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di AMDuemila
Le Fiamme Gialle di Taranto hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 indagati, di cui 8 finiti in carcere, in conclusione alle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia della Procura di Lecce. Nell’inchiesta risulterebbero coinvolte altre 46 persone. L’ordinanza di oggi è l'epilogo dell'operazione "Tabula Rasa" che ha sgominato un sodalizio criminale di stampo mafioso, operante nella provincia jonica, dedito al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, al contrabbando di tabacchi. Le indagini hanno accertato che due fratelli tarantini, già appartenenti allo storico sodalizio criminale di stampo mafioso "Sacra Corona Unita", hanno proseguito negli ultimi anni l'attività criminale nell'area tarantina unitamente ad altri sodali. Secondo le indagini l’associazione criminale era capeggiata dai due fratelli, grazie all'incontrastata egemonia esercitata nel quartiere Tamburi di Taranto un significativo controllo sulle attività lecite del territorio jonico preservando così l'egemonia dell'associazione mafiosa di origine. Inoltre, gli investigatori hanno accertato, in un caso, che la compagine criminale aveva imposto ad una casa cinematografica - che aveva realizzato le riprese di un film per alcune settimane a Taranto - la guardiania a cura dei propri sodali dei mezzi e delle attrezzature utilizzate. Inoltre, all’associazione sarebbe stato affidato il compito di controllare le aree comunali ove effettuare le riprese, individuare le aree di parcheggio, interloquire con gli abitanti dei condomini interessati dalle esigenze di scena pattuendo i compensi da erogare a titolo di ristoro per evitare contrattempi per la produzione. In un'altra occasione, nel 2018, invece è stato acclarato il procacciamento di voti in occasione delle consultazioni elettorali indette per le elezioni comunali del capoluogo. La forza del gruppo ha trovato evidenza anche nel vedere il capo indiscusso assunto in un'azienda pubblica nonostante i rilevantissimi precedenti penali, ricoprendo, di fatto, mansioni superiori a quelle spettanti in modo da poter ottenere, in soli 10 anni, una progressione dal I al VI livello, assumendo potere anche nei confronti delle società private di cui condizionava le scelte in forza dell'incarico ricoperto, oltre che della riconosciuta pericolosità criminale.

Foto © Imagoeconomica

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