19 giugno 2013
Roma. Accertata l'ascesa, nelle province di Latina e Napoli e in parte anche in Emilia-Romagna, dei fratelli Dell'Aquila, attraverso rapporti con esponenti di spicco del noto clan, la cui operatività criminale era orientata, oltre che al finanziamento del traffico di sostanze stupefacenti, anche al controllo di attività edilizie, appalti pubblici, forniture pubbliche e commercio all'ingrosso.
I finanzieri del Nucleo polizia tributaria di Roma hanno sequestrato beni mobili ed immobili, tra cui alberghi, ristoranti, concessionari di autoveicoli e oltre 170 immobili, per un valore complessivo di oltre 65 milioni di euro nei confronti del clan camorrista Mallardo tra Lazio, Campania ed Emilia Romagna.
Nel mirino dell'operazione eseguita questa mattina dai finanzieri del comando provinciale di Roma i fratelli Domenico e Giovanni Dell'Aquila, ritenuti appartenenti al noto clan camorrista Mallardo, e a Vittorio Emanuele Dell'Aquila e Salvatore Cicatelli, rispettivamente figlio e fiduciario di Giovanni Dell'Aquila, per conto del quale avevano costituito una cellula economica operante prevalentemente nel territorio del basso Lazio.
Le complesse indagini di polizia economico-finanziaria, coordinate dal procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma Giuseppe Pignatone sono state avviate nel 2012 e hanno consentito di accertare la costante ed inarrestabile ascesa, nelle province di Latina e Napoli e in parte anche in Emilia-Romagna, dei fratelli Dell'Aquila, noti imprenditori campani, attraverso rapporti dai reciproci vantaggi con esponenti di spicco del noto clan di camorra Mallardo. Come dimostrato dalle investigazioni del Gico (Gruppo investigazione criminalita' organizzata) del nucleo di polizia tributaria di Roma, la operativita' criminale del clan e' stata nel tempo orientata, oltre che al finanziamento del traffico di sostanze stupefacenti, prevalentemente al controllo - realizzato con la partecipazione finanziaria o con la riscossione di quote estorsive - delle attivita' economiche di rilievo (attivita' edilizia, appalti pubblici, forniture pubbliche, commercio all'ingrosso).
L'asfissiante e maniacale gestione di ogni singolo aspetto della vita economica ha consentito al clan di potenziare, sistematicamente, la propria forza camorristica, realizzando, cosi', dopo l'iniziale controllo militare del territorio, un sostanziale controllo economico, esteso anche oltre il territorio di stretta competenza criminale. In particolare, le indagini nel tempo svolte dal nucleo di polizia tributaria di Roma hanno consentito di accertare come il clan Mallardo, proprio attraverso il segnalato ''controllo economico'' e attraverso considerevoli reinvestimenti di provviste illecite, non piu' limitandosi al territorio d'origine, abbia - ormai da tempo - esteso la propria sfera d'azione anche in altre regioni dell'Italia centrale e meridionale e in particolare nel Lazio, regione nella quale opera da oltre un lustro.
Le fiamme gialle del Gico di Roma hanno sviluppato circa 100 accertamenti economico-patrimoniali, nei confronti di altrettante persone fisiche e giuridiche, finalizzati all'aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati. Nel dettaglio, i pregiudicati fratelli Dell'Aquila - da qui il nome dell'operazione "bad brothers" - per i quali le indagini penali nel tempo svolte hanno documentato l'indubbia affiliazione al clan Mallardo, grazie all'ausilio dei membri dei loro nuclei familiari nonche' di numerosi 'prestanome', tutti a vario titolo coinvolti in procedimenti penali di camorra, hanno organizzato un'articolata holding imprenditoriale, composta da numerose societa', attraverso le quali hanno effettuato numerosi ed ingenti investimenti commerciali, principalmente nel settore delle costruzioni edilizie, il tutto per conto della predetta organizzazione malavitosa di stampo camorristico. Per tali reati, in data 28 gennaio 2011, i fratelli Dell'Aquila, attualmente ristretti presso la Casa Circondariale di Carinola in provincia di Caserta e Napoli-Secondigliano, sono stati rinviati a giudizio dal tribunale di Napoli, unitamente ai loro sodali, per diversi capi di imputazione, tra cui anche l'associazione di stampo mafioso.
"Siamo fiduciosi che prossimamente daremo altre notizie di sequestri", ha affermato il procuratore Pignatone. "Le norme italiane", spiega, "in materia di sequestro sono le piu' efficaci nell'Unione europea ed e' la linea di azione seguita dalla procura". "Aggredire i patrimoni illecitamente accumulati dalle 'mafie' - affermano le fiamme gialle - significa fargli perdere prestigio all'interno del proprio ambiente delinquenziale, privandole del fondamentale strumento di condizionamento delle realta' socio economiche, tradizionalmente occupate e soffocate dall'indisturbata presenza delle loro risorse e del loro controllo".
Adnkronos