Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di AMDuemila
"Telefoni in carcere? Un vulnus gravissimo"
Il procuratore capo della Dna audito questo pomeriggio dalla commissione antimafia

"Nel sistema penitenziario bisogna guardare tanti problemi. Il primo è quello delle strutture. È da tempo che evidenzio l'esigenza che le nuove strutture in Sardegna vengano riaperte. Anche in Italia si deve iniziare a pensare a nuove strutture per allocare i detenuti, perché altrimenti il regime speciale del 41-bis non può trovare attuazione". A dirlo, questo pomeriggio, è stato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, intervenuto davanti alla Commissione Antimafia. Il procuratore ha parlato ai vari componenti della commissione e al presidente Nicola Morra dell'annosa questione delle carceri, tornata alla ribalta durante l'emergenza sanitaria. "Creiamo strutture per accogliere i detenuti - ha ribadito De Raho - . Più andiamo avanti e più il numero di coloro che sono in carcere aumenta. Vi sono soggetti che costituiscono un grande pericolo per la società. Sono talmente pericolosi che devono essere isolati. Che senso ha permettere un solo colloquio al mese con i familiari se allo stesso tempo i detenuti speciali possono parlare con gli altri tramite le celle vicine? Tutti sentono quello che qualcuno vuole comunicare". "Tutto ciò che il sistema vuole impedire finisce per essere impedito" ha affermato il procuratore nazionale. "Il regime del 41-bis va applicato con serietà, non è possibile che le cose continuino come stanno andando, bisogna costruire nuove strutture".

"Impensabile che entrino droni e cellulari in carcere"
De Raho nel corso della sua audizione si è soffermato anche sui casi, sempre più frequenti, di ritrovamenti di telefoni cellulari in possesso dei detenuti e quindi alla possibilità che questi possano interloquire con l'esterno. Per il procuratore nazionale antimafia questo rappresenta "un gravissimo vulnus". "In certe carceri arrivano i cellulari e addirittura i droni: non è pensabile che le strutture vengano violate e siano così vulnerabili", ha detto de Raho. "Ci sono detenuti al 41 bis in grado di colloquiare telefonicamente con l'esterno. Per il 41 bis ce ne sono stati solo casi sporadici, uno o due, succede di più nel circuito dell'alta sicurezza ma non deve proprio avvenire. Ed è strano anche che il Gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria che lavora con grande professionalità non riesca a rilevare casi di questo tipo. C'è molto da fare"

Mafia e terrorismo approfittano del malcontento popolare
Il procuratore ha infine parlato di come mafia e terrorismo stiano approfittando della crisi economica post covid per i loro interessi. La mafia per acquisire consensi e il terrorismo per soffiare sul malcontento popolare e soffiare sul fuoco della rivolta in modo da sovvertire l'ordine costituito.
"Il pericolo - ha affermato de Raho - non si nasconde solo nella capacità della criminalità organizzata di infiltrarsi nelle imprese ma anche nella storica attitudine dei clan di sfruttare la povertà per ottenere consenso". "Le istituzioni - ha sottolineato - devono intervenire per evitare che le cosche traggano nuovo potere da situazioni di sofferenza collettiva. Le mafie utilizzano il sistema della solidarietà e della vicinanza per creare proselitismo e consenso sociale nelle fasce deboli della povertà e complicità nel settore imprenditoriale".
L'altro pericolo invece, come detto, oltre alla mafia "sono proprio le formazioni anarchico-insurrezionaliste e quelle estremiste di destra". "Organizzazioni interne, anche terroristiche, formazioni antistatali" volte a "fomentare la protesta nei settori sociali più disagiati".
Quanto ai gruppi di estrazione anarchico e antagonista, secondo il magistrato, "approfittano delle difficoltà sociali e istituzionali dello Stato per stimolare i focolai di rivolta. Nel mondo anarchico c'è del resto un processo insurrezionale che sostiene che alla base della diffusione del coronavirus vi sia il mondo capitalistico, per cui è necessario sostenere e sobillare le manifestazioni di piazza".

Audizione secretata
Numerose sono state le domande che i componenti della commissione hanno rivolto al capo della Dna. Tra queste, a fine audizione, sono arrivate anche quelle di Stefania Ascari (M5S) sull'abuso d'ufficio e il nuovo decreto semplificazioni. Stefania Ascari ha anche chiesto, sulla scorta delle dichiarazioni dello stesso de Raho alla trasmissione "Non è l'arena", il nome del procuratore che de Raho in quell'occasione ha confessato di essersi lamentato dell'intervista del magistrato Nino Di Matteo ad "Atlantide". "Le chiedo in merito al suo intervento in chiusura da Giletti il tempo era ovviamente poco per ribattere ma la questione ha colpito la mia attenzione. Lei - ha detto la deputata Ascari - in questa trasmissione ha espressamente parlato che ci fu un magistrato, partecipante alla riunione coordinata dalla procura nazionale antimafia, che si è lamentato in merito all'intervista del dottor Di Matteo alla trasmissione "Atlantide". Vorrei sapere chi è il magistrato che si è lamentato, oltre al fatto che nulla osta che un procuratore si lamenti, è un suo diritto, alla luce anche di quello che è stato il risultato con l'estromissione di Di Matteo dal pool stragi. Ricordando appunto che aveva un ruolo operativo all'interno del pool e veniva da un periodo in cui alla procura di Palermo gli erano state tolte le indagini di mafia". Quando è giunto il momento della risposta di de Raho a questa e ad altre domande della Ascari, però, il procuratore nazionale antimafia ha chiesto la secretazione.

Foto © Imagoeconomica

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos