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terra dei fuochi idranteLa Commissione d’inchiesta rimanda la Campania: "Ancora troppe le criticità"
di Antonio Maria Mira
La situazione della gestione dei rifiuti in Campania presenta «profili di seria e grave criticità ancora non risolti». Il fenomeno «che merita particolare attenzione è quello del crimine di impresa in materia ambientale che si è ormai “affrancato” da logiche strettamente camorristiche». In questo senso preoccupa lo smaltimento delle ecoballe che va avanti, ma a rilento.

Così come ci sono «ritardi» su monitoraggi e analisi dei terreni e dell’acqua nella Terra dei fuochi, e mancano ancora «certezze» sui livelli di contaminazione e sulla garanzie per la sicurezza per la salute delle persone e quindi serve precauzione. Mentre sul tema delle acque emergono «disfunzioni e anomalie». Lo afferma la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti nella Relazione sulla Campania che sarà votata il 28 febbraio, proprio in chiusura di legislatura, e le cui linee principali Avvenire può anticipare. Riflessioni che, purtroppo, confermano quanto sta emergendo dall’ultima inchiesta della procura di Napoli, soprattutto sull’intreccio imprese-politica pubblica amministrazione.

Anche senza camorra. «Nell’individuare le “storie giudiziarie” che potessero considerarsi esemplificative di un determinare agire illecito – si legge infatti nell’introduzione della bozza di relazione – , la Commissione ha distinto le ipotesi in cui le indagini hanno visto il coinvolgimento della impresa “camorristica” e gli intrecci tra imprenditoria, politica e criminalità organizzata, da quelle in cui gli imprenditori o i soggetti privati hanno illecitamente agito nel settore senza le complicità o il sostegno della criminalità organizzata».

E qui arriva la frase attualissima. «È infatti un fenomeno che merita particolare attenzione quello del crimine di impresa in materia ambientale che si è ormai “affrancato” da logiche strettamente camorristiche». Una situazione confermata dalle più recenti inchieste della magistratura e che rende ancora più necessario avere dati precisi sulle conseguenze ambientali e sanitarie. Così la Commissione col supporto dei carabinieri ha acquisito tutti i documenti, facendo un lavoro di ricostruzione dei terreni dove sono stati “tombati” i rifiuti. Mentre con la collaborazione dell’Ispra è stato fatto un lavoro sui livelli di contaminazione e sulle garanzie per la salute. Un tema che nel passato ha provocato guerre di dati, soprattutto da parte dei “negazionisti”.

La Commissione non sposa nessuna posizione ma ritiene che il lavoro di monitoraggio e analisi vada completato e che quindi non ci siano ancora certezze. Un approfondimento che la Commissione, a proposito della Terra dei fuochi, ritiene necessario anche per il «fenomeno dell’illecita combustione dei rifiuti e dunque dei roghi: l’analisi del dato statistico e l’attività di monitoraggio compiuta sul territorio – si legge ancora nella bozza di introduzione – ha consentito di verificare la pluralità delle cause che sono all’origine dei roghi e la impossibilità di ricondurre i fatti ad un’unica matrice». Non può mancare un riferimento alle bonifiche che «rivestono ancora profili di estrema problematicità con specifico riferimento all’impiego delle risorse finanziarie stanziate e alle soluzioni prospettate al riguardo dagli enti territoriali».

In questo senso la Commissione ha fatto un approfondimento sui siti dove si trovano più di 5 milioni di ecoballe. Si parla di «gran confusione» sulla situazione dei terreni dove sono stoccate, in particolare sul prezzo che ancora si paga per l’affitto di questi depositi. Una vicenda ancora molto molto complicata. La Commissione riconosce poi che è stato avviata l’attività di progressivo smaltimento ma la quantità rispetto alla montagna di rifiuti presenti è minima, è come svuotare il mare con un cucchiaino. Affermazioni che ovviamente acquistano una notevole importanza alla luce dell’ultima inchiesta della Procura di Napoli che ha tra i suoi capitoli proprio la vicenda delle ecoballe. Sullo sfondo, denuncia la Commissione, il permanere in Campania di ritardi di impiantistica, di filiera. Anche qui si riconosce che la situazione, su cui pesa un ritardo strutturale, sta migliorando ma lentamente e faticosamente, per minimi piccoli passi. Dunque il giudizio sulle scelte regionali è di attesa, perché si vedono ancora dei punti di debolezza.

avvenire.it

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