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unci sicilia 850PALERMO. Il gruppo siciliano dell'Unci (Unione nazionale cronisti italiani) esprime solidarietà al collega Salvo Palazzolo, cronista del quotidiano La Repubblica, nei cui confronti è stata disposta una perquisizione dalla Procura di Catania. "Ci risiamo - ha detto il vice-presidente nazionale dell'Unci, Leone Zingales - ormai il lavoro di cronista comporta queste difficoltà. La libertà di informare sembra un lontano ricordo in Italia. Chiediamo alle autorità competenti di fare chiarezza in tempi brevissimi. Salvo Palazzolo ha semplicemente svolto il proprio compito: ha trovato una notizia e l'ha pubblicata. Denunciamo ancora una volta la limitazione a cui deve fare fronte giornalmente il diritto-dovere di cronaca nel nostro Paese". Per il presidente dell'Unci Sicilia, Andrea Tuttoilmondo, "il dovere del cronista è quello di cercare le notizie e di pubblicarle affinchè l'opinione pubblica possa in questo modo formare la propria coscienza critica. Salvo Palazzolo, al quale va la vicinanza del Gruppo siciliano, con il suo lavoro incarna esattamente lo spirito di questo giornalismo al servizio della collettività che va difeso e tutelato".


Borsellino: Odg e Assostampa, sconcerto e forte preoccupazione
"Palazzolo 'colpevole' di avere fatto bene il proprio lavoro"
PALERMO. "Sconcerto e forte preoccupazione" sono espressi dall'Ordine dei giornalisti di Sicilia e dell'Assostampa Siciliana per la decisione della Procura di Catania di indagare il giornalista di Repubblica Salvo Palazzolo per rivelazione di notizie. E' stata disposta una perquisizione nella sua casa, durante la quale è stato controllato il suo computer. A Palazzolo è stato anche sequestrato il telefono cellulare. "Non si può trattare un giornalista come un criminale - affermano in una nota congiunta Odg e Assostampa Sicilia - agli occhi dei magistrati di Catania Palazzolo è 'colpevole' di avere fatto bene il proprio lavoro, di essersi occupato con scrupolo e con la serietà che gli è riconosciuta da tutti, della vicenda del depistaggio nelle indagini per la strage di via D'Amelio in cui morirono il giudice Borsellino con i suoi uomini della scorta. Ciò che viene contestato in particolare al cronista di Repubblica - sottolineano Odg e Assostampa Sicilia - è l'avere pubblicato a marzo scorso un articolo con cui informava della chiusura dell'indagine sui poliziotti accusati (tre sono gli indagati) di avere creato ad arte il pentito Scarantino, inducendolo a rendere false dichiarazioni sulla strage che costò la vita al giudice Borsellino. La notizia c'era, il collega, dandola, ha solo fatto il proprio dovere di cronista, cui va riconosciuto, tra l'altro, il diritto alla tutela delle proprie fonti". L'Ordine dei giornalisti di Sicilia e Assostampa, nello "schierarsi al fianco del collega Palazzolo a cui esprimono massima solidarietà, respingono ogni tentativo di condizionare la libertà di stampa e il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente". E ricordano che, conclude la nota nota congiunta, "specie in una vicenda come quella della strage di via D'Amelio non serve alimentare altro clamore e polemiche, ma procedere con rigore verso l'accertamento della verità. E i giornalisti, come Palazzolo, con rigore e professionalità stanno facendo la loro parte e ci auguriamo possano continuare a farlo senza alcun timore".

ANSA

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