorremmo aiutare la gente a organizzare una transizione democratica (la meno indolore possibile, sapendo però, purtroppo, che non sarà nè indolore, né felice)  verso una nuova società umana. E questo è un compito immane, che singoli individui possono tentare di prefigurare, ma che non potrà avvenire se milioni di uomini e donne non saranno messi in grado di organizzarsi per farvi fronte.

E qui c'è l'altro caposaldo di Alternativa: sarà difficilissimo anche solo tentare questo progetto se non si terrà come stella polare il concetto che bisogna emancipare la mente dall'intero mainstream informativo che ci circonda. Come tu stesso scrivi, ad ogni istante vengono insinuate idee , varianti salvifiche  ingannevoli, che inducono alla tranquillizzazione delle masse. Tutto fuorchè la verità. E, dunque, noi stessi dobbiamo sapere che gli organizzatori del disastro sono in azione e hanno mezzi potentissimi, insidiosi, onnipresenti, che spesso non si colgono di primo acchito. Anche in questo senso Alternativa non può che forgiarsi attraverso una disciplina mentale completamente diversa da quella in cui siamo stati formati.

Non a caso ho parlato di una scuola di quadri. Lo ripeto in un contesto più ampio, stimolato da una lettera di Serafini, appena ricevuta. Le scimmie al comando hanno costruito le loro scuole di eccellenza, come la London School of Economics, Harvard, Cambridge etc, in cui hanno formato i loro quadri i loro intellettuali. Tutti coloro che hanno contribuito a formare l'ideologia dominante. Adesso che questa ideologia sta mostrando la corda, dovremmo cominciare a pensare a qualche luogo (non solo italiano, s'intende) in cui  formare una nuova elite intellettuale in grado di affrontare la complessità della transizione.

Anche questo è un compito enorme, oltre le nostre forze attuali. Ma su una cosa possiamo essere certi: ciò che oggi è visto da pochi sarà presto visibile a molti. La crisi non potrà essere nascosta. E, quindi, ciò che oggi non è possibile fare, potrebbe presto diventare assai più realistico di quanto noi pensiamo oggi.

Certo, loro hanno strumenti ( il mainstream) per stravolgere i dati, nascondere le responsabilità dirottare il malcontento e il dolore dei molti. Insomma dobbiamo sapere che stiamo cominciando una battaglia durissima, che avverrà senza esclusione di colpi, per la vita e per la morte. Tu hai 63 anni, io ne ho 70. Non so quanto tempo ci resta per combattere, ma so che, non facendolo, saremmo vittime comunqeu. E se non noi, che ce ne andremo prima, lo saranno i nostri figli. Ma non è solo questione dei nostri figli. E' questione di dignità umana.

Cari saluti

Giulietto


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