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anselmi tina 2di AMDuemila
Si è spenta questa notte, dopo una lunga malattia, Tina Anselmi, aveva 89 anni, prima donna a diventare ministro in Italia e conosciuta per l’alto senso civico e di servizio con cui portò avanti il suo mandato politico ricoprendo anche il ruolo di presidente della Commissione di indagine parlamentare sulla P2.
I famigliari, nel dare l’annuncio della dolorosa perdita, sottolineano il valore di questa donna “che sia ricordata per l'amore per il Paese, il senso alto dello Stato, la passione politica, la lotta per la libertà, la fede profonda”.

La vita
Tina Anselmi è nata il 25 marzo 1927 a Castelfranco Veneto, ed è cresciuta in una famiglia cattolica e antifascista, segnata dalle persecuzioni subite dal padre, militante socialista. È stato proprio l'essere costretta ad assistere all'impiccagione di 31 partigiani che l'ha spinta ad entrare nella Resistenza, con il nome di battaglia “Gabriella”, nella brigata autonoma Cesare Battisti, al comando di Gino Sartor, e poi del Comando regionale veneto del Corpo volontari della libertà.
In seguito ha aderito alla Democrazia cristiana, dal dicembre 1944, e dopo il conflitto si è laureata in lettere all'Università cattolica di Milano, per poi diventare insegnante.
Da sempre vicina al sindacato cattolico, Tina Anselmi si è curata in particolare dei diritti delle operaie tessili e delle maestre. In seguito è stata incaricata dei giovani della Dc, ed a 32 anni è entrata nel consiglio nazionale della Dc nel congresso che nominò Aldo Moro segretario al posto di Fanfani. Nel 1959 è diventata parte del Consiglio nazionale della Dc, con il ruolo di vicedelegata nazionale delle donne democristiane, e dal 1963 è stata negli organi direttivi dell'Unione femminile europea.
È nel 1968 che viene eletta in Parlamento: il mandato di Tina Anselmi viene poi rinnovato per sei legislature, fino all'aprile 1992. Nella sua lunga attività parlamentare è stata membro delle Commissioni Lavoro e previdenza sociale (1968-1979 e 1985-1992), Igiene e sanità pubblica (1979-1985) e Affari sociali (1987). Sottosegretario al Lavoro dal 1974 al 1976 (nel V governo Rumor, nel IV e V governo Moro), è stata la prima donna in Italia alla guida di un dicastero: dal luglio 1976 al marzo 1978 è ministro del Lavoro nel III governo Andreotti - proponendo e portando ad approvazione la legge sulla parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro - e dal marzo 1978 all'agosto 1979 è diventata ministro della Sanità, nei governi Andreotti IV e V - adoperandosi per la riforma che istituisce il Servizio sanitario nazionale.
Nel 1981 viene scelta, d'accordo anche con il Pci, per ricoprire il ruolo di presidente della Commissione di indagine parlamentare sulla P2 di Licio Gelli. Ha preso il suo nome, tra l'altro, la legge per lo scioglimento delle associazioni segrete.
Nel 1989 Tina Anselmi ha presieduto la Commissione nazionale per le pari opportunità, e dal 1997 è divenuta parte della Commissione governativa d'inchiesta sull'operato dei soldati italiani in Somalia. In seguito ha presieduto la Commissione nazionale sulle conseguenze delle leggi razziali per la comunità ebraica italiana, che ha terminato i lavori nel 2001. È stata anche presidente onorario dell'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia.

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