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vesuvius c267f6458f3e32a361767a324a9fcf8725 novembre 2012
Napoli. Niente droga, niente feste, niente bella vita, niente visite a madre e sorelle. Ma latitanza e una compagna. Salvatore Paduano, 22 anni compiuto lo scorso 26 ottobre, reggente del clan Gionta, boss a poco piu' di 20 anni, il padre in carcere all'ergastolo da quando aveva 5 mesi, e' stato educato per essere boss. E come tutti gli elementi di vertice, doveva conoscere la latitanza, sapersi muovere beffando le forze dell'ordine e continuando a controllare il territorio. Paduano e' stato catturato dai carabinieri ieri, dopo tre anni di ricerche, ad Angri, nel salernitano, a casa di un incensurato custode di mezzi pesanti, di fronte al cimitero. Un'abitazione, dicono gli investigatori, da cui non si era allontanato mai nei 15 giorni in cui ci sono stati appostamenti e nella quale abitava da almeno un mese e mezzo. Il 'padrone di casa', incensurato, era lautamente pagato per ospitare il latitante. Paduano, figlio di una sorella di Gemma Donnarumma, moglie del capo Valentino Gionta detenuto al 41 bis con ergastoli da scontare, e' la terza generazione di una storica famiglia di camorra del vesuviano, e ha preso le redini del clan nel 2010, quando e' stato arrestato Umberto Onda, designato in precedenza reggente, dato che anche i figli di Valentino sono al 41 bis con ergastolo. E' l'unico boss di quella zona preso fuori dal suo territorio ed era gia' sfuggito due volte agli investigatori. La prima volta, in una indagine durata tre anni e con tecniche tradizionali, era stato intercettato un 'pizzino' destinato alla fidanzata F.P., sorella di un altro elemento di vertice del clan detenuto, con i suoi spostamenti nei dieci giorni successivi; i militari dell'Arma si presentarono a un appuntamento alle 4 del mattino, ma trovarono solo la ragazza vestita e truccata di tutto punto. La seconda volta, perquisirono l'abitazione di una coppia a Trecase poi arrestata per usura, e trovarono un letto disfatto. La sua latitanza Paduano l'ha trascorsa anche fuori regione, muovendosi spesso. Nei suoi confronti, pende ancora un processo presso il tribunale dei Minori per la sua partecipazione all'omicidio di un affiliato al clan che aveva commesso uno sgarro, e che venne convocato dal boss e poi inseguito e ucciso dai sicari. Per quell'agguato gia' 11 persone sono state condannate con rito abbreviato.

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