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Il gup del Tribunale di Bari Giovanni Anglana ha condannato alla pena di 30 anni di reclusione il pregiudicato Roberto Boccasile, 35 anni, presunto esecutore materiale dell'omicidio di Vito Romito, il 18enne ritenuto vicino ai rivali del clan Strisciuglio, ucciso nel quartiere San Paolo il 30 novembre 2004. Nei suoi confronti il giudice ha riconosciuto le contestate aggravanti della premeditazione e del metodo mafioso. Il gup, al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato, ha inoltre assolto "per non aver commesso il fatto" il pregiudicato Giorgio Martiradonna, 50 anni, imputato in qualità di mandante, assistito dagli avvocati Nicola Lerario e Carlo Brigida, disponendone l'immediata scarcerazione, anche se resta detenuto per altra causa. Secondo l'accusa, rappresentata in aula dal pm della Dda di Bari Federico Perrone Capano, che aveva chiesto la condanna a 30 anni di reclusione per entrambi gli imputati ritenuti affiliati al clan Capriati di Bari, Romito sarebbe stato ucciso per vendicare l'omicidio, avvenuto pochi giorni prima, il 27 novembre 2004, di Antonio Fanelli, 34 anni. L'inchiesta sul delitto Romito è stata archiviata due volte negli anni scorsi e poi riaperta grazie alle rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia. La vittima fu raggiunta, mentre era all'esterno di un bar nel quartiere San Paolo di Bari, da un commando a bordo di due moto e ucciso con sette colpi di pistola al petto e al collo.

Foto © Imagoeconomica

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